Memorandum 8. Caro presidente Pigliaru, ho letto la tua legge urbanistica e mi interrogo chi io abbia votato [di Angelo M. Sechi]

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www.sardegnasoprattutto. com  3 aprile 2017 La crisi strutturale in cui versa la maggioranza che governa  la Regione Sardegna è ben rappresentata dalla legge urbanistica approvata in giunta, senza alcun processo partecipativo degno di questo nome. Chiunque incontrasse il presidente Pigliaru si sentiva dire “ci sentiamo per confrontarci sulla legge urbanistica”. Non si è ancora capito se fosse un ritornello retorico o se il presidente fosse in buona fede.

Non risulta infatti che il presidente della Regione su questa legge abbia avuto confronti pubblici sul merito e sul metodo. Ancor meno si conoscono confronti promossi dal suo assessore all’urbanistica che bacchetta chiunque ponga domande e frapponga dubbi. Apre al contrario, con convinzione, uno scontro istituzionale col Mibact mai visto prima. Come può il presidente della Regione consentire il grave vulnus sul caso Eurallumina ed i tanti che questa legge urbanistica attiverà?

Legge urbanistica che si configura come un vero tradimento di quanto previsto dal Codice dei beni culturali ma, ancora peggio, come un tradimento politico. La sensibilità sul paesaggio in Sardegna è andata crescendo al punto da essere diventato il paesaggio parte integrante dell’identità sarda come è detto nel PPR del 2006 che fu approvato anche dall’attuale presidente della Regione, assessore nella giunta Soru. Questa sensibilità è stata premiante nella poco entusiasmante campagna elettorale del 2014.

Caro presidente Pigliaru ti sei accorto di cosa hai firmato con questa legge che ti collocherà nell’olimpo di coloro che al già tanto cemento che infesta la nostra terra vuole aggiungere milioni di metri cubi. Si dice che c’è fretta di portare la legge urbanistica in consiglio regionale con la convinzione che passerà con una maggioranza bulgara. Perché la legge è la plastica rappresentazione della sudditanza della classe dirigente sarda al governo centrale.  Ma è anche un regalo a quanti hanno sognato, da decenni, speculazioni sulle coste sarde  e che oggi festeggiano con tutti i cementificatori, a destra e a manca.

Caro presidente Pigliaru mi interrogo dove tu oggi sia. Mi interrogo chi tu sia.  Me lo chiedo non solo perché approvasti il PPR nel 2006 ma perché come l’elettorato di centro sinistra, per quanto ridotto al lumicino, ti votai perché avevi promesso di smontare i decreti cementificatori di Cappellacci. Appena insediato, abbiamo visto che tra piano casa e legge urbanistica il tuo vero obiettivo è invece quello di smontare il PPR che votasti.

C’è da chiederti se tu non viva una contraddizione problematica. Il tuo cambiamento di traiettoria delude e tradisce me come migliaia di elettori. Mi delude e tradisce anche il silenzio dei cosiddetti “padri del PPR” a cominciare da Soru per proseguire con Gian Valerio Sanna e tanti altri a cascata. Mi tradisce il silenzio di Michela Murgia che ha pensato di fare il presidente della Regione. Dove sono i pentastellati su temi tanto centrali come il suolo, l’ambiente, il paesaggio, l’urbanistica?

Un bel gruppo di desaparecidos facenti parte purtroppo solo in parte del Pd, partito che, a causa di leggi come quella urbanistica, alle prossime elezioni difficilmente avrà rappresentanze significative a Roma ed in Via Roma.

La sua lenta estinzione accadrà per colpa di una giunta che nessuno immaginava così disastrosa ed irrispettosa del mandato degli elettori. I sardi che credettero, nel 2004 e nel 2014, che il loro futuro  fossero la terra e il paesaggio non si faranno fregare nuovamente da un gruppo che vuole svendere, per i prossimi secoli, la Sardegna e che abusano della sensibilità dei Sardi verso il proprio territorio.

Questa legge arricchirà non solo palazzinari e studi professionali ben piantati nel mercato edilizio e progettuale ma persino gli avvocati perché l’ingordigia di chi ha l’occhio più grande dello stomaco ha indotto in molti errori i redattori di questa legge che in alcuni passi può avere persino profili incostituzionali. Il governo amico non ricorrerà ma non taceranno comitati, cittadini e associazioni.

La legge urbanistica passata in giunta che confonde le ragioni del suolo e del territorio con le politiche pseudoturistiche, condanna la Sardegna a diventare una ciambella di cemento con contentini al mondo agropastorale che potrà costruire piccole pinnette  per spuntini piuttosto che continuare a fare vera economia col recupero della terra all’agricoltura e all’allevamento

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