Memorandum 48. C’è ancora spazio per creare comunità (politica)? [di Barore Colveddu]

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www.sardegnasoprattutto.com  25 luglio 2017 . In queste calure estive può venire in mente di pensare che le energie culturali della nostra regione possano unirsi solidamente per tentare di risanare, e modificare, la direzione politica che impedisce di guardare al futuro con maggiore serenità?

Personalmente credo di sì, perché non si può essere semplici spettatori da un lato della pochezza che esprime il governo della nostra regione e, dall’altro, quale conseguenza delle azioni che ne conseguono, dello scarso peso politico e sociale che ci pone “fuori gioco” per lasciar fare agli altri. Quindi non si tratta di  pensare a ragioni di tatticismo o di interesse elettoralistico, ma di ragioni più profonde proprio rese esplicite da una deriva della gestione della politica, che trova il suo più chiaro paradigma nell’azione amministrativa di chi guida oggi il governo regionale.

Un’azione che porta la Sardegna ad essere un “laboratorio” di interessi che non possono garantire un futuro ne sereno ne di una società che possa recuperare una visione innovativa delle sue prospettive economiche e, insieme, sociali. Si potrebbero fare tanti esempi ma qui ne indico solo alcuni: il Disegno di legge sull’urbanistica; l’annuncio del vice-presidente Paci sul presunto sviluppo aerospaziale; le fantasiose dichiarazioni dell’assessora dell’industria circa gli investimenti tra chimica ed energia.

Sulla proposta di legge urbanistica appare molto chiaro che l’obiettivo principale, neanche tanto nascosto, è quello di favorire i grandi gruppi immobiliari non tanto nel recupero e valorizzazione dell’esistente (che è già tanto), ma nell’insistere ad aumentare i volumi delle cubature sulle coste. “Il cemento è di nuovo padrone del Consiglio Regionale“, scrive l’Espresso, quello che cioè è l’obiettivo, da sempre, del centrodestra sardo più retrivo e affaristico. Proprio un bel capolavoro per Pigliaru & C..

Il secondo punto, lo sviluppo aerospaziale annunciato dal prode assessore Paci, lo possiamo iscrivere tranquillamente come un servizio alle servitù militari. Il “nostro“, invece, parla di attrazione di imprese (!), investimenti nelle zone interne (a ridosso di Quirra) e Aerospazio. Quello che si capisce finora, e molto bene, è che questa operazione porterà in Sardegna la sperimentazione dei propellenti per il lancio dei missili Vega, già annunciata mesi orsono a Porto Torres da Giacomo Cao,  presidente del Distretto aerospaziale della Sardegna, e che ora si materializza con l’annunciata costruzione della struttura nel Sarrabus, esattamente in territorio di Villaputzu.

Il terzo tema è la confusione nelle richieste ad ENI nel mantenimento degli impegni sottoscritti sulla “chimica verde“. Qui siamo proprio al ridicolo: da tempo la società, con il suo Amministratore Delegato Claudio Descalzi, ha annunciato di non procedere alla costruzione della centrale a biomasse (inceneritore!) prevista a Porto Torres, e funzionale all’intera filiera agricolo – industriale della coltivazione (ricordate?!) dei cardi.

Al di là di ogni considerazione sui punti di debolezza già denunciati, e che purtroppo stanno emergendo, il ridicolo è nelle diverse posizioni che sono emerse in questi giorni. Da un lato organizzazioni sindacali e partiti politici – leggasi il solo PD – che si ostinano a chiedere il rispetto di quanto sottoscritto, dall’altro la dichiarazione dell’assessora regionale (chissà se è una posizione condivisa dal Presidente?) che ritiene non più necessaria la stessa centrale ma chiede all’ENI di dirottare gli investimenti, in puro stile interventista, sulla futura dorsale per il gas che dovrebbe arrivare in Sardegna. Su cui sarebbe il caso di aprire una riflessione più seria che sopperisca alle estemporalità asessoriali!

Tre temi, evitando di fare polemica se non per un quarto – quello della “promozione” del disastroso ex assessore ai trasporti – che evidenziano, contemporaneamente, la pochezza e la pericolosità di questo quadro politico che dirige la Regione e il Consiglio regionale.

La verità inoppugnabile che sta davanti ai Sardi è come negli ultimi anni e negli ultimi mesi il potere pubblico ha operato su azioni che allontanano una prospettiva sociale, economica e civile a favore e a difesa del patrimonio paesaggistico, favorendo interessi privati e di parte che poco hanno a che fare con le esigenze collettive di cui i Sardi siamo portatori.

Non me la sento di dire che siamo di fronte ad una “sociologia delle macerie“, per dirla con G. Simmel, ma non mi pare che per costoro e per i loro mandatari-sodali il territorio, il paesaggio, sia considerato il centro per guardare verso un altrove, verso un non ancora, che magari è già sotto i nostri piedi.

Un altrove, un territorio, dove comunità e sostenibilità possano essere il motore di una (ri)presa di coscienza dove autonomia, intesa come autodeterminazione, significhi assunzione di responsabilità verso una vera e autentica civilizzazione. In una visione di una “Sardegna laboratorio di innovazione” come se si dovessero conquistare nuovi modelli di sviluppo, e di vita.

E allora, sì, credo si possa e si debba concentrare energie buone per non stare a guardare una Sardegna che è solo maltrattata

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