A cosa serve la continuità territoriale? [di Francesco Annunziata]

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A che serve la continuità territoriale? A dare a tutti i cittadini italiani, ovunque risiedano le stesse opportunità quando si debbano spostare per ragioni che attengono il loro lavorare, studiare, curarsi la salute: vivere in definitiva!

Qualche esempio. Da lustri parliamo di sistema integrato ed intermodale. Il suo significato è che tutte le infrastrutture di trasporto devono essere pensate, progettate, gestite a sistema. Cosa vuol dire ? Che  un aeroporto deve essere collegato con la stazione ferroviaria, meglio ancora che la stazione ferroviaria  sia nelle immediate vicinanze dell’aeroporto e/o velocemente collegata.

Oggi da Roma/Fiumicino partono treni ad alta velocità che collegano l’aeroporto con Firenze, Bologna, Padova e Venezia; da Milano Linate invece non c’è ancora la metro per andare alle cinque stazioni ferroviarie della Città e Milano/Malpensa è collegata solo con la Stazione Nord (la stazione dei pendolari) e non anche con la Stazione Centrale e le altre stazioni. Pare chiaro il tipo di intervento da realizzare.

Pensando alla Sardegna, l’aeroporto di Alghero deve essere collegato direttamente a Sassari (lo stesso discorso vale per Olbia) da una linea metro e la strada a carreggiate separate (S.S. n° 291) deve andare prioritariamente all’aeroporto: questo significa sistema integrato ed intermodale!

Per noi, Italiani residenti in Sardegna, continuità territoriale significa capire  che per i collegamenti nazionali l’aereo è il nostro treno ad alta velocità. Dobbiamo avere la possibilità di andare e tornare in giornata verso ogni località che veda la presenza di un aeroporto e verso la quale esista una non trascurabile richiesta di collegamento.

Significa studiare le coincidenze tra i differenti voli, significa poter fare affidamento su linee ferroviarie ad alta velocità, che partano da stazioni ben collegate con l’aeroporto di prima destinazione. Continuità territoriale non significa solo avere tariffe basse; non ha senso puntare tutto sulle tariffe se poi devo partire il giorno prima perchè i collegamenti non mi consentono di essere a destinazione quando mi serve.

I nostri connazionali hanno autostrade e ferrovie adeguate per spostarsi sul territorio nazionale, noi dobbiamo avere servizi aerei interconnessi, al loro interno e con quelli ferroviari, che ci mettano nelle stesse condizioni!

Altro esempio, non capita di frequente ma talvolta nelle prime ore della giornata, quando partono i voli più significativi, che non si riesca a partire per “nebbia”: dobbiamo avere gli stessi impianti dei quali sono dotati altri aeroporti che consentano il decollo e l’atterraggio anche nelle stesse condizioni critiche: ripeto, altri hanno altre alternative, noi abbiamo solo l’aereo.

Naturalmente qualche accademico obietterà che il costo non si giustifica, ma queste condizioni per noi significano aggravamento delle condizioni di insularità, di perifericità e di marginalità. Lo Stato centrale ed il Governo regionale devono agire perchè le condizioni di marginalità non perdurino e non si aggravino.

Da ultimo, sistema integrato ed intermodale significa che gli aeroporti devono essere raccordati ai territori di gravitazione intervenendo sulle reti viarie: migliori collegamenti verso i corridoi regionali e migliori collegamenti verso gli aeroporti, intervenendo sulle infrastrutture viarie, stradali e ferroviarie. Significa trasformare tutte le strade in strade a carreggiate separate?  No, significa realizzare interventi di manutenzione straordinaria e di adeguamento che diano il suddetto risultato.

Naturalmente qualche esperto di economia dirà che siamo pochi e che l’intervento non si giustifica, che per esempio i flussi turistici non sono sufficienti, etc., etc. Vorrei ripetere una volta ancora che la Sardegna deve essere governata nell’interesse dei suoi cittadini; se questo sarà, anche le attività turistiche ne trarranno vantaggio. Vorrei tanto che le nostre Città ed i nostri Paesi siano visti come luoghi ove sia piacevole e conveniente vivere tutto l’anno e non solo nei mesi “turistici”.

E’ avversione ai turisti ? No, è mettere al centro dell’attenzione di chi ci governa il residente, nel rispetto dei suoi diritti e delle sue esigenze. Forse ragionare sugli interventi necessari, così da realizzare alcuni degli obiettivi che ho esemplificato, contrasterà questo perdurante fenomeno di spostamento della popolazione dalle aree interne alla decina di città sarde.

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