BIMBARÀ – BIMBÀ – BIMBARÀ [di Gianni Loy]

Orgosolo-1961.-Su-tenore-durante-le-registrazioni-(foto-di-Antonio-Pinna)

Bimbarà – Bimbà – Bimbarà. Vibrazioni di corde vocali che accompagnano la voce narrante. Il suono metallico della Contra che anticipa di un soffio l’irrompere del Basso, ruvido o graffiante, costretto a rispettare il canovaccio sonoro del tema, pur senza disdegnare qualche virtuosismo. Ed infine sa Mesuoghe, squillante bilanciamento dell’armonia. Tre voci che sembrano competere, senza che nessuna di esse, tuttavia, prevalga sulle altre, visto il comune intento di raggiungere la perfetta armonia.

Banne Sio, incamminatosi nel sentiero tracciato dal suo grande maestro, Andria Deplano, non si limita a proporre l’ascolto del Tenore di Orgosolo ad un pubblico di esperti e di profani. Il prezioso volume dal titolo “Non sias Isciau, cantigos de sa bidda orgolesa” realizzato dall’associazione culturale Murales ed edito dalla Grafica del Parteolla,  va molto più in là. A Banne Sio, autore del testo, ed all’Associazione, vanno riconosciuti non pochi meriti.

Per la prima volta, la registrazione del canto a tenore da parte di un gruppo è accompagnata da una presentazione scientifica dell’opera, che comprende tutti i dettagli della registrazione, i testi, notizie sugli autori, l’esatta composizione degli esecutori e la parte di ciascuno, la durata del brano, tutti gli ingredienti, insomma, che normalmente accompagnano la musica colta, la musica d’autore.

Il Tenore, sicuramente una delle espressioni culturali più rappresentative della Sardegna, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, ha tutte le carte in regola per rivendicare, a buon diritto, il posto che gli spetta nel panorama musicale della Sardegna e del mondo; quindi, ogni sua espressione dev’essere offerta con la medesima tecnica riservata alla musica di alto livello. Non sempre, è stato così.

Il volume, pregiato nelle fattura, sarebbe lungo elencare uno per uno quanti hanno contribuito alla sua realizzazione, segna un momento di svolta dal punto di vista della critica musicale, ci auguriamo che si tratti della prima manifestazione di un nuovo cammino.

Il fatto stesso che il volume sia redatto in sardo, in italiano ed in inglese, che esamini la storia e passi in rassegna,  minuziosamente, la letteratura nazionale ed internazionale sul tema, testimonia quanto lungimirante sia lo sguardo del collettivo che lo ha espresso.

C’è poi un altro aspetto di rilievo. Il Tenore, confessiamolo, è stato ed è pane quotidiano per molti in alcune aeree culturali della Sardegna centrale, continuando a tramettersi di generazione in generazione, ma è pur sempre una forma cultuale estranea (nel senso che non è vissuta personalmente) alla maggior parte dei sardi. Eppure è espressione della sardità, rappresentandone uno dei tratti più caratteristici.

Gli “altri” sardi, quelli che non lo incontrano nella quotidianità, almeno quelli che manifestano curiosità, interesse e si sentono coinvolti, avvertono il fascino della voce, inconfondibile, sistematicamente sopraffatta dall’irrompere di vibrazioni apparentemente irriverenti, voce, boghe che sempre riemerge dall’ossessivo Bimbarà e, alla fine, celebra il ritrovato accordo assieme alla contra al basso ed alla mesuoghe.

Avvertono, tutti questi, il fascino ma non sempre distinguono i linguaggi, gli stili, le forme, complesse e variate, che il Tenore ha ereditato dal passato e continua ad aggiornare. Altro merito del libro, accompagnato da un raffinato CD contenente 16 registrazioni originali, è proprio quello di spiegare, con chiarezza e nel dettaglio, le forme e le tecniche, sa Seria, sa Lestra, sa Vardeina …, indicare il metro, presentare il testo che le accompagna, così da consentire, anche a chi già non sia un appassionato, una miglior comprensione, e quindi una più compiuta fruizione, di una forma (non solo) musicale che, dobbiamo ammetterlo, non sempre risulta facilmente intellegibile.

Il Tenore, insomma, grazie allo straordinario lavoro del collettivo Murales, diventa, in un certo senso, un prodotto fruibile da tutti e non più riservato ai soli addetti ai lavori. Il volume (117 pagine), quindi, è anche una vera e propria, dotta, guida all’ascolto dei pezzi.

Per quanto riguarda i testi dei brani presentati, mi piace sottolineare un ulteriore dettaglio. A parte la qualità degli autori, molti dei quali appartenenti all’Olimpo della poesia sarda, la modalità di esecuzione del Tenore “Murales” ha il pregio di consentire a sa boghe di rendere comprensibile il testo cantato, cosa che non sempre avviene; in altri contesti, infatti, sa boghe viene spesso interrotta dal Tenore, impedendo la compiuta comprensione del testo che in realtà, lo è in particolare nel caso dei Murales, costituisce elemento non secondario della composizione.

Altro ancora potrebbe dirsi di un’opera sicuramente destinata a lasciare una traccia importante nella storia del canto a tenore, un’opera ricca, curata sin nei minimi particolari, che arriva dopo quasi 30 anni di attività del gruppo. Ce ne hanno messo, ma ne valeva la pena.

Il seguito della storia saranno gli stessi protagonisti a raccontarcelo, tra pochi giorni, nella sede della Fondazione di Sardegna, dove sarà presentato il libro. In quell’occasione il gruppo Murales si esibirà al gran completo, presentando anche alcune poco conosciute variazioni del tema, come la tecnica del doppio tenore (tre + tre), e consentirà agli ascoltatori, guidati da Banne Sio, autore dei testi del volume, di apprezzare sin nei particolari le peculiarità e la bellezza del canto a tenore. Per quanti ancora non appartengano alla sfera degli adepti, la presentazione potrà rappresentare una straordinaria, imperdibile, occasione di iniziazione al canto a tenore.

Il libro, accompagnato dall’esecuzione dal vivo dei brani più significativi,  sarà presentato il 1 marzo , alle ore 17,30, nei locali della Fondazione di Sardegna in Via S. Salvatore da Horta, da Banne Sio ed Andria Deplano, il massimo esperto della materia, coordinati da Salvatore Cubeddu.  Si bieus tottus incui

*Foto di Antonio Pinna

One Comment

  1. Giuanni Luisu Bangone

    De importu meda meda custu traballu, ma in cale bidda si faet s’atobiu po connosche su libru?

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