Il silenzio degli indecenti sulla Catalogna [di Nicolò Migheli]

National-Art-Museum-Of-Catalonia

In Catalogna stanno succedendo fatti che portano a chiedersi se la democrazia spagnola stia attraversando una crisi che annuncia febbri alte per tutto il continente europeo. La reazione del governo e del potere madrileno ha del portentoso. Ogni mezzo è buono per impedire che il 1° di Ottobre si tenga il referendum che dovrebbe sancire l’indipendenza catalana. Settecento cinquanta sindaci che hanno dato disponibilità allo svolgimento della consultazione elettorale vengono chiamati in Tribunale ed avvertiti formalmente che sono passibili di arresto se non collaboreranno con le autorità governative.

Le varie polizie sono impegnate in perquisizioni di tipografie alla ricerca delle schede elettorali, del materiale propagandistico. Gruppi di cittadini che manifestano pacificamente vengono intimiditi. I siti dedicati al referendum chiusi, le tv e le radio avvertite che non possono ospitare dibattiti e pubblicità elettorale. I sondaggi dicono che l’80% dei catalani vorrebbero votare, dicono anche che se l’afflusso alle urne supera il 50% è possibile che il Sì vinca. Ed ogni ora che passa i favorevoli, grazie all’atteggiamento aggressivo delle autorità di Madrid, aumentano.

Intanto si moltiplicano gli appelli di associazioni, gruppi e personalità dell’Europa affinché si possa votare. Giornali come El Pais scrivono che oggi la Catalogna è senza governo e senza parlamento, visto che i lavori sono sospesi e i deputati di maggioranza, indipendentisti, sono in campagna elettorale. Posizione, che tra le righe, invoca l’applicazione dell’articolo della Costituzione che prevede in situazioni di grave crisi istituzionale l’avocazione dei poteri della Generalitat da parte del governo. Da ieri tutte le spese dell’istituzione catalana sono sotto il controllo di Madrid, così come le carte di credito dei maggiori esponenti politici.

In Catalogna si scontrano due legittimità, una che deriva dalla Costituzione spagnola e l’altra dalla legge di desconexió, un atto di transizione giuridica fondante della repubblica, votata dal parlamento catalano. Notizie che è possibile trovare seguendo la stampa spagnola, quella catalana e quella internazionale. In Italia vige il silenzio. Non ne parlano i giornali, non ne parlano le televisioni. La scusa immagino, se di scusa si tratta, è che la politica internazionale non interessi nessuno.

Il che non è neanche vero, perché su altri paesi e su altri temi abbiamo informazioni quotidiane sui giornali ed in tv. Non è vero perché basta andare alla presentazione di un libro che tratti di politica estera per trovare un pubblico attento e competente. Perché allora tutto questo silenzio sulla Catalogna? Se da una parte è comprensibile il silenzio del governo: la Spagna è un paese amico più che alleato; in Europa e nella Nato con l’Italia si hanno agende comuni e non ci immischia negli affari interni altrui, ma gli organi d’informazione? Eppure basterebbe raccontare i fatti nudi e crudi, avere anche una posizione filo Madrid, invece nulla di nulla.

L’unica risposta possibile è che il processo catalano faccia paura, molto di più di quello che portò al referendum scozzese. Impaurisce perché questa volta sono in gioco l’equilibrio ritrovato dell’Unione Europa, la possibilità che una Catalogna indipendente inneschi un meccanismo centrifugo che potrebbe portare nel tempo alla scomparsa formale degli stati nazione ottocenteschi. Se una prospettiva simile la si legge qui, è pensabile che sia nei pensieri di direttori e redazioni.

Questa volta la classe dirigente europea ed italiana è disposta a sopportare arresti per ragioni politiche di personalità e di cittadini dentro un paese dell’Unione. Una prospettiva estrema ma che si fa ogni giorno più possibile se il 1° di Ottobre i catalani dovessero partecipare numerosi alla consultazione; e il giorno seguente la Generalitat, o meglio il governo provvisorio, dovessero dichiarare formalmente al nascita della Repubblica Catalana.

Nel frattempo, persone come me, continuano a chiedersi perché pagare un canone televisivo o spendere ogni mattina 1,50€ per un giornale che di tutto tratta, fuorché le notizie che ti interessano.

Lascia un commento