Rientro dei cervelli fasullo: la Regione Sardegna sospende i finanziamenti all’Università di Sassari [di Corrado Zunino]

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Rep.it 19 febbraio 2018. Dossier in procura: i ricercatori dovevano aver fatto “importanti esperienze all’estero”, ma cinque vincitori su sette erano semplici studenti o già assegnisti negli atenei dell’isola. L’ex rettore: “Nessuna responsabilità”

La Regione Sardegna ha fermato finanziamenti per mezzo milione di euro destinati all’Università di Sassari contestando cinque delle sette assunzioni a tempo determinato per “ricercatori sardi all’estero”, assunzioni realizzate con un bando del 2012. Attraverso la Direzione generale della Pubblica istruzione, la Regione Sardegna ha quindi inviato le carte alla Procura di Sassari.

E’ finita con una denuncia pubblica, questa del 12 gennaio scorso, un’iniziativa destinata a riportare sull’isola – in crisi demografica, con i suoi due atenei in quotidiana lotta per trattenere studenti e docenti – sette “dottori di ricerca”, ovvero post-laureati, che avevano accumulato esperienza e sapere in università straniere.

Con un finanziamento iniziale di un milione e mezzo di euro, il 28 novembre 2012 la Regione aveva approvato una procedura pubblica per la stipula di contratti triennali per ricercatori: “Rientro dei cervelli”, era il titolo dell’azione. Per favorire il ritorno in Sardegna di docenti e ricercatori sardi che avessero “maturato importanti esperienze professionali all’estero”, la selezione pubblica si rivolgeva a laureati, italiani o stranieri, nati o residenti in Sardegna o figli di genitori nati o residenti in Sardegna.

A seguire, i titoli richiesti per partecipare erano questi: “dottore di ricerca”, “titolo di specializzazione medica”, un curriculum scientifico professionale “idoneo allo svolgimento di attività di ricerca”. Serviva, quindi, una dichiarazione dell’ateneo straniero che certificasse un’attività realizzata per almeno tre anni.

Una lunga istruttoria della Regione, passata attraverso una serie di richieste avanzate all’Università di Sassari, ha fatto crescere i dubbi che per cinque dei sette richiamati non ci fosse stato un vero e proprio “servizio” – neppure per un giorno – in un ateneo straniero.

Così, dopo aver erogato anticipi per un milione e 50 mila euro in tre tranche, dopo aver registrato i ripetuti silenzi da parte dell’Ateneo di Sassari di fronte alle contestazioni formali, gli uffici regionali hanno fermato i 450 mila euro rimasti in cassa e chiesto l’intervento della magistratura. Il provvedimento di “sospensione della procedura di verifica dei requisiti” è stato firmato dall’avvocatessa Alessandra Camba, responsabile della prevenzione della corruzione per la Regione Sardegna.

Esaminate le interrogazioni al Senato (2013) e alla stessa assemblea regionale (2016), i funzionari di Viale Trento hanno iniziato a raccogliere i curriculum vitae dei vincitori del bando. Le successive verifiche hanno fatto emergere che cinque dei sette assunti a tempo determinato non avevano mai svolto attività professionale all’estero, ma, semplicemente, “intrattenuto saltuarie relazioni scientifiche di collaborazione con istituti stranieri” o, banalmente, erano iscritti a un corso di studio per la frequenza del dottorato di ricerca.

Nel periodo durante il quale si sarebbero dovuti trovare all’estero come docenti o ricercatori, alcuni avevano in verità “una regolare attività retribuita presso università sarde in qualità di assegnisti di ricerca o di professori a contratto”. In un caso, “il candidato prestava servizio continuativo per quasi tutto il triennio nella stessa Università di Sassari”. Ecco, l’ateneo avrebbe trovato un modo per sistemare post-laureati graditi, vicini, affidabili attraverso una legge regionale che, invece, chiedeva di riportare sull’isola le migliori intelligenze volate a raffinarsi all’estero.

Un caso speciale ha toccato il Dipartimento di Giurisprudenza dell’università, già coinvolto nell’inchiesta sui concorsi truccati partita dalla Procura di Firenze: la candidata assunta, Alessia Vacca, 46 anni, non era neppure in possesso del titolo di dottore di ricerca nonostante avesse frequentato il corso di studi per quasi sei anni: “Al momento della presentazione delle domande non aveva conseguito il titolo”.

