Dai non luoghi ai non progetti, il futuro non progettato [di Francesco Sechi]

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Confesso di non aver avuto il coraggio di andare in via Roma durante la kermesse di questi giorni. Temevo di vedere ciò che poi ho visto nelle immagini trasmesse dai vari social media: una replica delle giornate di inaugurazione di una, oramai stranota anche a Cagliari, azienda di vendita di arredi low-cost localizzata nella ex SS 131.

A differenza di ciò che è accaduto all’inaugurazione della “stranota azienda”, la 3 giorni di via Roma non inaugurava nulla, era essa stessa il fine, la motivazione per andare in via Roma, conclusione degna del “non progetto urbanistico”, del “non progetto economico”, del “non progetto trasportistico”. Dopo i “non luoghi” ora ci sono i “non progetti”.

Purtroppo, dietro il paravento della mobilità sostenibile si stanno riversando molte delle azioni che stanno dando visibilità all’operato della politica, paravento che, se da un lato mal sta celando l’ignoranza sul tema di cosa sia in realtà la sostenibilità, ben sta celando la reale politica della Città Metropolitana fortemente orientata allo sviluppo della mobilità privata e di cui nessuno parla.

Ripetutamente si sente dire che il traffico delle autovetture private è generato da comportamenti “viziati” dei cittadini e non come conseguenza di uno sviluppo urbanistico (non causato dai cittadini) attorno ad una fitta rete di assi viari (non realizzata dai cittadini) che ha dato l’occasione di andare a vivere lontano in insediamenti a bassa densità (le villette) difficilmente servibili dal trasporto pubblico, vero concorrente dell’autovettura privata.

Questa politica è ancora in atto e ben attiva. A cosa servirebbe, se non per questo, la realizzazione della nuova SS 195, la prossima riqualificazione degli svincoli della SS 130, il potenziamento della SS 554 in fase di appalto, la nuova SS 125, che vanno a completare il potente sistema viario di accesso alla città metropolitana di cui il doppio asse a 4 corsie costituito dalla SS 131 e dalla sua ex ha determinato il sorgere di un polo commerciale di proporzioni eccezionali?

A cosa servirebbero, se non per lo sviluppo della mobilità in auto, le opere viarie di connessione tra la SS 554 e la via Peretti di prossima realizzazione, o l’aver smantellato il sistema di preferenziamento semaforico degli autobus in favore delle rotatorie?

A cosa servirebbe la realizzazione di 3 nuove rampe nello svincolo di via Cadello e via dei Valenzani che, guarda caso, hanno “del tutto casualmente” rivitalizzato il vicino cantiere residenziale caduto in letargo per mancanza di accessibilità in auto? A cosa serve utilizzare i soldi dell’extra-compensazione CTM (denominati in maniera del tutto impropria “utili”) per sostenere il costo di nuove linee o aumentare le frequenze quando mi si consente di utilizzarli per fare altro?

La politica che ha portato la Città Metropolitana ad essere dipendente dall’uso dell’auto è ancora fortemente in atto, unitamente a sviluppi incontrollati di insediamenti residenziali a bassa densità nelle periferie, ieri il boom era Sestu oggi è Uta con oltre il 3% di crescita annua della popolazione. Tutti gli interventi che oggi passano per essere l’applicazione di politiche di mobilità sostenibile altro non sono che cure “omeopatiche” di grande effetto mediatico per la politica ma di nulla efficacia nella direzione della sostenibilità, perché sovrastati da politiche a favore delle auto e dall’assenza di pianificazione urbanistica.

Sono invece politiche che rischiano di spostare in maniera inconsapevole e non pianificata, destinazioni di spostamenti e quindi flussi economici, da alcune zone della città ad altre, da quelle a minore accessibilità in auto a quelle a maggior e crescente accessibilità in auto richiamando, nelle prime, nuove domande che, non a torto, lo storico Paolo Fadda paventa essere quelle di “non cagliaritani”.

Allora, qui non si tratta di arrendersi e abbandonare la visione di una città sostenibile anche e soprattutto nel campo della mobilità, si tratta di prendere coscienza che il problema è molto complesso, che va affrontato in modo interdisciplinare e con politiche coerenti tra di loro che evitino alla città di essere travolta da effetti non desiderati. Il futuro va progettato.

*Ingegnere trasportista

One Comment

  1. Michele

    Totalmente d’accordo. Complimenti.

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