Repetita iuvant? [di Raffaele Deidda]

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In altri termini, è davvero utile ripetere i propri convincimenti? A mò di mantra? In campagna elettorale aiuta davvero ripetere concetti già espressi in altre circostanze? Quel ricordare, riprendere, rimaneggiare, riproporre fa parte di una strategia davvero utile a far vincere una competizione elettorale? Queste domande si pongono dopo la partecipazione di Matteo Renzi a sostegno di Francesco Pigliaru e dopo la frase: “Il voto alla Murgia mette a posto la coscienza, ma il voto a Pigliaru mette a posto la Sardegna”.

Ora le stesse parole Renzi le aveva già pronunciate, un anno fa, a sostegno della candidatura di Umberto Ambrosoli alla presidenza della Regione Lombardia: “Il voto a Grillo mette a posto la coscienza. Quello a Bersani invece il Paese”. Ambrosoli perse la sfida contro il leghista Maroni. Pierluigi Bersani alle politiche perse poi ben 4 milioni di voti sugli oltre 12 milioni del 2008. Fu magra la consolazione che il Pdl di Berlusconi di voti ne perse 6 milioni, passando dai 13 milioni del 2008 ai 7.3 milioni del 2013.

Il fatto è che non si vince con gli slogan. Forse è anche rischioso fare riferimento alla coscienza dei cittadini elettori, perché proprio la coscienza é il bene più prezioso loro rimasto e il voto lo si esprime di conseguenza. E’ in grado il segretario del Partito Democratico di “narrare” ai sardi che cosa finora ha prodotto il cosiddetto voto utile per la Sardegna? E’ forse servito il voto dato, avendo il bene comune come riferimento ideale, ad un partito democratico che lungi dall’aver rappresentato un’alternativa non solo politico-amministrativa ma anche etica, si è distinto per assenza di opposizione alla Giunta Cappellacci e per la condivisione col centrodestra di provvedimenti e di normative a dir poco discutibili? La legge sugli usi civici e la vicenda delle indennità dei consiglieri regionali ne sono esempio fulgido. L’utilizzo personale e arbitrario dei fondi dei gruppi consiliari da parte dei consiglieri è stato la ciliegina sulla torta (piuttosto ricca anche se il Pd parla di cifre esigue) che ha portato oltre il 50% dei sardi a pensare che il non voto sia la risposta più adeguata al “tanto sono tutti uguali”.

Adesso c’è Pigliaru e cambia tutto”, ripetono con convinzione i militanti del Pd ed i volontari che non risparmiano energie in una campagna elettorale dove i toni si fanno più alti e il confronto scivola nello scontro. Sì, adesso c’è Pigliaru, il docente di Economia che ripete anch’egli (il ruolo obbliga) che chi non vota la coalizione di centrosinistra fa vincere Cappellacci. Tocca poi le corde sensibili dei sardi col cuore a sinistra affermando che Michela Murgia sosterrebbe che destra e sinistra siano la stessa cosa e non che “Destra e sinistra non sono la stessa cosa ma è certo che in questi anni in Sardegna hanno praticamente governato assieme”, come ha ripetutamente precisato la candidata della coalizione Sardegna Possibile.

Non sarebbe più corretto e utile, per far prendere coscienza ai sardi confrontarsi nel merito di ciò che è stato fatto, giusto o sbagliato, e proporre azioni e soluzioni perché la Sardegna si liberi del vulnus berlusconiano rappresentato da Cappellacci e dai suoi alleati? Non sarebbe opportuno lasciare i mantra a chi ne fatto uso esclusivo con lo spauracchio di comunisti, toghe rosse, poteri forti? Non sarebbe stato opportuno evitare la ricandidatura degli indagati per testimoniare il nuovo corso avviato con Pigliaru, candidato presidente? Non sarebbe utile presentare prima del voto la squadra di assessori con le caratteristiche di competenza e non di appartenenza annunciate dallo stesso Pigliaru? Se questo non si fa, qual è la motivazione più valida da fornire a chi pensa che “tanto ci saranno sempre gli stessi”? Se ci fossero risposte chiare e non politiche ci sarebbe sicuramente più consenso per la coalizione guidata da Francesco Pigliaru.

