La città non è solo un affare [di Mauro Baioni – Ilaria Boniburini – Edoardo Salzano

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Eddyburg.it 7/03/2017 Non è più disponibile in libreria il libro di Mauro Baioni, Ilaria Boniburini e Edoardo Salzano, edito da Æmilia Univerisity Press, 2012. Ne riportiamo di seguito la premessa.

Premessa.  Al cuore della questione. Questo libro trae origine dalle ultime due edizioni della Scuola di eddyburg – la scuola estiva di pianificazione organizzata dal gruppo di persone che collabora al sito eddyburg.it – dedicate al rapporto tra economia e urbanistica. Nelle cinque precedenti sessioni già ci eravamo confrontati con gli effetti che l’appropriazione privata della rendita e una concezione dello sviluppo piegata all’interesse economico producono sul consumo di suolo (2005), sul paesaggio (2006), sulla città pubblica (2007), sulla vivibilità (2008), sullo spazio pubblico (2009). Nella sesta e nella settima, tenute a Napoli e Riccione nel 2010 e nel 2011, abbiamo deciso di andare al cuore della questione.

Ci siamo quindi interrogati sui meccanismi che determinano la formazione della rendita urbana, sulle conseguenze della sua appropriazione privata e sugli strumenti capaci di ridurne gli effetti negativi. Un problema cruciale dell’urbanistica moderna da quando essa è nata, e cioè dalla rivoluzione liberale e dall’affermazione del sistema capitalistico-borghese, che da sempre costituisce il cruccio di chi intende operare in funzione dell’interesse generale, e che ha assunto nella società neoliberista connotazioni del tutto particolari.

Abbiamo proseguito la nostra analisi critica mettendo in luce l’inadeguatezza del paradigma dello sviluppo, così questo è stato deformato nella società contemporanea, schiacciandosi sull’unica dimensione di un’economia finalizzata alla produzione di merci e di denaro e perdendo progressivamente ogni orientamento al miglioramento delle condizioni esistenziali degli uomini e all’accrescimento delle loro capacità di conoscere e agire nel mondo.

Nel libro non riportiamo i contributi pervenuti dalle persone che hanno partecipato alle due edizioni della scuola di eddyburg, autandoci con i loro saperi ad affrontare le questioni da una pluralità di punti di vista: Robertorto Camagni, Fabrizio Bottini, Maria Cristina Gibelli, Lorenzo Bellicini, Georg Frisch, Paolo Berdini, Righini, Mancini, Anna Marson, Ugo Mattei, Giovanna Ricoveri, Nicola Dall’Olio, Bevilacqua, Gioseppe Boatti, Francesca Blanc, Serena Righini, Lorenzo Venturini, Vezzosi, Vezio De Lucia, Giovanni Caudo, Chiara Sebastiani.

Le vogliamo pubblicamente ringraziare, assieme a tutte le persone (più di ottanta) che hanno frequentato le due edizioni della scuola e che, per brevità, non possiamo elencare. Abbiamo pensato invece di ritornare sulle nostre riflessioni introduttive e conclusive, per restituire i pensieri in modo più meditato e compiuto.

La struttura del libro. Il libro è articolato in due parti, così come duplice è la finalità della scuola. Fin dalla sua prima ideazione, ci siamo resi conto che era possibile e necessario: da un lato proporre non una mera e compiaciuta descrizione del mondo e dei suoi cambiamenti, ma piuttosto un’analisi critica espressione di un punto di vista motivatamente orientato, rifuggendo ogni atteggiamento pseudo-neutrale; dall’altro proporre una decisa azione di contrasto alle tendenze dominanti, fondata sulla riaffermazione dell’insieme di valori, concetti e strumenti che, a nostro avviso, concorrono a sostanziare la pianificazione territoriale e urbanistica.

Per rendere più ricche e solide le argomentazioni, abbiamo fatto della scuola un luogo di ascolto e di confronto con un ampio gruppo di persone, diventate amici e frequentatori duraturi: storici ed esperti delle discipline umanistiche e delle scienze sociali (economisti, sociologi, antropologi, letterati), esperti delle discipline scientifiche (geologi, agronomi, ingegneri ambientali) animatori e aderenti di associazioni e movimenti, funzionari della pubblica amministrazione, politici e amministratori fuori dal coro.

Ma soprattutto, abbiamo dedicato uno spazio e un’attenzione specifica, nelle prime giornate della scuola, alle “parole della città”, per comprendere la loro ambiguità, per disvelare l’appropriazione e l’uso distorto dei termini da parte dell’ideologia dominante, le potenzialità di un diverso impiego a fini della rinascita di un pensiero critico e della costruzione di prospettive alternative. I due contributi introduttivi, curati da Ilaria Boniburini e da Edoardo Salzano e dedicati allo sviluppo e alla rendita, assolvono a questa funzione.