I punteggi attribuiti, era una delle accuse, non erano giustificati dal percorso universitario realizzato. E l’unica certificazione allegata per vincere il bando (poi, appunto, vinto) era una dichiarazione del Postgraduate officer della School Law dell’Università di Aberdeen in cui si dava conto solo di un percorso di studi realizzato dal 1° novembre 2006 al 29 novembre 2012 (dall’immatricolazione all’ultimo esame, per capire): non si faceva parola dello svolgimento di un’attività professionale o di ricerca “continuativa e per tre anni”.

L’avvocato Gianni Loy, che insegna diritto del lavoro all’Università di Cagliari e difende una ricorrente, ha contestato a sua volta alla dottoressa Vacca di aver presentato due articoli identici, “valutati separatamente dalla commissione e con un doppio punteggio assegnato”.

Ancora, nelle dichiarazioni del centro di ricerca che l’aveva ospitata – l’Area di sanità animale dell’Irec di Ciudad Real, Spagna – la veterinaria Tania Carta non è risultata aver frequentato i laboratori della Castilla-La Mancha né in qualità di docente né di ricercatore, non è risultata aver svolto alcuna attività professionale, tanto meno “importante”, come richiesto dal bando. L’unica certezza, stando alle certificazioni del centro di ricerca, è che a un mese dalla scadenza del bando di concorso la dottoressa ancora frequentava un corso di studi universitario.

Per Giampaolo Piga non è stata considerata sufficiente la dichiarazione della professoressa Assumpciò Malgosa Morera, ordinario del Dipartimento di Biologia animale dell’Università autonoma di Barcellona. L’attestato presentato per il concorso parlava di “attività scientifica svolta sotto la mia direzione”. Il ricercatore è stato, sì, un collaboratore dell’ateneo catalano, ma “non è mai esistita alcuna relazione contrattuale tra il dottor Piga e il dipartimento”.

Tra le contestazioni pervenute alla Regione, a cui la Regione ha dato credito, c’è questa: durante il triennio nel quale si sarebbe dovuto trovare all’estero, Giampaolo Piga ha prestato la sua attività regolarmente retribuita presso la stessa Università di Sassari. Assegnista di ricerca, in due periodi compresi tra il 1° luglio 2009 e il 31 maggio 2012.

Contestazioni simili sono state avanzate nei confronti della dottoressa Paola Cadeddu, che ha potuto mostrare alla commissione esaminatrice una lettera di raccomandazione del professor Camillo Faverzani, “maître de conférences” dell’Université Paris 8 dove il docente dichiara di aver conosciuto la dottoressa Cadeddu in occasione della sua discussione della tesi di dottorato. Nel periodo in cui avrebbe dovuto svolgere attività di ricerca all’estero, la linguista era professoressa di francese a contratto all’Università di Cagliari.

Infine, l’ingegner Gianfelice Giaccu. Lui ha allegato al bando una dichiarazione del professor Luca Caracoglia, associato confermato di Ingegneria Civile alla Northeaster University di Boston: si palesava, nell’atto, una “stabile collaborazione” con il gruppo di ricerca in “Ingegneria del vento”.

Il dottor Giaccu è stato “Visiting research assistant” presso il Dipartimento di Ingegneria civile durante il completamento degli studi di dottorato e, poi, “Research associate”. Nella sua domanda di partecipazione al concorso mancano, però, date precise su questi rapporti e nel periodo richiesto dal bando il dottor Giaccu “ha prestato attività continuativa per almeno due anni al Dipartimento di Ingegneria strutturale dell’Università di Cagliari con un assegno di ricerca”.

L’Università di Sassari non ha mai fornito risposte alle richieste di specifiche della Regione Sardegna. E, inoltre, è stata rilevata un’illegittima composizione della commissione di concorso, priva del membro esterno e con la presenza di un ricercatore, in contrasto con il regolamento dell’ateneo. La commissione che ha detto “sì” ai finanziamenti per i sette dottori di ricerca (i cinque contestati compresi) è stata presieduta dalla professoressa Donatella Spano, oggi assessore all’Ambiente nella giunta di centrosinistra.

La comunicazione in procura della Regione si aggiunge, ora, ai quattro ricorsi inviati dall’avvocato Gianni Loy, uno dei quali, il primo, è stato archiviato lo scorso 17 gennaio. L’ex rettore Attilio Mastino spiega di aver insediato una commissione giudicante sulla questione,  che ha lavorato anche con il successivo rettore, Massimo Carpinelli, senza evidenziare responsabilità. Scrive il professor Mastino: “Lo statuto dell’Università di Sassari non attribuisce al rettore nessuna competenza in proposito”.

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