La disputa poco urbana sull’urbanistica [di Salvatore Multinu]

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C’è della schizofrenia nell’atteggiamento della Giunta regionale nei confronti di chi dissente dalle sue scelte, compiute (Legge sulla manutenzione urbanistica) o in itinere (DDL legge urbanistica): le polemiche con il sottosegretario Ilaria Borletti, con il Soprintendente Fausto Martino, ma – direi – con chiunque abbia l’ardire di sottolineare aspetti poco chiari o poco edificanti (anche se, in realtà, troppo edificanti) degli articolati di legge in discussione. Da un lato ci si lamenta degli interventi (quando avversi), dall’altro della difficoltà di dialogo.

Ora, poiché si tratta, nel complesso, di persone di riconosciuta cultura e spessore politico, è lecito chiedersi da cosa derivi questo inopportuno atteggiamento, questa continua lamentela da lesa maestà rivolta ad alti funzionari e politici, che imputa ai primi una indebita invasione di campo (come se la politica non fosse spazio di agibilità comune), e ai secondi il mancato sostegno (quando non l’inaffidabilità e il tradimento) che si deve a chi milita dalla stessa parte.

Forse, sta proprio qui il punto: nella stessa parte. Disturbano meno, infatti, le dichiarazioni o le critiche che provengono dagli antagonisti politici rispetto a quelle provenienti da chi questo governo regionale ha votato e sostenuto ma nel quale – ormai da tempo – non si riconosce più: per le scelte compiute e per quelle non compiute, sempre assunte senza un confronto democratico con la parte più sensibile e leale dei propri sostenitori, ricercando, al più, l’adesione incondizionata dopo, piuttosto che il confronto aperto prima.

Ma invece di chiedersi come mai autorevoli intellettuali ed esperti della materia assumano un atteggiamento critico – per quanto rispettoso e, anzi, proprio perché rispettoso e ricco di argomentazioni – su alcune decisioni, si preferisce chiudersi a riccio nel proprio fortino, accusare di incomprensione, quando non di malafede, qualunque dissenso.

Ecco allora che le Autonomie locali vengono tacciate di localismo (rete ospedaliera), gli urbanisti di pregiudizi e preconcetti, gli intellettuali di ideologismo con venature di leninismo (!). È l’agitarsi di chi sente mancare il terreno sotto i piedi, percepisce di affondare nelle sabbie mobili della perdita di credibilità e reagisce nel modo opposto a quello che sarebbe necessario, aggravando e precipitando la situazione poiché accelera lo sprofondare. E invece sarebbe necessario afferrare le funi della critica costruttiva che vengono lanciate in aiuto, affidarsi al confronto aperto che di pregiudiziale non ha proprio niente e si basa sull’esame degli scripta, anche quando scritti male.

È vero, questo significherebbe assumere un atteggiamento autocritico rispetto al recente passato, riconoscere imprudenze e prepotenze, mettersi in discussione; e non se ne vede l’intenzione. Perciò l’esito mi pare, purtroppo, infausto (e no, il soprintendente stavolta non c’entra).

 

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