Memorandum 46. Quale Urbanistica? Stavolta per lo scacco al re, si fa sfilare l’Emiro del Qatar [di Claudia Zuncheddu]

SARAS

www. sardegnasoprattutto.com 30 agosto 2017 Il Seminario di studi “Materiali per un’urbanistica sostenibile”, organizzato da Lamas e SardegnaSoprattutto  il 28 agosto a Pattada, in preparazione del Convegno su Sostenibilità come opportunità di sviluppo della Sardegna, è stata un’occasione importante per evidenziare, anche sul fronte dell’urbanistica e dell’uso del territorio, dove i “padroni del vapore” vogliono portare noi sardi e la nostra Terra.

Non è da oggi che come ISDE-Medici per l’Ambiente, ci occupiamo della Salute Ambientale e delle nostre collettività, dei relativi contesti socio ambientali e quindi anche con dell’urbanistica. Di fronte ai dati preoccupanti, emersi dagli studi della scienza indipendente in questi anni, possiamo affermare che i cosiddetti modelli di sviluppo importati ed imposti in Sardegna dai primi anni 60, sono stati sino ad oggi fallimentari. Alla luce di nuove consapevolezze, possiamo quindi sostenere che il concetto abusato di Sostenibilità e di Sviluppo è più che mai ambiguo e pericoloso.

E’ da oltre mezzo secolo che sulla pianificazione ambientale si parla e si scrivono libri, ed è in nome della cosiddetta sostenibilità e dello sviluppo che i crimini contro il territorio e l’ambiente sardo non conoscono tregua.

Petrolchimico, Industria pesante, Militarizzazione spropositata, Inceneritori, Discariche, Rilancio dell’industria inquinante, Ritorno al Carbone, promozione di Gasdotti presto anche fuorilegge, minaccia del Sito unico per le scorie radioattive, Cementificazione… sono le scelte imposte ai sardi dalla propria classe politica, oggi come ieri, in nome di un misterioso e mai svelato sviluppo sostenibile.

Ciò che noi Medici ISDE riteniamo opportuno, anche in occasione di questi interessanti confronti sull’uso del territorio, è che venga ben definito una volta per tutte il senso di certi concetti molto in voga nel linguaggio della politica. Questa chiarezza è una necessità preliminare ai nostri confronti sul tema, per meglio comprenderci.

Nel caso dell’urbanistica “Progettare a misura d’uomo, Sostenibilità ambientale, Edilizia come volano di sviluppo…” sono alcuni dei luoghi comuni privi di significato, ma molto usati per condire scelte di modelli di sviluppo non in armonia con la vocazione e la storia del territorio. Il concetto di sostenibilità è ormai privo di un senso oggettivo. Per noi ISDE e per l’oncologia mondiale, ad esempio l’incenerimento dei rifiuti è considerato una pratica criminale, quindi non sostenibile. Per altri, citando esempi per praticità, l’inceneritore di Tossilo e quello del Cacip, sono sostenibili, tanto da indurre la classe politica sarda a sollecitarne l’incremento nell’Isola. Lo stesso Piano dei Rifiuti di cui è stata dotata recentemente la Sardegna, rispecchia questa tendenza.

L’Edilizia come volano di sviluppo, nella precedente Legislatura, era il mantra del centro destra che governava e di una buona parte del centro sinistra connivente e trasversale, con cui si mirava a distruggere quanto di meglio la classe politica sarda avesse prodotto in tutta la storia dell’Autonomia: La Legge Salva Coste del 2006 ed il Piano paesaggistico regionale.

L’unico sviluppo garantito dalla cementificazione è quello del profitto per pochi. Uno sviluppo che implica, per sua natura, consumo del territorio e delle sue risorse con lo stravolgimento del bene paesaggio. Il consumo di un patrimonio e l’inquinamento di un ambiente irriproducibile è l’alto costo che la società sarda paga per quel profitto immediato ad essa estraneo.