Mancano pochi giorni al 16 febbraio e la percentuale del 50% che si dichiara astensionista è ancora stabile. Vincerà chi riuscirà ad espugnarla con il ragionamento, con programmi chiari e convincenti, con persone che metteranno a disposizione impegno e competenze avendo l’obiettivo del riscatto economico, sociale ed etico della Sardegna. Non si vincerà con i mantra e gli anatemi.

4 Comments

  1. Paolo Bozzetti

    La realtà, triste e dura, è che il PD ha smarrito, rincorrendo Berlusconi da anni, una qualsiasi traccia di coerenza nei suoi comportamenti e nei valori fondanti.
    Citare esempi di quello che affermo può diventare stucchevole e, sopratutto, fa male.
    Basti pensare a quello che è successo con le primarie in Sardegna o a come Renzi sia riuscito a resuscitare un leader bollito e stracotto ma dotato di innumerevoli vite.
    Non parliamo dell’impressionante numero di segretari che sono stati bruciati nell’ultimo ventennio (penso che soli l’Inter possa vantare un numero maggiore di allenatori licenziati da Moratti).
    Cosa può dare questo partito a noi sardi, oggi?
    Penso ben poco e quel poco sarà sempre un boccone avvelenato per questa terra allo stremo.
    Provate ad immaginare la vittoria di Pigliaru.
    Credete che abbia la caratura politica e morale per liberarsi dall’abbraccio mortale di una coalizione sprovvista di una reale “governance” (una parola che oggi ha oggi, in bocca a certi tecnocrati, un retrogusto immorale) perché priva di uno straccio di accordo programmatico, ma ricca di personaggi impresentabili oltre gli indagati in lista, e altrettanti “da sistemare” in qualche poltrona importante.
    Penso sia giunto il momento di dare fiducia ad altri soggetti.
    La Murgia sicuramente ha organizzato la sua avventura utilizzando il metodo partecipativo, dimostrando, pur senza la “gioiosa macchina da guerra” (del fu PDS), metodo, passione e voglia di sacrificio.
    Rispetto agli altri, mi sembra veramente tanto.

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  3. Maria Manconi

    Ammesso che Pigliaru sia una persona per bene, nel caso vincesse le elzioni cosa farebbe con gli 11 partiti che lo hanno sostenuto? sarà libero di scegliere seconco il criterio della competenza o dovrà sdebitarsi per l’appoggio ricevuto, secondo tradizione? E comunque, che classe politica c’è dietro di lui? Indagati, incompetenti a caccia della poltroncina lautamente retribuita, ripetono la lezioncina preelettorale che qualcuno gli ha scritto, tutti al lavoro per il bene dei sardi, per carità…dei giovani, dei precari, dell’impresa…

  4. Antonello Farris

    Ho assistito al discorso di Renzi sabato scorso alla fiera di Cagliari. Una desolazione…Solo slogan e battute, per il resto vuoto assoluto.
    In certi momenti mi ha ricordato quelle occupazioni scolastiche di quando studiavamo al liceo, durante le quali il liceale più sveglio e con lo spirito del piccolo leader, prendeva il microfono e parlava ad una platea di suoi coetanei. Parole ingenue, risapute, senza la minima elaborazione e costruzione ragionata.
    Renzi ci fa tornare tutti al liceo…poveri noi! Non andremo lontano.
    Sono sicuro che se un Bersani, sabato, avesse fatto il discorso di Renzi, sarebbe stato fischiato…e invece : via! tutti sul carro del vincitore.
    Ho molta paura (ma voterò, non so ancora chi…).

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