Scuole, facciamo il punto [di Andrea Iacomoni]

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Il Giornale dell’Architettura.com Ottobre 2018.  Alla ricerca della scuola perfetta con iniziative, programmi governativi e una rassegna di progetti italiani ed esteri degli ultimi anni.

Il tema della scuola rappresenta un indicatore della civiltà di una nazione, non solo per quanto concerne il metodo educativo, l’offerta formativa, le risorse disponibili, ma soprattutto per gli investimenti sull’edilizia scolastica. Purtroppo in Italia l’attenzione ai “fondamenti” della struttura civile vengono considerati tali solo in seguito ad eventi catastrofici, purtroppo anche recenti come nel caso del Ponte Morandi a Genova. Non di meno è accaduto con gli edifici scolastici, che in seguito al tragico evento avvenuto nel 2002 alla scuola Jovine di San Giuliano di Puglia (Campobasso), ha focalizzato l’attenzione sugli edifici per l’istruzione.

Da questo momento accompagnare i figli a scuola non ha più avuto lo stesso sentimento: la gioia si è sovrapposta al timore, all’insicurezza di entrare in strutture obsolete – si veda ad esempio l’ordinanza del sindaco di Messina nell’estate 2018 – tralasciando ovviamente l’atavico problema del corpo insegnante. Così si sono sovrapposte verifiche a nuove realizzazioni, nuove sperimentazioni a nuove leggi; su tutte la riclassificazione sismica (2003) e le nuove normative sismiche (2008) che hanno portato a una robusta ricognizione delle scuole italiane.

Le iniziative. Da alcuni anni il governo si è dunque impegnato nella riqualificazione e il rinnovo delle scuole, in cui poter ritrovare quegli spazi fondamento dell’istruzione che la stessa Maria Montessori ricordava avere «un ruolo centrale nello sviluppo psico-cognitivo del bambino». L’architettura è tornata a sperimentare lavorando in modo multidisciplinare, proponendo nuovi spazi che si legano a nuovi concetti pedagogici, in cui l’aula e l’edificio si prestano come ambienti innovativi per l’apprendimento. Questa rinnovata attenzione ha portato a dibattiti, studi, progetti, tutti nell’ottica di migliorare la qualità architettonica utilizzando in modo intelligente le ridotte risorse.

Qui sono da menzionare iniziative come il workshop “Spazi innovativi” (promosso dalla Fondazione per l’Architettura in collaborazione con l’Assessorato Istruzione ed edilizia scolastica della Città di Torino) che, selezionando 32 architetti, ha lavorato su casi concreti in città, elaborando progetti per didattica innovativa, ristorazione scolastica e paesaggi del cortile scolastico.

Ma il coinvolgimento a volte si amplia anche a studenti e docenti, soggetti attivi nella riflessione sull’importanza della qualità architettonica e sulle sperimentazioni necessarie per l’integrazione tra spazi scolastici e contesto sociale e ambientale di riferimento. È il caso di “Eppur si muove. Spazi aperti all’Architettura delle scuole” , promosso da IN/Arch e ITIS Galileo Galilei di Roma e finanziato dal MiBACT, che ha previsto una mostra e un workshop di progettazione partecipata.

Qualità architettonica e innovazione che troviamo anche nel progetto di Renzo Piano per “la scuola intorno all’albero” a Sora (Frosinone), dove propone una scuola aperta (il piano terra è “di tutti”, è il luogo dello scambio tra città e scuola) dove si mescolano ragazzi, genitori e «chiunque altro che può andarci per bere qualcosa, incontrare gli amici, fare shopping». Costruita attorno ad un albero centrale, in un giardino che è «il centro del mondo», l’edificio si sviluppa su due piani, con il tetto dedicato allo svago e all’«esplorazione del mondo».

I programmi governativi e i finanziamenti. La Legge 107/2015 della “Buona scuola” ha instituito varie forme di finanziamento per le strutture scolastiche. Difatti a partire dal 2014 è visibile un netto investimento dello Stato, con sovvenzioni giunte fino a 3 milioni, mentre fino al 2013 era stata superata di poco la soglia di 500.000 euro. All’interno del dibattito sul miglioramento dell’istruzione come fattore chiave per lo sviluppo economico e sociale, s’inserisce a pieno titolo il tema della qualità delle infrastrutture, delle attrezzature e degli ambienti scolastici.