La spinta della politica verso la speculazione edilizia avveniva in un momento in cui un immenso patrimonio immobiliare era invenduto, quando tra il costruito lecito ed illecito, ad ogni sardo sarebbero spettate quattro unità abitative. Ma la bulimia delle lobby del cemento non si arrestava neppure di fronte al clamoroso fallimento spagnolo-Costa Brava che seguì le lusinghe del motto: l’Edilizia come volano di sviluppo.

La Legge Salva Coste ed il PPR che hanno frenato in parte quello scempio, non è da oggi che subiscono gli attacchi. Ha fatto cadere giunte, ha stimolato una creatività perversa con proposte di numerosi e fallimentari piani casa, la proposta di legge per la costruzione di 23 campi da golf, non sulle pendici del Gennargentu, ma lungo le pregiate coste della Sardegna.

La politica è spesso anche maldestra. Il golf a livello internazionale viveva una profonda crisi ed i campi esistenti erano già in eccesso e molti in disuso. Anche la Sardegna vantava campi più che sufficienti a soddisfare gli incontri internazionali. La proposta di quel numero spropositato di campi da golf era un escamotage per consentire alla speculazione di costruire laddove il PPR del  2006 non lo consentiva.

Lo chiamavano “Sviluppo sostenibile nell’Ambiente e nel verde”, quel furto delle nostre coste, in barba al dramma della siccità cronica e alle infinite quantità di veleni che avrebbero usato per diserbare e fertilizzare, sviluppando tanti casi di SLA (Sindrome Laterale Amiotrofica).

Così dice la scienza sull’incidenza e la patogenesi di questa grave malattia tra gli addetti alla manutenzione di quei campi. La Legge sul golf defunse sotto gli attacchi di chi a quello sviluppo sostenibile non credeva davvero e se così non fosse stato, la cementificazione selvaggia, nel far west sardo, avrebbe già dovuto portare tanta ricchezza e non ulteriore impoverimento con il consumo del territorio e la compromissione della salute ambientale.

Ma gli stessi politici che inseguendo il “Mito di Atlantide in Sardegna”, sollecitando un finanziamento di 30 milioni di Euro per studi mitologici, a scapito di un reale patrimonio storico-culturale e archeologico in stato di abbandono, si fecero venire un’altra idea, quella della sclassificazione delle terre gravate da Uso Civico e la loro consegna nelle mani delle lobby del cemento.

L’unica ricchezza reale delle nostre collettività, gli Usi Civici sono ancora, a distanza di un secolo, sotto le voglie della speculazione a colpi di proposte di legge incostituzionali spesso avvallata dall’ignoranza e l’insipienza di amministratori locali. Dietro il volano di sviluppo compatibile si intravedono solo interessi unilaterali. Eppure la situazione urbanistica in Sardegna merita grandi interventi di recupero, dai centri storici delle grandi città a quelli dei più piccoli centri urbani, agli stazzi delle nostre campagne, alle strutture architettoniche di pregio come quelle minerarie abbandonate. Questo sì in nome dell’occupazione, della salute, della bellezza e del decoro dei luoghi.

La salute dell’ambiente e dei sardi come va? La scienza indipendente, con dati alla mano, risponde: malissimo. La Sardegna è in testa per i tristi primati: spopolamento, desertificazione, dispersione scolastica, inquinamento ambientale e malattie. Ma lo stesso stato italiano, nella definizione dei due SIN (Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche) a nord ovest e a sud ovest dell’Isola, ha riconosciuto che un terzo della popolazione sarda vive all’interno di aree fortemente inquinate e ad alto rischio per la salute.

Una programmazione seria in campo urbanistico ed un progetto di governo della Sardegna non può prescindere da un dato che la dice tutta sull’aspettativa di vita di un Popolo. Su 377 comuni sardi in 304 i decessi superano le nascite.

Con l’inno alla Sostenibilità come opportunità di Sviluppo, c’è un popolo che muore di povertà e di inquinamento. Dalla XIV Legislatura a quella attuale la musica non è cambiata in meglio. Gli occhi della speculazione attraverso i suoi politici non danno tregua alle terre gravate da Uso Civico, tanto sono appetibili. Sugli ambitissimi campi da golf, come nelle partite a scacchi, stavolta per lo scacco al re, si fa sfilare l’Emiro del Qatar

 

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