Il “salva-abusivi” fermato da due ministri [di Mauro Favale]

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la Repubblica, 3 ottobre 2017. C’è voluto l’intervento discreto ma deciso di due ministri, Graziano Delrio e Dario Franceschini, per indirizzare su un binario morto il ddl Falanga che regola (per alcuni in maniera poco incisiva) le demolizioni degli edifici abusivi.

A un passo dall’approvazione, i due esponenti del governo, titolari di Infrastrutture e Beni culturali, hanno raccolto il grido d’allarme delle associazioni ambientaliste che, da Legambiente al Wwf, segnalano da tempo le storture di un provvedimento che, di fatto, mira a sanare quello che è stato definito “abusivismo di necessità”.

Così, nel giro di tre giorni, è cambiata la linea del Pd che finora aveva votato e sostenuto il disegno di legge che porta il nome dell’onorevole Ciro Falanga, deputato ex Forza Italia, passato poi al gruppo Ala di Denis Verdini. Oggi, nella conferenza dei capigruppo convocata a Montecitorio, i Dem proporranno una modifica al calendario dei lavori della Camera, scambiando la discussione del ddl Falanga con quella sull’Agenzia del farmaco o sul ddl sulla cannabis terapeutica (come propone Sinistra Italiana).

Un rinvio sine die che in pratica affossa una legge criticata ancor di più dopo il terremoto di agosto a Ischia e dopo le polemiche estive sull’abusivismo in Sicilia. Alla fine il Pd resta diviso: da una parte il fronte più sensibile alle tematiche ambientaliste, rappresentato da Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente alla Camera, che l’altro ieri ha esplicitato il cambio di passo: «Dubito che il ddl Falanga andrà al voto così com’è».

Dall’altro uno schieramento composito, formato per lo più da parlamentari eletti in Sicilia, Calabria e Campania, regioni dove, dati Istat alla mano, i manufatti abusivi superano largamente il 50% del patrimonio edilizio.

A far pendere la bilancia verso i contrari alla norma (attesa dalla quarta lettura alla Camera) l’intervento di Delrio e Franceschini, contrari al ddl che, sostiene il leader dei Verdi Angelo Bonelli, «premia sia chi ha messo su ville abusive sia chi è intenzionato a costruirle adesso, andando in più a imbrigliare il lavoro delle procure». A preoccupare è il comma 6bis del primo articolo secondo il quale, nella lista di priorità delle demolizioni, va data precedenza agli immobili «in corso di costruzione o comunque non ultimati alla data della sentenza di primo grado».

Ma, sottolinea ancora Bonelli (che stamattina, in segno di protesta, costruirà una casetta abusiva davanti alla Camera), «conoscendo i tempi dei tribunali per una condanna, è una furbata».

Schierati contro il ddl Falanga ci sono anche i 5 Stelle che lo considerano «una legge dannosa che distrugge il Paese». Di «ecomostro » parla Pippo Civati, segretario di Possibile, con Sinistra Italiana che invece giudica la norma «una sanatoria mascherata». Difficile che prevalga la posizione di chi in queste ore cerca di evidenziare i miglioramenti al testo intervenuti nelle varie letture tra Camera e Senato.

Tra loro c’è proprio il deputato che dà il nome alla legge: «In Campania — afferma Falanga — ci sono un milione di persone interessate alla norma. Il Pd dovrebbe ricordare che se c’è un clima di collaborazione, la collaborazione è su tutto. Ricordo che c’è in discussione una legge elettorale che nasce dall’intesa tra Forza Italia e Pd. Lo dicessero a Fi che non approvano la mia legge».

 

 

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