Questo evidenzia una maggiore consapevolezza di quanto sia importante il cosiddetto “terzo educatore”, cioè la struttura dell’edificio scolastico, l’ambiente in cui si sviluppa l’apprendimento.

Per gestire le risorse stanziate è stato istituito l’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica, una sorta di cabina di regia che include istituzioni di governo, enti locali e associazioni, necessaria per decidere le strategie per l’utilizzo dei fondi, per definire le priorità e monitorare gli interventi. Conseguenza dell’Osservatorio è stata la creazione dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, un database con tutte le informazioni sugli istituti: in Italia abbiamo 42.435 edifici (dati Ares agosto 2017) per il 78% di proprietà comunali, al servizio di una popolazione scolastica di 7.816.408 studenti.

Le risorse sono un tema di primo piano quando dobbiamo affrontare la riqualificazione del patrimonio esistente. Negli ultimi anni lo Stato ha investito molto sull’edilizia scolastica, sia con nuovi stanziamenti, sia utilizzando risorse già disponibili. Tra le varie linee di finanziamento attivate, i Mutui BEI (1,15 miliardi) costituiscono il nucleo principale, pluriennali a totale carico dello Stato. Con il D.L. 69/2013 (convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, c.d. Decreto del Fare) sono stati stanziati i primi 150 milioni che hanno finanziato 692 interventi su altrettanti edifici per la loro messa in sicurezza e riqualificazione: il cosiddetto #scuolesicure, la struttura di missione per la riqualificazione dell’edilizia scolastica che il Governo Conte non ha rinnovato.

Con delibera del CIPE del 30 giugno 2014 sono stati stanziati altri 400 milioni che sono serviti per 1.636 interventi. Tra gli altri fondi principali il Fondo Kyoto per l’efficientamento energetico (350 milioni); il Fondo Protezione Civile nato in seguito alla riclassificazione sismica del territorio per agevolare economicamente l’obbligo di verifica sismica; il Fondo per gli Interventi Straordinari (109 milioni); i fondi per la Politica di Coesione che mettono in gioco rilevanti investimenti (1,32 miliardi) per gli interventi nel Mezzogiorno, che si legano ai fondi Patti per il Sud che stanziano 479 milioni per le scuole.

Altre forme di finanziamento prevedono una quota d’investimento per le scuole: Fondo Infrastrutture (1,6 miliardi), Fondi Immobiliari (D.M. n. 156/2014) per interventi di ristrutturazione e nuovi interventi, che introducono la collaborazione pubblico privato, come anche lo School Bonus che prevede donazioni dei cittadini alle scuole.

Da non trascurare i fondi legati agli Investimenti Inail (Inail per le Regioni, Inail per i poli dell’infanzia, opere ad elevata utilità sociale), oltre 1 miliardo, a cui aggiungere il bando #scuoleinnovative con un investimento di 350 milioni per realizzare nuove scuole attraverso concorsi d’idee. Inoltre, lo sblocco del patto di stabilità ad uso della ripartizione degli investimenti, ha portato a #scuolenuove (314 milioni) #sbloccoscuole (480 milioni) con interessanti progetti innovativi.

Gli esiti. Ma come vengono utilizzati questi investimenti? Ecco una selezione dei casi che meglio hanno utilizzato le risorse producendo esiti degni di nota.  

Scuola primaria Sandro Pertini a Calcinaia (Pisa, 2016): il progetto è il risultato di una conciliazione tra funzioni e volontà di realizzare un edificio a basso consumo energetico con fonti rinnovabili (ottenendo la certificazione Casa Clima School), costruendo una struttura in pannelli XLAM.      

Polo scolastico Don Milani a Cernusco sul Naviglio (Milano, 2017): concepito come una sorta di campus nel quale gli edifici ospitano i propri giardini all’interno e a loro volta sono inseriti in un grande spazio aperto verde, permettendo la coltivazione della terra per scopi didattici.    

Istituto comprensivo Santa Croce a Sapri (Salerno, 2016): demolizione e ricostruzione di una scuola dell’infanzia, primaria e palestra, sviluppata attorno ad una corte centrale.        

Polo scolastico Santa Maria a Coverciano (Firenze, 2014)    

Scuola d’infanzia a Monteroni d’Arbia (Siena, 2017)        

Scuola d’infanzia a Sale Marasino (Brindisi, 2015): ampliamento di una scuola esistente con ampie vetrate sul lago e dotata di nuovi servizi, per ambire a diventare punto di riferimento sociale e culturale per i cittadini.       

