I Musei salveranno il nostro futuro [di Maria Antonietta Mongiu]

Cuore

L’Unione Sarda 01/06/2016. La città in pillole.  Si riprendano in mano progetti come la Fabbrica delle creatività e il Betile. Viviamo un momento speciale perché chiamati a decidere del nostro futuro. Che altro sono le amministrative se non un’insostituibile pratica di cittadinanza? Interroghiamoci se tutto l’alfabeto dell’urbano abbia dimora nei programmi.

Una parola antica quanto contemporanea è risuonata poco: museo. Una città, nel III sec. av. C., Alessandria,  dedicò uno spazio, museo, a divinità che tutelavano arti e scienze e che nel confronto inventava il domani. Quel luogo, mezzo millennio dopo,  con un femminicidio che tolse la parola a Ipazia, scienziata e filosofa, fu eliminato dalla geografia.

Nel 2004 l’ICOM (International Council Of Museums), fondato nel 1948 perché  con i musei si tutelassero i beni culturali, sancì che: “Il museo é un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto.”

Lo stesso anno l’Italia col Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, all’art. 101,  decretò che il museo è “struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio“.

Cagliari futura può rigenerarsi con i musei? Può con questi fare innovazione sociale, unire centro e periferie, creare vero lavoro? Sì. Basta mettere nelle condizioni di essere pienamente fruite, con museografie adeguate,  le testimonianze del genio umano che conserva. Si riprendano inoltre i progetti, già pagati, delle grandi macchine museali e culturali, sorprendentemente accantonati, da Betile alla Fabbrica delle creatività. Non si abbia paura di volare alto.

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