Il M5s convince dove governa: e alle politiche gli elettori lo premiano [di Federico Marconi]

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L’Espresso 06 marzo 2018Alle elezioni del 4 marzo, tolte Roma e Torino dove il Movimento ha registrato un leggero calo, in tutte le altre città con un sindaco a 5 Stelle i voti sono aumentati. A Livorno e Chioggia percentuali superiori alla media regionale, in Sicilia le preferenze triplicano. Ma nel Lazio spunta il “caso Lombardi”

Tra gli elettori che si sono recati alle urne domenica 4 marzo, uno su tre ha scelto i 5 Stelle: il Movimento ha ottenuto dieci milioni e settecentomila voti, il 32,7 per cento delle preferenze, quasi il doppio di Pd e Lega, secondo e terzo partito.

«Come andrà il M5S nelle città che amministrano?»: era questa la grande incognita prima del voto, dopo le tante polemiche che in questi anni hanno circondato le amministrazioni pentastellate di Roma, Torino e Livorno. In molti pensavano che, dopo aver vissuto sotto un’amministrazione del Movimento, i cittadini alle urne gli avrebbero voltato le spalle in massa. Ma è quello che è successo?

Per rispondere a questa domanda, L’Espresso ha analizzato i risultati delle elezioni politiche nelle città governate dal M5S con più di 50 mila abitanti. Sui 45 comuni a 5 Stelle sparsi per l’Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, dal Piemonte alla Puglia, sono dodici quelli di grandi e medie dimensioni: oltre a Roma, Torino e Livorno, ci sono Guidonia Montecelio, Pomezia, Civitavecchia, Nettuno e Ardea nel Lazio, Ragusa e Bagheria in Sicilia, Carrara in Toscana e Chioggia in Veneto.

Il risultato uscito dall’analisi del voto è che, nelle città dove governa, il Movimento 5 Stelle convince. C’è qualche leggera flessione nel numero delle preferenze, in particolare a Roma e Torino, ma non c’è nessuna fuga in massa degli elettori. Anzi, in quasi tutti i comuni, i voti ottenuti sono aumentati rispetto all’ultima tornata elettorale e le percentuali sono spesso superiori alla media nazionale.

LE GRANDI CITTÀ: ROMA, TORINO, LIVORNO
Sono 438.808 i voti ottenuti nella Capitale dal Movimento 5 Stelle, il 29,25 per cento di quelli espressi dagli elettori romani: un risultato, in percentuale, inferiore di tre punti e mezzo rispetto a quello nazionale. Guardando sempre le percentuali, sono sei i punti persi dai 5S da giugno 2016, quando più di un romano su tre (il 35,3 per cento) votò il Movimento e Virginia Raggi nel primo turno per la corsa al Campidoglio.

A livello di voti però, questo tracollo percentuale si traduce in sole 15mila preferenze in meno su circa un milione e mezzo di potenziali elettori: così i 453mila voti di due anni fa, sono diventati 438mila. Nonostante il caso Marra e quello delle polizze di Romeo, i continui cambi di assessori e i tanti problemi che soffocano la città, i romani non hanno abbandonato in massa il Movimento. Bisogna considerare poi che nel 2016 l’affluenza era nettamente più bassa: il 62 per cento, contro il 72 del 4 marzo.

Anche nella Torino governata da Chiara Appendino l’affluenza è salita: era il 57 per cento al primo turno delle elezioni comunali del 2016, mentre per il rinnovo del Parlamento ha votato il 77 per cento degli aventi diritto. Il 20 per cento di elettori in più sembrerebbe che non abbia votato per i 5 Stelle. Si può spiegare così quello che è stato un vero e proprio tracollo percentuale: i 5S sono passati dal 30,92 per cento delle comunali 2016 al 23,49 per cento delle politiche di quest’anno.

In termini di voti però il calo è decisamente più ridotto: 111.598 torinesi hanno votato per Luigi Di Maio presidente, solo 7mila in meno dei 118.273 che hanno portato Chiara Appendino al ballottaggio di due anni fa, dove poi ha trionfato contro il candidato del centrosinistra Piero Fassino.

A Livorno invece si registra un forte aumento dei voti. Nella città toscana, amministrata dal 2014 da Filippo Nogarin, l’incremento percentuale è stato notevole: il 28,89 per cento dei votanti ha scelto il Movimento. Un risultato inferiore alla media nazionale, è vero, ma comunque di quattro punti percentuali superiore al 24,7 ottenuto dai 5S in Toscana e di dieci punti superiore al primo turno delle comunali di quattro anni fa, quando meno di un livornese su cinque (il 19 per cento) espresse il proprio gradimento per i 5 Stelle. In termini assoluti poi, le preferenze sono passate da 16.218 a 26.802: diecimila in più.

BOOM A 5 STELLE
Nelle altre nove città, tra i 100 e i 50mila abitanti, amministrate dal Movimento 5 Stelle si è registrato una crescita molto forte. Per rimanere sempre in Toscana, a Carrara quasi un abitante su due ha scelto i 5S: sono stati 11419 i voti ricevuti, il 48,25 per cento. Al primo turno delle comunali 2017, il Movimento aveva convinto poco più di un carrarese su quattro, per un totale di 8277 voti.