Polo scolastico Piazza a Piazza d’Armi, Mondovì (Cuneo, 2016)           

Scuola primaria Paolo Baffi e dell’infanzia a Broni (Pavia, 2018)         

Scuola dell’infanzia Celestino Freinet di San Mauro Torinese (Torino, 2017)

Istituto Professionale Alberghiero Casagrande a Terni (2015)   

Scuola primaria a Melzo (Milano, 2017): un edificio progettato con i criteri della bioedilizia, disposto su unico piano, un blocco centrale con tipologia a pettine a formare delle corti aperte su un grande giardino.   

Scuola secondaria di I grado Aldo Moro a Arcole (Venezia, 2016): una scuola all’avanguardia, distribuita tutta su un piano a forma di foglia, costruita secondo i più recenti criteri di edilizia antisismica, con impianti domotici e un sistema energetico da fonte rinnovabile. È il primo intervento concluso, tra quelli finanziati dal Governo Renzi con i fondi BEI.

Per una visione completa, cfr. www.cantieriscuole.it e www.italiasicura.governo.it e la pubblicazione Fare Scuola della Presidenza del Consiglio.

Il confronto con l’estero…Anche all’estero la scuola rappresenta un tema di ricerca per l’innovazione progettuale, dove l’architetto cerca di rispondere alle mutate esigenze didattiche, con diversi apprendimenti che sfruttano le potenzialità delle tecnologie digitali, rendendo obsoleta l’aula tradizionale. Pertanto, alcune scuole offrono ambienti di apprendimento in grado di supportare una varietà di operazioni diversificate sfruttando la flessibilità degli arredi e la mobilità dei dispositivi tecnologici.

Tra le realizzazioni esemplari, il Fuji Kindergarten a Tokyo di Tezuka Architects (2007), dove «l’asilo è un enorme parco giochi per la crescita dei bambini, uno strumento per i bambini che crescono».

L’Orestad Gymnasium in Danimarca (2007) progettato dallo studio 3xN per offrire ambienti polifunzionali in cui gli studenti possono stare in continuità per l’intera giornata, lavorando in gruppi, rilassandosi su grandi cuscini e puff, partecipando a eventi che coinvolgono l’intera comunità scolastica negli ambienti dell’agorà, usando le opportunità della scuola la sera o nel weekend.

Il Vittra Telephonplan in Svezia (2011) progettato da Rosan Bosh, una scuola senza aule che propone un modello didattico basato su spazi aperti e complementari, rispondendo alle necessità di spazi ampi per riunirsi in gruppo, oppure di uno spazio personale e racchiuso. Modello didattico interattivo invece per la Steve Jobs School ad Amsterdam, dove non si seguono i rigidi schemi del sistema scolastico tradizionale ma s’incoraggiano i ragazzi a intraprendere sfide sempre nuove di apprendimento personale e a scegliere diversi insegnamenti anche in base alle proprie preferenze.

Oppure la Scuola Carpe Diem, nell’Ohio , simile a un ufficio che raccoglie 300 cabine, una per studente, all’interno delle quali ognuno può usare un pc che lo guiderà attraverso l’apprendimento online delle materie.

Altamente innovativa, per la relazione con l’ambiente in cui è inserita, è la scuola galleggiante (Makoko Floating School, 2013) in Nigeria su progetto di Kunie Adeyemi, che comprende un parco giochi, oltre a servizi e aule, ciascuna delle quali ospita fino a 100 studenti. È intesa come spazio di apprendimento comune e come esempio per i futuri progetti di costruzione nelle regioni costiere dell’Africa. Si estende su tre piani ed è costruita per adattarsi ai livelli dell’acqua lagunare che la circonda.

In molti esempi si nota anche una progettazione della struttura come un piccolo frammento urbano, cercando d’integrare maggiormente i suoi spazi con quelli della città. Come nel caso del Polo scolastico Louis de Viona Montévrain (Vincent Parreira Atelier Architecture) alle porte di Parigi, dove la scuola materna ed elementare per il quartiere non è solo un’attrezzatura ma anche una presenza familiare e rassicurante, un polo aperto alla comunità. La scuola, infatti, ospita un centre de loisirs, spazio pubblico che ospita attività manuali, sportive, laboratori, aperti anche in orario extrascolastico e nei giorni di vacanza.

