Puccini in Oriente [di Franco Masala]

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Difficile dire qualcosa di nuovo in una messinscena di Madama Butterfly. Puccini ha già definito tutto attraverso musica e libretto e, di conseguenza, il Giappone è praticamente ineludibile, a cominciare dalla casetta con le “pareti che vanno e vengono” per delimitare i vari ambienti. L’unica efficace eccezione fu la costruzione di robuste travi di legno su tre piani che l’architetto Aldo Rossi realizzò per le rappresentazioni del 1997 a Cagliari e in molti altri teatri.

Nel Teatro Lirico di oggi, invece, il regista Aldo Tarabella monta uno spettacolo di tradizione un po’ povera, facendo muovere continuamente i fondali e le chiusure a riquadri in carta di riso in un allestimento proveniente dal Teatro del Giglio di Lucca. Qualche innovazione è invece nelle numerose persone che circondano Butterfly anche nei momenti più intimistici quando dovrebbero prevalere la solitudine e l’abbandono della geisha.

Se l’ingresso della protagonista, quasi corolla di fiore sospinta dagli ombrellini-petali delle amiche, risulta di grande efficacia come il movimento degli “uccellini” durante il risveglio del terzo atto (coreografie di Luigia Frattaroli), è molto meno credibile la folla di servitori e di fanciulle preparati ad agire in qualsiasi circostanza. Più interessante è invece l’ultima apparizione di Butterfly con abito occidentale e valigia e il bambino vestito da marinaretto, pronta a seguire il “marito” negli Stati Uniti salvo strapparsi tutto di dosso quando capisce che ciò non avverrà.

La resa musicale poggia sulla robusta bacchetta di Donato Renzetti che emerge soprattutto nei momenti di più scoperta strumentazione con un’orchestra che suggerice alternativamente melodie orientali o reminiscenze “a stelle e a strisce”, e accompagna con emozione il sempre suggestivo coro a bocca chiusa. Un minore volume dell’orchestra sarebbe però auspicabile soprattutto nei passi vocali più delicati.

Sul palcoscenico la protagonista Amarilli Nizza riesce a raggiungere il pathos necessario soltanto dalla metà del secondo atto e segnatamente nella previsione del suo destino (“Che tua madre dovrà …”) e nel finale nonostante una voce di timbro non particolarmente avvincente.

Massimiliano Pisapia è il classico tenore poco disinvolto in scena e dalla vocalità talora anche generosa che rende scarsamente sensuale il meraviglioso duetto d’amore che potrebbe competere ad armi pari con il suo omologo del Tristan und Isolde wagneriano. Nelle altre parti, variamenti impegnati senza infamia né lode, troviamo Rossana Rinaldi (Suzuki), Filippo Polinelli (il console) ed Enrico Zara (Goro).

Nel tutto è però mancato il vero coinvolgimento che rende irresistibili l’emozione e la commozione che dovrebbero affiorare in alcuni momenti topici e che questa volta sono state latitanti. E stante la frequenza dell’opera pucciniana a Cagliari (ben quindici edizioni differenti soltanto nel dopoguerra) si poteva aspettare ancora per rivederla.

P.S. È tollerabile che ancora non si conoscano le compagnie di canto di metà della stagione lirica in corso?  Poco rispetto verso gli abbonati che hanno sottoscritto sulla “fiducia” i propri posti.

*Foto di Priamo Tolu ©

Madama Butterfly: tragedia giapponese in tre atti libretto Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma Madame Butterfly di David Belasco  musica Giacomo Puccini

 Teatro Lirico di Cagliari

 venerdì 6 aprile, ore 20.30 – turno A

sabato 7 aprile, ore 19 – turno G

domenica 8 aprile, ore 17 – turno D

martedì 10 aprile, ore 20.30 – turno F

mercoledì 11 aprile, ore 20.30 – turno B

venerdì 13 aprile, ore 20.30 – turno C

sabato 14 aprile, ore 17 – turno I

domenica 15 aprile, ore 17 – turno E

edizione ridotta per scuole e famiglie (circa 65 minuti)

martedì 10 aprile, ore 11

giovedì 12 aprile, ore 17 (speciale famiglie e associazioni)

venerdì 13 aprile, ore 11

 

 

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