Rigoletto all’aria aperta [di Franco Masala]

arena

Arturo Toscanini sosteneva che “All’aperto si può giocare solo a bocce”, negando quindi la possibilità di allestire un’opera en plein air. E nonostante il successo popolare di luoghi come l’Arena di Verona o, a suo tempo, l’Anfiteatro Romano di Cagliari, è inevitabile che molto della esecuzione musicale si perda in luoghi che non siano al chiuso.

Fatte le debite premesse, esaminiamo lo spazio della Forte Arena di Santa Margherita di Pula che gioca sull’ampiezza e la profondità del palcoscenico (rispettivamente 32 e 26 m) davanti a una platea sterminata, capace di 5000 posti, e contenuta da due terrapieni ad andamento obliquo, sovrastati da filari di palme illuminate da lampadine un po’ kitsch ma comunque d’effetto.

Il risultato è la possibilità di un allestimento scenico che, giocando anche su una struttura girevole, consente rapidi cambiamenti di scena a vista.

Nel Rigoletto inaugurale, in effetti, la corte ducale di Mantova viene ricreata con chiari riferimenti al Manierismo attraverso il ninfeo che ricorda il Palazzo Te con le sue finte concrezioni e l’esuberante apparato decorativo. Al contrario la pietra a bugnato domina la casa di Rigoletto e la taverna malfamata di Sparafucile, forse troppo illuminata per rendere credibile la sostituzione finale di persona. Tanto più che ormai una spettacolare luna piena era sorta a sovrastare la scena in modo estremamente suggestivo.

Per forza di cose in luoghi come l’Arena l’acustica non è ottimale e chiede ausilio a microfoni e apparati HiFi. Il giudizio sull’esecuzione musicale è dunque inevitabilmente condizionato da un suono parzialmente artificiale. Rimangono però il garbo delle voci di Barbara Bargnesi e di Antonio Gandìa nei ruoli di Gilda e del Duca e la capacità vocale di Martina Serra (Maddalena) meno felice sul piano attoriale con un gesticolare delle braccia monotono e ripetitivo.

Non sempre a fuoco le voci più scure di Cristian Saitta e di Gocha Abduladze (Sparafucile e Monterone). Onore al merito per Leo Nucci, ormai alla cinquecentesima e passa personificazione del gobbo verdiano e carico di non pochi anni. Il registro centrale è gestito al meglio ma a scapito di note acute e di mezze voci che pure sarebbero legittime nel dolente personaggio. Il pubblico lo ama e, senza batter ciglio, Nucci ripete la “Vendetta” come ormai fa da molte rappresentazioni a questa parte.

Donato Renzetti dirige con navigato mestiere mentre la regia di Joseph Franconi Lee muove masse e protagonisti con efficacia sulle belle scene e i ricchi costumi di Alessandro Ciammarughi. Dimenticabile la coreografia del primo atto, inficiata anche da un abbigliamento non esattamente consono ai movimenti di danza.

Il successo è palese ma, non essendoci neppure il fascino del luogo antico, sarà meglio tornare al teatro chiuso, richiamandoci a Toscanini. Un ballo in maschera ci attende, sperando che molti di coloro che sentivano per la prima volta un’opera vogliano tornare con condizioni ben più attendibili.

Rigoletto melodramma in tre atti

libretto Francesco Maria Piave, dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo

musica Giuseppe Verdi

Forte Arena – Santa Margherita di Pula

sabato 10 giugno sabato 17 giugno sabato 24 giugno ore 21.30

 

One Comment

  1. luciana masala

    completamente condivisibile, nonostante la mia scarsa preparazione musicale comunque aiutata dall’atmosfera respirata, sin dall’infanzia, nella mia famiglia

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