“Non andare, non andare, è brutto!” [di Umberto Cocco]

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«A quei tempi emigravano tutti in questo Belgio, Belgio, Belgio. Dicevano che si guadagnava molto e allora ho provato anche io. Poi andando noi nelle stazioni incontravamo i treni, noi andando e un altro treno ritornando e ci gridavano alla frontiera: Non andare, non andare, è brutto!».

E’ un brano del racconto di un minatore di Sorradile oggi ultranovantenne, Pasquale Zaru, emigrato in Belgio a 26 anni nel 1951 con altre centinaia della zona del Barigadu ingaggiati dalle parrocchie e dagli uffici di collocamento dopo l’accordo fra il governo De Gasperi e quello belga di cui ricorrono in questi mesi i 70 anni e che ha portato nel Borinage, nei bacini di Mons, Charleroi, 230 mila italiani fra chi è rimasto e chi è tornato.

L’intervista è stata raccolta da Simone Cireddu e Barbara Pinna insieme a un’altra ventina nei mesi scorsi, e verranno man mano proiettate nel corso delle iniziative organizzate dall’associazione Paesaggio Gramscicon il contributo dell’Unione dei Comuni del Barigadu, del Comune di Austis, della Fondazione di Sardegna, e la collaborazione del FAI Sardegna, di SardegnaSoprattutto, l’Associazione Nino Carrus, da domani con la prima a Nughedu Santa Vittoria sino a ottobre quando il filmato andrà in Belgio, a Boussu nel Borinage.

Zero  interesse la Regione. Nonostante la dimensione del fenomeno migratorio, l’entità della colonia sarda in Belgio ancora oggi, le conseguenze da allora patite da queste zone interne marginali ormai irrimediabilmente spopolate e che sarebbero interessanti depositi di memoria a saperle sollecitare.

E nonostante in Belgio le manifestazioni per ricordare il 70°  siano cominciate con la proiezione in prima mondiale della versione restaurata di un film capolavoro del neorealismo vallone (Già vola il fiore magro, di Paul Meyer) che ha per protagonista una famiglia sarda, di Ula Tirso, per comparse altre decine di giovani minatori sardi, le loro mogli, i figli piccoli ripresi nei giochi insieme ai greci, ai polacchi. Non per nulla un ex minatore di Samugheo (da dove partirono in 200 per il Belgio, dove moltissimi sono rimasti) racconta che con altri ex emigrati si sono fatti sintonizzare la tv sui canali della televisione belga, e lì vedono le manifestazioni che ricordano quella data.

Racconta Simone Cireddu, a proposito delle interviste: «All’inizio diffidenza. Chi siete, cosa fate, perché siete venuti, cosa volete fare, cosa devo dire se non ho niente da dire? E due ore dopo: quando tornate, grazie a voi, è importante quello che state facendo è importante, grazie, quando tornate? E una volta: vi dobbiamo pagare qualcosa?»

«Ci aprono le case e ci accolgono – continua il regista – e ogni volta è diverso. Quando andiamo via ci sembra sempre che lì dentro sia successo qualcosa, sono trascorsi decenni in un’ora, e noi andiamo via sempre stanchi e i minatori pieni di energia che vorrebbero parlare ancora per ore».

Domani 25 luglio nel pomeriggio a Nughedu Santa Vittoria è in programma un trailer del filmato, che nella sua interezza si potrà vedere a Samugheo e Busachi il 20 agosto e il 2 settembre, nel corso delle mostre con la videoinstallazione. Sono in programma il 17 agosto a Ula Tirso la proiezione del film di Meyer mai prima visto nel paese, e un dibattito con l’inviato del Corriere della Sera Paolo Di Stefano, autore nel 2011 di La catastròfa (Sellerio) sulla tragedia di Marcinelle di cui ricorre quest’anno il 60° anniversario.

Poi una rassegna di film sull’emigrazione in Belgio, che comincia a Neoneli il 29 luglio in piazza con Marina, la storia di Rocco Granata autore e cantante dell’omonima canzone, emigrato anche lui come l’ancora popolarissimo Salvatore Adamo che ha scritto la colonna sonora di un altro film, Mineurs, in programma a Bidonì il 7 settembre nel novenario di Santa Maria di Ossolo.

Infine i dibattiti: a Samugheo il 20 agosto sulla memoria culturale, i musei che raccontano le nostre storie di vita e del lavoro (con il direttore el museo di Asuni, Sandro Sarai, Paolo Piquereddu del direttivo Icom Italia, il sindaco Antonello Demelas); il 21 agosto ad Ardauli nel novenario di San Quirico il ricordo di una delle figure più interessanti dell’emigrazione in Belgio, Chiccinu Ibba, che andò via clandestinamente in Francia e poi in Belgio appena eletto sindaco nell’immediato dopoguerra, sardista cattolico e un po’ comunista, aprendo la strada ad altri 90 compaesani, e tornando poi in Sardegna dove è stato il sindacalista che alla Uil e alla Cgil ha continuato a seguire gli ex minatori e le loro famiglie: raccontò tutto in un diario premiato dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano.

Il convegno conclusivo è in calendario a Zuri il 23 settembre, con la storica belga Anne Morelli, la ex parlamentare europea Giovanna Corda (figlia di un minatore di Illorai emigrato in Belgio), lo storico dell’Età moderna Adriano Prosperi, Carla Cantone già segretaria Cgil e oggi del sindacato europeo delle persone anziane, Maria Antonietta Mongiu del Fai Sardegna e Martino Contu che presenterà in quella occasione la ricerca in corso da qualche mese nei paesi del Barigadu e del Mandrolisai sugli archivi comunali confrontati con gli elenchi degli emigrati ancora residenti in Belgio.

 

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