La crisi catalana ha contribuito a nascondere dieci morti strane [di Nicolò Migheli]

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La crisi catalana è solo la punta visibile dell’iceberg di una profonda crisi istituzionale e politica della Spagna. È dal 2008 che l’impianto costituzionale spagnolo fatto di Comunità autonome subisce scossoni. La crisi economica  ha solo aggravato uno stato di disagio che affonda nella storia.

Da una parte la richiesta di maggior autonomia, dall’altra la stretta centralistica di Madrid. Il patto sancito nel 1978 con una costituzione che ha garantito la transizione democratica non regge più. Non è solo la Catalogna a contestare quell’impianto, ma anche molte altre regioni. Non a caso esponenti del Partido Popular minacciano l’applicazione dell’articolo 155 ogni qualvolta le Comunità assumono posizioni che sono loro sgradite. Il sogno della destra spagnola è quello di ritornare ad un Paese organizzato per provincie per poterlo controllare meglio.

Gli avvenimenti catalani hanno contribuito a nascondere gli effetti che lo scandalo Gürtell sta provocando. La rete Gürtell si è dimostrata essere negli anni un sistema di raccolta di fondi neri di dimensione miliardaria che poi sono stati destinati al PP e ai suoi esponenti. Il processo che si sta celebrando vede imputati Rodrigo Rato, ex ministro dell’economia del governo Aznar poi presidente dell’FMI da cui si dimise per motivi mai chiariti, e l’ex tesoriere del PP Bárcenas. Il giudice di quel processo: de la Mata, ha definito il PP una associazione a delinquere. In quelle carte come beneficiari dei finanziamenti sono comparsi i nomi di Mariano Rajoy e Maria Dolores de Cospedal attuale ministra della difesa.

Niente di nuovo si potrebbe dire in Italia, dopo avere vissuto al stagione di Mani Pulite e le ricorrenti inchieste sul malaffare di certi politici. A differenza dell’inchiesta milanese che vide solo tre morti e tutte per suicidio, il caso Gürtell è circondato da dieci decessi strani di persone legate all’affaire:

Miguel Blesa, ex presidente della CaJa Madrid dal  1996 al 2009, il quale si suicida nella sua finca andalusa mentre si preparava ad uscire per una battuta di caccia.

Juan Pérez Mora. Racconta di essere un ex magistrato dell’Audiència Nacional, amico del giudice Baltasar Garzón. Non era vero, però cerca di convincere il regista del sistema Gürtell Francisco Correa, millantando rapporti con il tribunale, che tutto fosse sotto controllo. Forse si trattava di un poliziotto infiltrato, quando arrestano Correa lui si suicida prima di essere stato ascoltato dai giudici.

Francisco Yáñez, amico di Bárcenas. Gestore dei conti svizzeri dell’ex tesoriere del PP, a sua volta ex dipendente del partito. Deceduto

María del Mar Rodríguez. Moglie del senatore popolare Tomás Burgos Beteta, imputata nel processo Gürtell per subornazione, riciclaggio, falso in atto pubblico, distrazione di fondi pubblici, muore in un hotel di Bilbao, si saprà in seguito che la causa del decesso è il suicidio.

José Martínez Núñez. Imprenditore, la sua Teconsa è implicata nelle tangenti della rete Gürtell. Muore nelle Canarie dopo lunga malattia. La causa verrà archiviata dal Tribunale.

Antonio Pedreira. Magistrato inquirente, eredita la causa Gürtel da Baltasar Garzón, dopo tre giorni dal suo incarico muore per ictus. Aveva dichiarato ad un suo collega che investigando sui traffici di Bárcenas, lo stato poteva crollare.

Isidoro Cuberos. Esce di casa in moto, tre giorni dopo gli elicotteri della Guardia Civil lo trovano morto in un dirupo di Màlaga . Assessore, era stato imputato per aver ricevuto 53.000€ per facilitare l’impresa di Correa in un bando della municipalità di Xerès.

Francisco Sánchez Arranz. Ex consigliere di amministrazione dell’Iberia, viene chiamato come testimone nel caso dei fondi neri ma era già morto.

Leopoldo Gómez. Conosciuto come l’ingegnere, imputato in un caso di corruzione in un comune amministrato dal PP, morto anche lui.

Rita Barberá, ex sindaca di Valencia, senatrice del PP, morta per infarto in un hotel di Madrid. Anche lei imputata nel caso dei fondi neri. Muore dopo essere stata sentita in tribunale.

A queste morti in questi giorni se n’è aggiunta un’altra non legata al caso Gürtell però strana nel medesimo tempo. Miguel Maza, il procuratore di stato che aveva chiesto ed ottenuto l’arresto dei politici catalani, muore per infezione renale in un ospedale di Buenos Aires dove si trovava per un congresso dell’associazione dei Pubblici Ministeri Ibero-americani che avrebbe dovuto nominarlo suo presidente.

L’ambasciatore spagnolo in Argentina dichiara che essendo Maza deceduto in ospedale l’autopsia non è necessaria. Quando i catalani vennero arrestati l’editorialista di La Vanguardia Eric Juliana in un fondo si chiese a chi rispondesse il procuratore Maza. Agli osservatori più avvertiti, quegli arresti apparivano come un colpo trasversale alla politica di Rajoy. In parte così è stato, la stampa internazionale e molti politici europei dissero che in Spagna ritornavano i prigionieri politici.

A differenza dell’Audiència Nacional, il Tribunale Supremo non ha arrestato la presidente del Parlament catalano Carme Forcadell e gli altri imputati. La scelta che Rajoy avrebbe preferito per i membri della Generalitat e che invece sia Maza che la giudicessa Lamela hanno ignorato. Ora il parlamento spagnolo dovrà nominare un altro Procuratore di Stato.

Lì si vedrà se la nomina -che è bene ribadire- è politica, andrà incontro ad un desiderio di riappacificazione con i catalani o si continuerà con le misure giudiziarie. In ogni caso il PP sembrerebbe alla fine della sua parabola politica ma il movimento erede: i Ciudadanos, è ancor più duro verso le autonomie in generale e i catalani in particolare. Non si prospettano tempi sereni per la Spagna e di conseguenza per tutta l’Europa.

*I nomi e le biografie dei politici, imprenditori e magistrati in qualche modo legati allo scandalo dei fondi neri e deceduti sono stati tratti dal sito vilaweb.cat

 

 

 

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