Le favole da non raccontare [di Pietro Casula]

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L’assurdo – scrive il filosofo Albert Camus – “può aggredire qualsiasi essere umano, in qualsiasi angolo di strada“. In questo particolare momento della politica regionale, in cui il buonsenso e l’orientamento, in politica, sembrano dissolversi, l’assurdo in realtà ti salta addosso ad ogni angolo. L’assurdo si propaga con tale velocità che anche con il massimo sforzo non gli si può sfuggire.

Il nostro presidente Pigliaru a Villa Devoto – roccaforte di balle politiche – aveva appena cominciato a governare, che già in televisione e sulla stampa si potevano registrare  le prime assurdità. “Una svolta decisiva per il futuro della Sardegna“ cosi elogiava Pigliaru la prima manovra finanziaria di tipo Keynesiano voluta dalla sua giunta. “Un bilancio“ – ribadiva il presidente – “che mette in gioco ingenti risorse, coniugando il rigore della riduzione degli sprechi e lo sviluppo attraverso il pieno utilizzo dei fondi europei“.

Otto miliardi di euro da spendere tutti in considerazione del fatto che la Sardegna è stata la prima regione italiana a cui sono stati cancellati i vincoli finanziari previsti dal patto di stabilità. E poi avanti con le riforme, perché “il rilancio della Sardegna non passa solo dalla manovra“. Ed ecco, appunto, la semplificazione amministrativa, intesa come il riassetto degli uffici regionali e le riforme estese agli enti locali (leggi anche abolizione delle province) e all’edilizia, ossia il nuovo piano casa, per non parlare dell’attrarre investimenti dall’estero e della valorizzazione del patrimonio.

Belle parole, belle promesse che però, purtroppo, sono rimaste tali: favole! L’economia, si sa, è una scienza sociale e quindi non immune dal suo ambiente. Le teorie economiche non esprimono alcuna ‘‘verità“ scientifica, ma riflettono anche gli stati d’animo e le preferenze di una società che, evidentemente, non si trova in perfetta sintonia con le strategie dell’esecutivo regionale. A cominciare dalle politiche occupazionali, si parla tanto dei giovani che dovrebbero essere il carburante per dare energia alla Regione, al Paese. In realtà, purtroppo, rischiano di finire tra le categorie più svantaggiate diventando un costo sociale permanente.

Le infrastrutture necessarie allo svolgimento delle attività economiche strade, ferrovie – sono semplicemente scandalose. Collegamenti marittimi o aerei con il “continente“ risultano essere altamente disagevoli e cari, nonostante la chiamino continuità territoriale. Per quanto riguarda la semplificazione  amministrativa per attirare investimenti dall’estero i dati rispecchiano realtà ben precise: si è tanto semplificato che si sono trascurati quei progetti che prevedevano la riqualificazione di zone industriali dismesse per installare impianti di energia da fonti rinnovabili, atte a rendere la Sardegna autarca dal punto di vista energetico e, soprattutto, nell’assoluto rispetto ecologico.

Si è preferito favorire gli speculatori delle rinnovabili tanto da permettere progetti solari termodinamici che, ad un alto prezzo pagato in termini di non sostenibilità, corrisponde un vantaggio economico per gli utenti vicino allo zero. Inoltre, la realizzazione di tali impianti sarebbe, se non erro, anche in contrasto con le norme previste dal codice dei beni culturali, con la pianificazione territoriale regionale oltre che con le finalità della “Strategia Nazionale della Biodiversità“ e con le politiche agricole dell’EU.

Ma tant’è, il progresso non si può fermare e allora si accelera sulla metanizzazione nonostante la maggioranza dei sardi e le organizzazioni ambientalistiche isolane  – in battaglia democratica contro l’arroganza dei decisori politici – continuino ad esprimere un chiaro no alla metanizzazione dell’isola, in quanto ritenuto nocivo e fornitore di nuove servitù.

Per il nostro governatore Pigliaru la candidatura della Sardegna a diventare l’hub del gas per il rifornimento marittimo “è un ottimo esempio di come potenzialità di sviluppo possano sposarsi con ambizioni di sostenibilità ambientali“ (!?). Si, si, proprio lo stesso Pigliaru che ha firmato i tagli alla sanità – per concentrare le eccellenze – e approvato un decreto che permetterà agli alberghi entro i 300 metri di aumentare la cubatura del 25% – “Ma con tetto“.

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