Cagliari: l’accoglienza ai turisti fatta con le barriere [di Luca Guala e di Francesco Sechi]

via roma

Alcuni anni fa, la città di Cagliari ha rimosso uno dei suoi attraversamenti pedonali più frequentati, quello del Largo Carlo Felice, di fronte a via Sardegna. I pedoni avrebbero dovuto utilizzare esclusivamente quello regolamentato da semaforo più in basso, favorendo così la “fluidificazione” del traffico veicolare. Fortunatamente l’intervento è durato poche settimane e, con una appropriata retromarcia si restituì al Largo Carlo Felice un elemento di privilegio per la pedonalità.

Di recente hanno fatto un analogo intervento a qualche decina di metri di distanza: approfittando del cantiere aperto per il rifacimento della corsia preferenziale degli autobus e conseguente riorganizzazione dell’incrocio tra via Roma e il Largo Carlo Felice, è stato rimosso l’attraversamento pedonale semaforizzato sulla via Roma di fronte alla Rinascente, che è stato sostituito da uno, non regolamentato da semaforo, una cinquantina di metri a monte. In tal modo si è potuto ottimizzare il ciclo semaforico a favore del traffico automobilistico.

Nell’ottica di fluidificare il traffico motorizzato, anche se a discapito della mobilità pedonale, questo intervento ha indubbiamente funzionato, e il traffico ne ha effettivamente giovato, quindi l’intervento sarebbe da considerare un successo. Ma gli effetti di questa politica sono ben evidenti nella difficoltà di relazione tra il fronte del mare e la via Roma ove poche decine di metri di distanza tra un fronte e l’altro sono interdetti da un importante traffico motorizzato che corre lungo questa strada, tanto che quasi si fa prima a percorrere a piedi la via Roma dal Largo Carlo Felice a piazza Amendola che non a raggiungere il mare.

Ogni giorno ormai arrivano in porto navi da crociera. Sarà la bellezza della città, il fatto che le navi possono attraccare a distanza pedonale dal centro cittadino, o sarà invece la crisi politica ed economica che affligge il Nord Africa, fatto sta che ormai sono tante le navi da crociera che scelgono Cagliari come tappa dei loro giri nel Mediterraneo, e ognuna sbarca migliaia di turisti avidi di conoscere quella che dal mare gli è apparsa come una bella cittadina mediterranea, piena di incanti da scoprire.

Come sempre, molti crocieristi si sono mossi a piedi, in gruppo, per visitare Cagliari, seguendo la banchina del porto, attraversando il varco nella barriera che lo separa dal Lungomare New York 11 settembre (quello che tutti chiamiamo “via Roma lato porto”) e puntando dritti al largo Carlo Felice, per poi sparpagliarsi nel centro storico. Chi scatterà foto, chi si godrà un aperitivo alla Marina, chi farà shopping, chi pranzerà, ad orari in cui noi mediterranei abbiamo da poco fatto colazione, chi salirà a Castello e si godrà il panorama con la bocca spalancata dalla meraviglia.

Ma, appena sbarcati, ben presto si accorgono che l’approdo in via Roma è ben lungi dall’essere completato e l’intuito che li ha portati a seguire quello che sembrava essere il percorso più breve e diretto per raggiungere la città, ovvero l’incrocio semaforizzato di fronte al largo Carlo Felice, era in realtà un miraggio.

Il semaforo c’è ma l’attraversamento pedonale no: dritti non si può andare. Non conoscendo la città, i crocieristi si guardano un po’ a destra e a sinistra, ma la distanza a cui riescono a percepire e decifrare l’ambiente circostante non supera i 50 metri, e quindi il passaggio pedonale semaforizzato, distante oltre 100 m passa completamente inosservato, e nessuna indicazione li assiste.

Smarriti, e vedendo di fronte a loro a poca distanza quella che percepiscono come la porta della città, decidono di affrontare il pericolo approfittando di una tregua nel flusso di auto per attraversare dritti davanti a sé, forti della “massa critica” costituita da una ventina di compagni di viaggio armati di cartina, macchina fotografica e sorriso stampato sul volto.

Ma gli ostacoli non sono finiti: superate facilmente (ancora una volta illegalmente) le corsie riservate ai mezzi pubblici e l’area di sosta fra i due filari di alberi, che una volta era una zona pedonale, la città sembra ormai a portata di mano ma anche qui, un altro intenso flusso di automobili si frappone fra loro e la via Roma, quella vera, con i portici e i negozi, e niente attraversamento pedonale. Certo, ce n’è uno (senza semaforo) lontano soli quarantacinque metri, ma chi lo vede? Gli sguardi sono ormai puntati sui portici, sulla salita del Largo Carlo Felice, sulle bellezze che la città rivelerà se solo riusciranno ad attraversare la strada. Quindi decidono ancora una volta di attraversare dritti davanti a loro.

Ma stavolta il Comune di Cagliari non si fa trovare impreparato: ha chiuso l’accesso allo scomparso attraversamento pedonale, compreso lo scivolo per disabili, con diversi giri di nastro a strisce diagonali bianche e rosse, su cui campeggia autoritaria, in grandi lettere nere, la scritta “POLIZIA MUNICIPALE” a riprova della serietà della misura.

Non gli resta che dirigersi verso la non proprio accogliente piazza Matteotti, separata da un attraversamento lungo cinquanta metri a cui ne segue un altro più breve e poi ancora un altro più lungo e tre cicli semaforici da smaltire per raggiungere il punto che avevano visto dieci metri di fronte a loro.

Di fronte a questa pacifica (e remunerativa) invasione di crocieristi, i negozi e i bar della Marina e del centro storico si sono rifatti la vetrina. La città ha tolto gli attraversamenti. I commercianti fanno a gara per chi attrae più turisti. La città gli presenta il nastro bianco e rosso di traverso perché all’accoglienza turistica preferisce “fluidificare il traffico”, con buona pace di tutti i discorsi sulla sostenibilità turistica e ambientale.

Ma è davvero questo l’obiettivo perseguito dall’amministrazione cittadina con riferimento alla mobilità urbana? Si parla tanto di mobilità sostenibile, di ridurre le auto, di far viaggiare più persone col trasporto collettivo, ma poi la preoccupazione principale sembra essere sempre, soprattutto quella di facilitare l’accesso delle automobili al centro della città. La diffusione delle rotatorie non è che l’esempio più palese di questo “scollamento” fra intenzioni e azioni.

Il problema più grande non è tanto il traffico, ma il fatto che ancora oggi il traffico sia affrontato come un problema da risolvere a qualunque costo. Cosa importa se si costringono i pedoni (anche se sono turisti in visita ad una città che si dice turistica) a compiere una deviazione che gli costa tre minuti in più? Sono solo dei pedoni: l’importante è che chi guida un’automobile non debba spendere in coda gli stessi tre minuti. Frasi come “gli attraversamenti pedonali ostacolano il traffico” o “le piste ciclabili rubano spazio alla sosta” le abbiamo sentite fin troppo spesso: sono la chiara dimostrazione che esiste una discriminazione fra i modi di trasporto e che qualcuno, per qualche motivo, viene sempre favorito.

Enrique Penalosa, urbanista e innovatore, due volte sindaco di Bogotà, ha sostenuto che lo spazio pubblico è la cosa più preziosa di una città, e che chiunque dovrebbe poterne usufruire equamente. Una persona merita rispetto in quanto è una persona, e non a seconda di quale mezzo sceglie per muoversi, o del suo titolo di studio, o di quanto guadagna. Sarebbe ora di cominciare a mettere in pratica questi insegnamenti anche qui a Cagliari.

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