Pianificare bene = ridurre i rischi ambientali [di Carlo Gasparrini e Sergio De Cola]

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Il Giornale dell’Architettura 17 gennaio 2018. Il Progetto Pilota Messina è stato inserito nel primo Rapporto di Casa Italia come laboratorio di sperimentazione di buone pratiche per la riduzione dell’esposizione ai rischi.

Come nel caso dei “derivati” tossici nella pancia delle banche, molti Comuni italiani sono pericolosamente gravati da previsioni edificatorie in zone a rischio idrogeologico e sismico. A queste previsioni si aggiungono porzioni estese di tessuti edilizi già realizzati che pongono un problema ancor più grave relativo alla condizione di numerose famiglie che abitano in aree a rischio.

Le modalità di valutazione del rischio, così come rileva il prezioso lavoro della Struttura di Missione di Casa Italia, debbono dunque definitivamente uscire dalla prassi frammentaria e disorganica che ha caratterizzato la pianificazione urbanistica, territoriale e ambientale degli scorsi decenni. È importante infatti rilevare che questa condizione di esposizione a rischio non può essere ricondotta, se non in minima parte, alla pervasività dell’abusivismo.

La stragrande maggioranza di quelle previsioni edificatorie e di quei tessuti edilizi in aree a rischio sono l’esito di piani urbanistici approvati e quindi giuridicamente legittimi anche se tecnicamente sbagliati e talvolta aberranti. Sarebbe un grave errore interpretativo e quindi di prospettiva dell’azione pubblica proporre la semplicistica equazione “edifici in aree a rischio=edifici abusivi”. I 37 morti della frana di Giampilieri a Messina vivevano purtroppo, come in tanti altri casi italiani, in edifici legalmente autorizzati e urbanisticamente conformi.

È in gioco quindi la presa d’atto che il problema è stato ed è quello di una cattiva urbanistica legittimata dall’approvazione dei Consigli Comunali e da analisi desuete e malfatte anche da parte degli Enti sovraordinati, incapaci di prevedere le effettive condizioni di rischio.

Ecco perché ha fatto bene Marco Ruffolo, negli articoli su “La Repubblica” del 29 e 30 agosto 2017, a mettere in evidenza la centralità urbanistica del Progetto Pilota di Messina che Casa Italia ha inserito nel suo primo Rapporto, su proposta dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e del Comune di Messina. Nell’esperienza messinese è in atto la cancellazione o il trasferimento di 2.800.000 metri cubi di previsioni edificatorie del vigente PRG grazie alla predisposizione di analisi integrate sul rischio idrogeologico e sismico, a partire da uno studio dell’ENEA.

Questa scelta costituisce una buona pratica e una premessa fondamentale per realizzare un nuovo piano urbanistico che faccia i conti con un corretto dimensionamento demografico e con la necessità di avviare un’importante operazione di lunga durata per trasferire anche i volumi legittimamente realizzati in aree a rischio.

Questi trasferimenti consentono programmi integrati di rigenerazione urbana per accoglierli in aree sicure, puntando a riciclare immobili dismessi e tessuti edilizi degradati da adeguare a nuovi standard ambientali, energetici, tecnologici e strutturali, senza consumare nuovo suolo.

Per avviare questa grande operazione urbanistica serve una svolta radicale di prospettive e priorità. Serve una buona urbanistica che si faccia largo nella cultura degli amministratori, degli imprenditori e delle comunità locali. E servono pochi ma efficaci strumenti normativi nazionali, tra cui quelli proposti da Casa Italia sulla scorta dell’esperienza messinese e del Progetto Pilota avviato, relativi alla defiscalizzazione degli interventi di trasferimento dei volumi dalle aree a rischio. Tali norme non riguardano gli immobili abusivi e non hanno nulla a che vedere con la lotta all’abusivismo che ha bisogno di altri strumenti, attori e volontà.

In questo momento storico, il Progetto Pilota di Messina può diventare importante quanto la vicenda di Agrigento e della sua frana negli anni ’60. Anche allora lo Stato propose un’inversione di tendenza con l’inserimento degli “standard urbanistici minimi”, mai realizzati però in larga parte del territorio italiano.

Oggi Messina può fare da battistrada per una nuova stagione della pianificazione che assuma la questione ambientale e dei rischi naturali e antropici al centro di un’urbanistica resiliente, rigorosa e consapevole del valore prezioso delle nostre risorse e dei nostri paesaggi, garantendo al contempo adeguate condizioni di sicurezza per i cittadini.

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