Intervista a Aldo Giannuli : “Il M5S è senza una strategia politica, le contraddizioni esploderanno” [di Giacomo Russo Spena]

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MicroMega.it  12 aprile 2018.  “L’onestà non basta per cambiare le cose”. Recentemente lo storico ha abbandonato il MoVimento, reo di essersi snaturato: “E’ diventata una forza opportunistica”. Ma rifiuta ogni comparazione con la vecchia Dc e non crede in un governo con la Lega: “C’è un doppio ostacolo: Berlusconi e chi farà il premier. Inoltre, se pure trovassero un accordo, quanto durerebbe? Ci sono troppe divergenze”. E sul futuro non ha dubbi: “Si tornerà presto al voto”.

“Vincere significa cambiare realmente le cose. Una semplice sostituzione di ceto politico, per fare poi le cose di sempre, non è vincere ma risolvere qualche problema occupazionale”. Aldo Giannuli va controcorrente. Mentre tutti salgono sul carro del vincitore, lui lo abbandona.

Personaggio istrionico, storico, saggista, blogger, massimo esperto di servizi segreti e, da ultimo, consulente del M5S è il prototipo di uomo di sinistra che, per anni, ha sostenuto il movimento di Grillo in mancanza di una reale alternativa a Caste ed establishment. Ma pur avendolo votato, alle elezioni del 4 marzo, ha recentemente sentenziato il suo addio : “Il M5s di cinque anni fa entrò nelle stanze del potere per ribaltarle, quello di oggi non si sottrae all’abbraccio mortale del potere consolidato: non hanno cambiato il potere ma il potere ha cambiato loro”. E sul futuro non ha dubbi: “Si tornerà presto al voto”.

Il M5S ha vinto rappresentando il voto di rottura contro un Sistema ed incanalando la rabbia dei cittadini contro l’establishment. Ma, nelle ultime settimane, hanno già rassicurato i mercati finanziari, modificato la linea oltranzista su Europa, moneta unica e Nato, oltre ad aver chiesto al Pd di seppellire l’ascia di guerra. Intanto adotta la “politica dei due forni” con Pd e Lega. Cosa sta succedendo?
Il discorso è più complesso e prende origine dall’idea dell’esclusività del valore dell’onestà. Per il M5S la questione dell’onestà del ceto politico ha un valore assoluto, mentre tutto il resto conta poco o nulla, per cui sostituire ad un ceto politico corrotto un ceto politico onesto è già il cambiamento in sé. In politica l’onestà è certamente molto importante ma viene dopo altre due cose: la capacità di ideazione politica e la competenza.

C’è chi azzarda che il M5S si stia trasformando nella nuova Dc, che ne pensa?
La Dc, che era un partito di centro (a proposito: il M5S si definisce “né di sinistra né di destra” ma non ha mai detto “Né di centro”!) ma questo non significa che non avesse una sua strategia politica, la aveva e non era solo il mantenersi al potere. Quanto alla competenza, la Dc non sempre eccelleva, ma rispetto al presente direi che non ci sono paragoni. No, le similitudini fra M5S e Dc sono solo molto superficiali.

Da incendiario a volto rassicurante e responsabile. Di Maio, quindi, non può essere definito un piccolo Forlani?
Forlani non era la testa più brillante della Dc, ma era “uomo di mestiere”. Dire che Di Maio è un nuovo Forlani mi sembra dir troppo.

Però possiamo dire che il M5S è riuscito ad intercettare le ali estreme del dissenso, uccidendo qualsiasi alternativa a destra come a sinistra, per poi trasformarsi in un nuovo centro?
È un centro per posizioni politiche, ma non un centro ideologico come lo era la Dc. La Balena bianca era il partito dei ceti medi. Il M5S ha, invece, un grande opportunismo politico e il suo tatticismo gli permette di intercettare voti in maniera trasversale, un po’ ovunque. Ripeto, quel che manca al M5S è un profilo strategico.