… non è improbo. Ma il confronto con l’Italia non è improbo, perché a guardare i progetti selezionati per le 20 best practice individuate attraverso il concorso “Agile e bella” bandito dal MiBACT in collaborazione con il MIUR nel 2014, abbiamo dei buoni esempi da seguire. Il concorso ha individuato i 20 migliori esempi degli ultimi 20 anni.

Scuole di Roma, Bolzano, Treviso, Andria, Parma, Imola e Pisa, progettate, tra gli altri, da Werner Tscholl, Modus Architects, C+S, Claudio Lucchin & architetti associati, Luisa Fontana e tanti altri. Tra questi sono da citare i lavori dello studio C+S Cappai e Segantini, come la scuola primaria a Ponzano (Treviso, 2009) e la scuola primaria a Chiarano (Treviso, 2013), una struttura porosa, aperta al territorio, che stabilisce connessioni visive non solo tra interno ed esterno ma anche tra i diversi piani dell’edificio, grazie ad un atrio a doppia altezza e ad uno spazio vetrato concepito come una lanterna di luce, sospeso sulla biblioteca e che dà enfasi alla hall d’ingresso.

Il nido firmato MCArchitects a Guastalla (Reggio Emilia, 2015), realizzato in sostituzione di due nidi comunali dell’infanzia danneggiati dal terremoto del maggio 2012: un progetto che mette insieme architettura e pedagogia, ispirandosi al ventre della balena di Pinocchio per stimolare l’interazione tra i bambini e lo spazio.

La scuola per le professioni sociali “Hannah Arendt” a Bolzano (2013) di Claudio Lucchin & architetti associati, ipogea per rispettare il contesto, caratterizzato dalla presenza di un pregevole convento.

Il complesso scolastico a Zugliano (Vicenza, 2013) dello studio 5+1 AA, che presenta ambienti distribuiti intorno ad una corte centrale colorata e giocosa. Da ricordare inoltre: scuola primaria di Cenate Sotto (Bergamo, 2011) di Tomas Ghisellini; asilo nido CityLife a Milano (2018), di studio 02 Arch di Ettore Bergamasco e Andrea Starr-Stabile; la scuola che nasce dal recupero dell’ex Fornace a Riccione (Rimini, 2014), di Pietro Carlo Pellegrini; scuola dell’Infanzia a Settimo di Cascina (Pisa, 2013) di Colucci&Partners.

Visti questi esempi possiamo dire, parafrasando Marcello D’Orta che «ce la caviamo bene» per la qualità architettonica, considerando l’interessante sviluppo progettuale raggiunto in questi pochi anni, ma rimane ancora molto da fare sul tema della ricerca di spazi innovativi per la didattica. Se è vero che ogni buona architettura non può ignorare gli esiti di qualità raggiunti, deve sempre aggiungere un nuovo tassello nel panorama generale, ma come dimostrato è fondamentale il supporto delle istituzioni, a partire da quello economico e gestionale dello Stato.

*L’Autore. Architetto, dottore di ricerca in Progettazione urbanistica (con specializzazioni al Berlage Institute di Rotterdam, all’Università Federico II di Napoli e alla Scuola superiore sant’Anna di Pisa) e ricercatore della Fondazione Michelucci. Attualmente è docente di Urbanistica presso le Università di Firenze, Genova e Roma La Sapienza. Parallelamente alla didattica svolge attività professionale e di ricerca, ricevendo vari riconoscimenti (Premio Gubbio, IQU, De Masi) ed è consulente di varie amministrazioni e membro di Commissioni edilizie e per il paesaggio. Suoi progetti sono stati pubblicati in libri e riviste («Domus», «Opere», «Paesaggio Urbano», «Urbanistica») ed esposti in mostre. Collabora alla redazione di riviste di settore tra cui «Arknews», «Il Giornale dell’Architettura», «Ananke» e dirige «Architetture città e territorio» e «Macramè». È autore di numerosi testi e libri, tra cui: «Tracce storiche e progetto contemporaneo» (2009), «Architetture per anziani» (2009), «Lo spazio dei rapporti» (2011), «Questioni sul recupero della città storica» (2014), «Topografie dello spazio comune» (2015).

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