Piste cicliabili? Solo se protette. “Altrimenti inutili” [di Vincenzo Borgomeo]

pistaciclabile

La Repubblica.it 6 maggio 2019. Uno studio condotto dalla Monash University in Australia dimostra che dipingere semplicemente le piste ciclabili sulle strade può perfino essere controproducente.”Le piste ciclabili delimitate da vernice sull’asfalto non servono a nulla. Anzi in alcuni casi possono essere controproducenti”.

La denuncia arriva da uno studio condotto dalla Monash University in Australia che dimostra come – dopo uno studio sui dati raccolti dal comportamento di 60 ciclisti a Melbourne, in Australia, quale sia la strada per realizzare le ciclabili.

Per una settimana o due, i ciclisti sono stati dotati di sensori e telecamere per acquisire una mole impressionante di dati durante la guida: così navigatori satellitari e sensori ultrasonici hanno misurato le distanze di passaggio da auto e pedoni mentre dai ciclisti. Il rilevamento dei dati è avvenuto tra aprile e agosto 2017 e parliamo di 422 viaggi per un totale di 5.302 km, il 91% dei quali erano su strada.

Sull’intero set di dati, i ricercatori hanno identificato 18.527 casi in cui un veicolo ha superato un ciclista. Di questi, 1.085 sono accaduti con meno di 100 cm di distanza tra bicicletta e veicolo, considerata “pericolosa” dalla legge australiana. La maggior parte dei sorpassi è comunque avvenuta in aree con limiti di velocità di 60 km/h, con una distanza media fra bici a auto di 190 cm. Ma quelle distanze erano molto più vicine nelle aree con limiti inferiori 168 cm nelle zone 40 km/h, 170 cm nelle zone 50 km/h). E a destare maggiore preoccupazione, poi il fatto che i conducenti avevano anche maggiori probabilità di avvicinarsi (154 cm) ai ciclisti quando passavano nelle zone da 100 km/h.

Attenzione, ricordiamo che parliamo sempre di sorpassi e “avvicinamenti” fra auto e bici che circolano su una ciclabile, non su strade aperte al traffico…

Non solo: in media, le auto lasciavano appena 29 cm di spazio in meno quando i ciclisti utilizzavano piste ciclabili verniciate, 30 cm meno spazio quando c’erano file di auto parcheggiate lungo i cordoli e 40 cm meno spazio quando una strada aveva entrambe le auto parcheggiate lungo il marciapiede, quindi una pista ciclabile dipinta. (In altre parole, le auto lasciavano ai ciclisti la maggior parte della stanza su tratti di strada senza piste ciclabili dipinte e senza auto parcheggiate.)

“I nostri risultati – spiega Ben Beck, autore principale dello studio – dimostrano che una singola striscia di vernice bianca non fornisce uno spazio sicuro per le persone che vanno in bici, servono barriere fisiche. E questi passaggi ‘ravvicinati’ alle bici che viaggiano sulle ciclabili rende le persone insicure e tende a diminuire ovviamente le persone che vogliono lasciare l’auto in favore delle due ruote”

 
 

 

One Comment

  1. Giovanni Satta

    A questo punto manca solo la conclusione: siccome le barriere fisiche – almeno in Italia – sono difficili e costose da realizzare, è meglio non provare nemmeno a fare le piste ciclabili perché disincentivano l’abbandono dell’auto. Il problema quindi non è che si possa andare a 100 km/h (o 40 o 50 in città), ma che ci sono le piste ciclabili, e su queste addirittura i ciclisti.
    La prima vera questione sarebbe una politica integrata per la mobilità, in cui si tenga conto di tutti i flussi di persone (in auto, bici, a piedi, con mezzi pubblici, …) e che riduca sensibilmente la velocità in area urbana – a vantaggio di tutti a partire dagli utenti più deboli.
    La seconda questione è di educazione: se non si invadono le corsie preferenziali dei bus, anche se solo tracciate con la vernice, chiediamoci come mai invece sulle piste ciclabili sia consentito fare di tutto (parcheggiare, lasciare rifiuti, …). Se non si rallenta quando si ha davanti un ciclista, è perché il ciclista non è riconosciuto come un utente della strada.

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