Il M5S è nato per stare all’opposizione? È quello il ruolo che più gli si addice? Ad esempio gli unici cali elettorali, lo scorso 4 marzo, li ha ottenuti nelle città amministrate di Roma e Torino…
Non tiriamo linee troppo dritte: personalmente non mi aspetto particolari performances dal M5S al governo (soprattutto dopo aver visto la squadra di governo che propone) ma, alla fine, non si sa mai e, per quanto non mi pare probabile, potrebbero anche cavarsela dignitosamente. D’altra parte il paragone con quelli che c’erano prima gioca a loro favore. A Roma le cose sono andate effettivamente male, il caso torinese mi sembra meno semplice e la giunta era partita bene, poi si è un po’ inceppata. Il guaio del M5S è di suscitare troppe aspettative.

Non crede che il M5S potrà scendere, in termini di consensi, soltanto con la prova del governo, entrando in seno alle contraddizioni e deludendo le aspettative popolari?
Non sono affatto convinto che un calo possa venire solo dopo una esperienza di governo fallimentare: anche nel caso di una prolungata opposizione il M5S potrebbe declinare e molto rapidamente. Il M5S non è il Pci con il suo apparato, la sua cultura politica, il suo insediamento di massa e non mi pare abbia il fiato per stare troppo all’opposizione. D’altronde fu lo stesso Di Maio a dire che “un altro giro all’opposizione non lo reggiamo”.

Oggi il presidente Mattarella ha iniziato un secondo giro di consultazioni. Come andrà a finire?
Come il primo. E come il terzo. Ad ottobre si vota.

Siamo sicuri che al Pd convenga ritornare subito al voto? Alle urne, adesso, uscirebbero ancora più forti i due partiti populisti (M5S e Lega) a scapito dei partiti tradizionali ormai al collasso (Pd e Forza Italia), non trova?

Al Pd non conviene affatto votare ora, ma la Bibbia avverte saggiamente che Deus demendat quos vult perdere. Peraltro di strade davanti che lo salvino non ne ha.

E non cambiano nemmeno la legge elettorale?
In teoria si potrebbe modificare ma in primo luogo aggiungere il premio di maggioranza ai collegi uninominali aumenterebbe troppo il tasso di rappresentatività e la Corte potrebbe avere qualcosa da ridire. Poi premio di coalizione a chi? Al partito o alla coalizione? Infine: questo non risolverebbe il problema del bicameralismo per cui potrebbero esserci due maggioranze diverse. Insomma…

Quindi esclude categoricamente l’ipotesi di un governo M5S/Pd, magari senza Matteo Renzi?
Intanto Renzi c’è e controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari, per cui siamo nel periodo ipotetico dell’irrealtà, poi il Pd avrebbe potuto scegliere questa linea all’inizio facendo la figura del dignitoso perdente che è ancora in grado di dettare le condizioni. Ora sarebbe solo una resa a discrezione. Mi pare una carta bruciata.

Ritiene possibile un’alleanza con la Lega?

Salvini sta sperando che Berlusconi faccia un passo indietro ma lui è un elefante politico, non si può sicuramente nascondere dietro ad un dito.

Solo il Caimano è l’ostacolo a questo matrimonio populista o c’è dell’altro?
C’è un doppio ostacolo per l’intesa M5S/Lega: Berlusconi e, soprattutto, chi farà il premier. Sono due nodi dirimenti. Inoltre, se trovassero l’accordo per un governo di scopo, quanto durerebbe? Hanno delle posizioni divergenti. Prendi, per ultima, la questione della guerra in Siria: la Lega si è schierata subito contro l’intervento armato e le sanzioni a Putin, mentre Di Maio si è affrettato a farsi da garante della Nato e del Patto Atlantico, oltre ad aver cambiato posizioni sull’euro. Se va dietro la Lega, il M5S perde credibilità internazionale e quell’immagine di forza responsabile. Le contraddizioni, prima o poi, escono fuori. E per loro sfortuna sarà più prima che poi.

Ultima domanda: la sinistra in Italia è morta. Secondo lei, può rinascere a breve?
Non credo che il bipolarismo M5S-Lega sia destinato a durare molto a lungo. Tanto la sinistra, quanto il centro, hanno bisogno di trovare nuovi canali di rappresentanza ed il processo di formazione non sarà breve ma neanche eterno.

A sinistra cosa resta? De Magistris, il sindaco di Napoli, le piace?

Napoli è un esperimento interessante da cui può venire un importante contributo alla riaggregazione della sinistra in Italia. Stiamo a vedere.

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