Apprestamenti difensivi nella Cagliari moderna e contemporanea [di Franco Masala]

porta stampace

Pubblichiamo l’intervento tenuto al Convegno organizzato dal FAI Sardegna Venerdì 17 Febbraio Cagliari . Palazzo De La Vallée Via Torino 21, Cagliari Il paesaggio, la bellezza, l’ambiente aiutano il cuore. Il cuore li salva [NdR].

Sono ormai centocinquanta anni dacché Cagliari fu cancellata dall’elenco delle piazzeforti militari insieme con altre città italiane (R. Decreto n.° 3467, 31 dicembre 1866) ma, a confronto con la sua storia plurimillenaria, questo periodo è stato breve nel trasformare quella che era una città prevalentemente militare in un luogo che, partendo dalle servitù delle fortificazioni, ha riutilizzato queste risorse, anche se non sempre in modo felice.

Basta osservare – dall’alto o su una pianta – il quartiere della Marina per individuare nei viali alberati che la circondano l’antico tracciato delle mura, cominciate a cadere con la demolizione avviata dagli anni Settanta del XIX secolo. Non è un caso che proprio questo quartiere rivelasse nella prima metà dell’Ottocento una presenza capillare di strutture comprendenti caserme, ospedali, depositi, magazzini, situati sia lungo le mura sia entro il tessuto urbano, grazie anche alla disponibilità dei privati ad affittare i loro immobili.

Vero è che, intanto, era giunto il momento decisivo della riappropriazione cittadina dei luoghi militari, messi in evidenza da un chiaro interesse verso il decoro urbano nella sistemazione della Porta dell’Arsenale e di Porta Cristina, realizzate nel 1825 su disegno di Carlo Boyl di Putifigari, preludio alla trasformazione della “via di Buon Cammino” in passeggiata per usi civili.

La più celebre veduta di Cagliari, realizzata da Sigismondo Arquer e pubblicata a Basilea nel 1550, attesta precocemente  lo spirito “militare” della città secondo un aspetto che, pur mutato, Edouard Delessert avrebbe immortalato tre secoli dopo nelle prime fotografie conosciute della città. Scrittore, pittore e fotografo, nel 1854 Delessert riprese gli apprestamenti difensivi di Cagliari in immagini, ancor più preziose, oggi, in quanto non esiste documentazione fotografica dello smantellamento delle mura.

Tra queste fotografie è quindi interessante in modo particolare quella riproducente la “Porta Stampace” di ingresso alla Via Manno, accanto alle bancarelle provvisorie del mercato a poca distanza dai ruderi del Bastione di S. Francesco, prima demolizione di un manufatto militare, avvenuta già nel 1844 e recentemente riaffiorata con i lavori dell’imbocco del Largo Carlo Felice.

Nelle città dell’Ottocento le mura figuravano ormai come un ingombro e un impedimento alla loro espansione tanto che a partire da questa demolizione, Gaetano Cima, “Architetto in primo di Città”, progettò, nello stesso 1854 delle fotografie di Delessert, un mercato monumentale – problema cittadino annoso – poi non realizzato, e che oggi appare soprattutto come un errore urbanistico scongiurato, posto com’era nella discesa del Largo non ancora sistemato, che avrebbe precluso la comunicazione tra le parti di ciò che oggi è il centro storico.

I tempi erano maturi per una revisione delle presenze militari in città che il decreto di dismissione del 1866 accentuò fino a giungere al passaggio delle fortificazioni dal Demanio all’amministrazione comunale con la vendita perfezionata nel 1876. Da allora la demolizione progressiva delle porte e delle fortificazioni del fronte a mare aprì la strada allo sviluppo e all’espansione dell’abitato con la netta rivincita della città civile verso l’insediamento militare.

Nell’impossibilità di seguire passo dopo passo tutti gli interventi sull’impianto difensivo dopo la cancellazione della piazzaforte, valga il richiamo ad alcuni aspetti emblematici che comprendono la distruzione della Porta e della cortina del Molo per fare spazio a una Via Roma fatta, inizialmente, di casette povere e basse in attesa della quadruplice fila di alberi che tra le due guerre mondiali caratterizzerà l’importante arteria, facendola diventare la passeggiata cittadina per eccellenza, progressivamente completata con la palazzata che dal Palazzo Vivanet guida a fine Ottocento l’allineamento dei portici, comprendendo il Palazzo Muncipale (prima pietra posta il 14 aprile 1899) e il Palazzo del Consiglio regionale (1988).

Così il Bastione del Monserrato, nel Viale Regina Margherita, è ormai l’unico frammento superstite delle mura della Marina, peraltro già convertito ad uso civile con lo Stabilimento balneare Cerruti (1869) e l’albergo La Scala di ferro (1877), purtroppo sostituiti da uno sciagurato interevento di “restauro” privato di qualche decennio fa nonostante il vincolo apposto in precedenza dal MIBACT.

Sicuramente, però, l’intervento più clamoroso è la trasformazione dei Bastioni dello Sperone, della Zecca e di S. Caterina nel “Bastione” per antonomasia dei Cagliaritani (1899-1904), rapidamente divenuto il belvedere più ambito della città grazie alla sua scalinata scenografica e all’immensa Terrazza Umberto I (con la speranza che sia riaperto finalmente in tempi brevissimi alla fruizione di tutti).

Il Novecento non è meno prodigo di interventi negli apprestamenti difensivi di un  tempo poiché gli anni Trenta conoscono la resezione dei vertici dei rivellini sotto il lato orientale del Castello per regolare il traffico lungo il Viale Regina Elena, ancora oggi percepibile facilmente per la pezzatura irregolare delle pietre di rivestimento, decisamente più “nuove” del resto (oggi interessate anche dall’ingresso al parcheggio sotterraneo).

Nell’ottica del “piccone risanatore” di fascistica memoria risale al 1936 la “liberazione” del Baluardo dello Sperone dalle povere case addossate ad una parete muraria, ormai divenuta “lavagna” di writers scostumati.

Sono di ieri le sistemazioni del “giardino sotto le mura” sul luogo dell’antico vivaio comunale con una bella passeggiata, punteggiata dall’intervento scultoreo di Pinuccio Sciola, e – questa volta in negativo – della palestra e dei complessi sportivi sotto il Bastione del Viceré, invasivi dal punto di vista percettivo e dell’ingombro volumetrico.

Con la segreta speranza che il progettato scempio del parcheggio dentro il Bastione di Santa Croce dorma sonni profondi e definitivi nel mare magnum dei lavori pubblici cagliaritani.

* Porta Stampace (Edouard Delessert, 1854)

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