Insularità: si pronunci chi si propone per governare i sardi [di Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu]

INSULA

L’Union Sarda 17 febbraio 2019. Lettera aperta.   Sono passate diverse stagioni politiche dacché il Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione ha iniziato un percorso capillare, democratico, inclusivo per coinvolgere la comunità regionale affinché la richiesta al Parlamento non calasse dall’alto ma derivasse da un’azione del popolo sardo che, con modalità partecipative mai viste, si è mobilitato, in prima persona, usando gli strumenti costituzionali.

Il Comitato è stato un portavoce, determinato nel riunire le forze politiche e un’autorevole rappresentanza della cultura e della ricerca, a prova che élite e popolo devono e possono operare uniti per il bene comune. Per due volte una percentuale impensabile di Sardi ha sottoscritto la volontà di adire prima un Referendum e poi la proposta di legge popolare da portare al Parlamento.

Nel mentre altre Regioni più ricche con classi dirigenti, coese e determinate, si sono mosse per avere più autonomia e maggiori vantaggi economici. Vantaggi che aumenteranno le disparità tra loro, la nostra isola, e le altre che si sono unite alla Sardegna nell’azione che ha come obiettivo il superamento della condizione geografica come ostativa per le pari opportunità.

Garantirle è infatti tra i principi fondanti la nostra Costituzione che non prevede diseguaglianze tra cittadini nel godere i diritti fondamentali: istruzione, salute, accesso al lavoro, mobilità.

In questi due anni, pochi in assoluto ma un’eternità per l’attuale politica, la geografia delle classe dirigenti è assai mutata ma l’iter della proposta per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione è al palo.  Ciò interpella la classe dirigente sarda sulla funzione che le nostre rappresentanze parlamentari svolgono nel ruolo assegnato loro dal popolo sovrano. Ruolo e funzione  che dovrebbero portarle, dalla scala europea a quella nazionale, a fare blocco per ottenere ciò che altre regioni stanno conquistando oltrepassando le appartenenza.

A ridosso delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale pare necessario rivolgersi ai Candidati a Presidente della Sardegna affinché, nell’esercizio della futura carica, siano irriducibili nel merito. Il Comitato per l’insularità è infatti convinto che non avere pari opportunità inciderà, come nel passato, nella loro attività di governo e che:

  • sarà d’impedimento il divario economico con il resto del Paese anche per una contribuzione fiscale negativa pro-capite che pone la Sardegna al penultimo posto, davanti alla sola Calabria;
  • non può più essere affrontato il ritardo nello sviluppo con interventi statali di tipo assistenziale, ostativi ad un’economia autopropulsiva;
  • il modello fin qui seguito ha prodotto un innaturale mutamento sociale, minato i fondamenti della cultura di intrapresa, rafforzato il clientelismo, isolato l’economia della Sardegna da quella globale, accresciuto la dipendenza che contraddice la libertà e la dignità sancite dalla Costituzione.

Il Comitato per l’insularità  ritiene che la risposta non può essere la difesa dello status quo ovvero maggiore assistenza pubblica ma sollecitare l’infrastrutturazione, materiale e immateriale, nella traiettoria delle pari opportunità per tutti i cittadini che consenta ai talenti e alle risorse umane e territoriali della Sardegna di affermarsi.

Il Comitato per l’insularità  ritiene pertanto necessario che ogni candidato si esprima sull’inserimento del principio di insularità in Costituzione come condizione irrinunciabile del diritto di cittadinanza. Le domande da porre si riducono ad una. Semplice la risposta: Sì o No. Tutte le altre sono alibi.

*Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione

 

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