La rendita (che è l’argomento del saggio di Salzano), e un elemento decisivo negli usi e nelle trasformazioni della città e del territorio. Tutta la storia dell’urbanistica lo testimonia. Ma essa è comprensibile solo nell’ambito del discorso e elle pratiche dell’economia. In particolare il ruolo che la rendita assume oggi  nella vita del territorio e dei suoi abitanti  e in gran parte determinato dalla concezione dell’economia propria dell’ideologia dominante e dalle pratiche che ne conseguono. Poiché oggi il paradigma egemonico è quello dello “sviluppo” è da questa parola (che è il tema sviluppato nel saggio di Boniburini) che abbiamo voluto partire.

Durante la scuola abbiamo riservato uno spazio specifico all’osservazione critica delle vicende urbanistiche, evidenziando: lo snaturamento, determinato dall’assunzione di una punto di vista prettamente mercantilistico nella definizione delle scelte; la degenerazione prodotta dalle iniziative del governo centrale e di molte amministrazioni regionali, nel loro complesso convergenti verso lo smembramento e smantellamento del ruolo e degli strumenti pianificazione territoriale e urbanistica; l’esistenza di un vero e proprio lato oscuro delle trasformazioni della città e del territorio, sottaciuto o sottovalutato da una parte non trascurabile degli urbanisti, dedicando le giornate centrali all’illustrazione di “casi” finalizzata a capire perché e sotto quali aspetti ‘i conti non tornano’, valutando e comparando tra loro non tanto modelli astratti, quanto piuttosto le opzioni in gioco e gli esiti delle trasformazioni.

Con questo spirito, attraverso il contributo di Mauro Baioni che chiude la prima parte del libro, vogliamo offrire una prima riflessione complessiva, necessariamente parziale e tentativa, su quanto è accaduto nel territorio italiano durante l’ultimo quindicennio. Un periodo egemonizzato dal liberismo, deformato dalla parabola di Berlusconi, e caratterizzato da un ciclo immobiliare di straordinaria lunghezza e intensità che possiamo ritenere, a ragion veduta, concluso, sebbene il futuro appaia quanto mai incerto e carico di problemi.

Ed è proprio rivolta al futuro la seconda parte del libro, frutto di una riflessione comune, frutto della riflessione comune dei tre autori. Possiamo considerarla come una cerniera tra quanto abbiamo appreso nelle sette edizioni della scuola e quanto ci apprestiamo a fare nel prossimo futuro.

I caratteri del conflitto del quale il territorio è oggetto sono molto chiari e possono essere riassunti nella seguente antitesi: città dei cittadini o città della rendita? Alcune precisazioni lessicali: per città intendiamo l’habitat dell’uomo, il quale comprende sia la tradizionale “città” (o territorio urbano) che la tradizionale “campagna” (territorio rurale). E quando parliamo di cittadini ci riferiamo sia a quelli attuali, sia a quelli potenziali, con particolare attenzione a due categorie di soggetti privi dei diritti di cittadinanza: i migranti e i posteri.

Nel nostro scritto, sosteniamo la tesi che le vertenze in atto e l’azione dei movimenti che si oppongono al trionfo della “città della rendita” diano origine ad una nuova domanda di pianificazione. Una domanda che ha certo numerosi ostacoli al suo pieno dispiegarsi, ma che costituisce il principale elemento positivo cui possono fare affidamento quanti non vogliono ridursi alla protesta e alla mera lamentazione per le condizioni attuali. In altre parole, per uscire durevolmente dalla crisi occorre adoperarsi per affermare un nuovo paradigma, che – per quanto riguarda il nostro specifico campo – si sostanzia attorno al “diritto alla città” e alla visione della “città come bene comune”.

Abbiamo voluto concludere questo ragionamento richiamando una serie di buone pratiche che, per quanto minoritarie e precarie, costituiscono un ventaglio d’iniziative possibili, più ampio di quanto solitamente si ritiene. Essendo in anticipo sui tempi e lontane dal sentire comune degli amministratori e di gran parte della cultura urbanistica, tali iniziative hanno scontato grandi difficoltà, senza poter fruttare appieno e, soprattutto, senza diffondersi e tradursi in pratiche ordinarie. Sarebbe un errore esiziale condannarle all’oblio per questo motivo, così come riteniamo profondamente sbagliato abdicare ai principi e ai valori in nome di un pragmatismo senza prospettiva: al contrario, le une e gli altri sono semi preziosi che possono rivelarsi più resistenti alle avverse condizioni in cui ci troveremo negli anni a venire.

Indice

Premessa

1 – L’ ideologia della crescita, l’inganno dello sviluppo, di Ilaria Boniburini

2– Rendita. Capirla per contrastala, di Edoardo Salzano

3 – Città e territorio in Italia: gli effetti di un ventennio senza regole, di Mauro Baioni

4 – Nuove domande di e alla pianificazione, di Edoardo Salzano, Mauro Baioni, Ilaria Boniburini

5 – Luoghi da cui ripartire di Mauro Baioni

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