In Sardegna crisi di sistema. La politica debole che non decide [di Maria Francesca Chiappe]

Palazzo13

L’Unione Sarda 6 maggio 2016. L’opinione. Non può essere una questione di imbarazzo. Il gelo del Consiglio regionale per il giuramento di un consigliere appena scarcerato non può essere la cifra di una politica che in questo modo si rivela debolissima. Una classe dirigente autorevole non avrebbe neanche bisogno di discutere perché in nome del rispetto delle Istituzioni l’indagato si farebbe da parte.

Invece no: l’accusato non si ritira, il partito non fa nulla, il Consiglio si imbarazza e tutti aspettano la sentenza. Eppure non si tratta di una disputa tra garantisti e giustizialisti bensì di una politica che arretra a favore della magistratura, delegando ai giudici la selezione dei suoi dirigenti e, di fatto, sfuggendo alle sue responsabilità.

Anche la scelta del segretario regionale Pd si inserisce in questo quadro: davanti all’accusa di evasione fiscale avrebbe dovuto fare subito un passo indietro per non coinvolgere il suo partito e l’istituzione che rappresenta. Perché la politica che decide di non decidere in realtà sceglie di non scegliere la sua classe dirigente.

Inevitabilmente quella selezione la faranno i giudici, rafforzando sempre più il loro potere a scapito degli altri due. E quando l’equilibrio democratico si rompe aumenta il rischio di distorsioni, come l’arresto sopra le righe del sindaco di Lodi.

Bisogna invece cominciare con l’ammettere che in Sardegna esiste una crisi di sistema svelata dalle inchieste sugli appalti che coinvolgono amministratori locali, professionisti, imprenditori, politici di prima linea, incluso il vice presidente dell’Assemblea regionale che ha diviso la cella con l’ex sindaco di Buddusò neo consigliere regionale.

Intanto in un altro carcere il vice sindaco di Villagrande studia come difendersi dall’accusa di rapina. Sullo sfondo ci sono gli attentati ai sindaci, persone oneste che resistono alle pressioni e disoneste che con le pallottole pagano il prezzo della corruzione. Il quadro è allarmante. Ed è forse tempo di chiedersi se lo sviluppo debba essere affidato a lavori pubblici senza controllo e, forse, di considerare le zone interne periferie urbane degradate dov’è ormai sbarcata anche la ferocia del femminicidio.

Alla faccia dei codici non scritti.

 

2 Comments

  1. Pingback: La Sardegna che vogliamo ricostruire ha bisogno di una classe dirigente di sardi onesti e capaci | Aladin Pensiero

  2. Pingback: La Sardegna che vogliamo ricostruire ha bisogno di una classe dirigente di sardi onesti e capaci | Aladin Pensiero

Lascia un commento