Andando in Sicilia, dove il M5S ha vinto in tutti i collegi, nella Ragusa amministrata dal 2013 da Federico Picitto, in cinque anni i voti ai pentastellati sono quasi quadruplicati: erano 4732 quattro anni fa (il 15,64 per cento), mentre il 4 marzo sono stati 17.473, che hanno fatto del Movimento il primo partito con il 47,32 per cento delle preferenze, un dato di quindici punti superiore alla media nazionale. A Bagheria, in provincia di Palermo, i voti sono “solamente” poco più che raddoppiati: erano 4624 al primo turno delle comunali 2014, 10.259 il 4 marzo. I 5S sono passati così dal 24,96 per cento al 38,71 in meno di cinque anni.

I voti sono invece triplicati a Guidonia Montecelio e a Pomezia, cittadine nel Lazio. A Guidonia, alle comunali del 2017 il candidato 5 Stelle Michel Barbet, al primo turno ha ottenuto 6504 voti, il 20,63 per cento. Domenica scorsa invece, 17.174 elettori hanno scelto i pentastellati, il 38,41 per cento. Anche a pochi chilometri di distanza le preferenze sono fortemente aumentati: a Pomezia i voti al M5S sono passati dai 6949 del primo turno delle comunali del 2013 ai 14.446 per il rinnovo del Parlamento. Una fortissima crescita percentuale: un pometino su quattro ha scelto il Movimento cinque anni fa, uno su due il 4 marzo.

Per rimanere nel Lazio, anche a Civitavecchia, Nettuno e Ardea i voti sono aumentati. Nella città che ospita il porto della Capitale, le preferenze per i pentastellati sono state 9303, quasi il doppio rispetto alle 5653 del primo turno delle comunali 2014, per un risultato percentuale (32,3) in linea con la media nazionale.

A Nettuno invece i voti sono passati da 6353 del 2016 ai quasi diecimila (9940) del 4 marzo: il 24,82 per cento dei nettunensi ha voluto un sindaco a 5 Stelle due anni fa, mentre il 38,33 per cento vorrebbe ora Di Maio alla presidenza del Consiglio. A Ardea, infine, le preferenze sono cresciute del 50 per cento. Un anno fa Mario Savarese ha ricevuto 6109 voti, il 32,4 per cento, al primo turno delle comunali, mentre 9377 ardeatini (il 43,92 per cento) hanno scelto il Movimento.

Anche al Nord, a Chioggia, gli elettori non hanno abbandonato il Movimento nonostante amministri la città da due anni. Al contrario, i voti sono quasi raddoppiati. Al primo turno delle comunali del 2016, il candidato pentastellato Alessandro Ferro raccolse 5570 voti, poco più del 20 per cento del totale. Alle politiche, invece, i 5 Stelle hanno raccolto 9279 voti, per un 32,5 per cento in linea con il risultato nazionale, ma di gran lunga superiore al circa 25 per cento ottenuto dal Movimento in Veneto, dove il centrodestra ha vinto con il voto di quasi un cittadino su due.

LO STRANO CASO DI ROBERTA LOMBARDI
Domenica 4 marzo, il Movimento 5 Stelle sperava di poter vincere anche la presidenza di una regione. Si puntava soprattutto sul Lazio, dove era in corsa Roberta Lombardi, uno dei primi volti noti del Movimento. La portavoce 5 Stelle protagonista dello streaming con Bersani però è arrivata solo terza nella gara con l’ex governatore Nicola Zingaretti, che è stato confermato con il 33 per cento delle preferenze, e il candidato del centrodestra Stefano Parisi, che ha ottenuto poco più del 31 per cento dei voti.

La candidata pentastellata ha convinto solo il 27,26 degli elettori, un risultato di gran lunga inferiore a quello ottenuto dal Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche nel Lazio, dove è stato scelto da quasi il 33 per cento. In tutti e sei i comuni laziali amministrati da sindaci 5S, la Lombardi ha ottenuto un gran numero di voti in meno rispetto ai candidati per il Parlamento.

Sono 80mila gli elettori che, solo a Roma, hanno votato il Movimento alla Camera ma non alla Regione Lazio: 438.808mila contro 385.808 mila, per un tre per cento in meno. Una percentuale simile a Ardea, ma che raddoppia a Guidonia Montecelio, Pomezia, Civitavecchia e Nettuno. In totale sono quasi 90mila i voti che si sono persi tra Camera e Regione e che hanno contribuito alla disfatta della Lombardi. Forse, oltre ai programmi e alla voglia di cambiamento, è anche il nome del candidato che può fare la differenza al momento del voto.

One Comment

  1. Gianni

    Se può interessare, vado a mente, la candidata sosteneva che il fascismo , -tutto sommato…- , inoltre – meglio i turisti che i migranti-. Scelta dalla Spectra?

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