Elezioni comunali a Cagliari, l’esperienza insegna: chi punta sulle liste “civiche” perde (di Vito Biolchini)

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Due candidati sindaco, appena due: mai successo. Perché Angelo Cremone con i suoi Verdes è stato escluso (e va detto che la sua era una corsa solitaria e non l’esito un progetto condiviso in città). Per cui quello del 16 giugno sarà un ballottaggio anticipato: Francesca Ghirra per il centrosinistra contro Paolo Truzzu per il centrodestra. Un caso unico.

Dal 1994, anno di introduzione dell’elezione diretta del primo cittadino, nelle sei precedenti consultazioni i candidati alla massima carica sono stati infatti sempre almeno quattro (nel 2001, con Emilio Floris di Forza Italia che si impose al primo turno su Pasquale Mistretta del centrosinistra, e Gianni Loy e Vittorio Randazzo a provare a scombinare i giochi).

Nel 1994 i candidati furono addirittura dodici (un record, e alla fine al ballottaggio prevalse il centrodestra di Mariano Delogu contro il centrosinistra di Carlo Ciotti), mentre nelle successive consultazioni, quelle del 1998, si scese a cinque (e si confermò Delogu contro Rita Carboni Boy).

Nel nuovo millennio i candidati a sindaco di Cagliari sono stati sei nel 2006 (con la riconferma di Emilio Floris di Forza Italia contro Gianmario Selis per il centrosinistra), per salire a nove nel 2011 (anno della prima vittoria di Massimo Zedda su Massimo Fantola), e addirittura otto nel 2016. Da otto a tre in appena tre anni: ma cosa è successo? Avremo modo di parlarne.

Ora esaminiamo le liste dei due schieramenti.Nel 2016 il centrosinistra di Massimo Zedda era composto da undici sigle: di queste, dieci erano riconducibili esplicitamente a formazioni politiche di consolidata presenza anche a livello regionale (Partito Democratico, Sel, Psd’Az, La Base, Rossomori, Partito dei Sardi, Partito Comunista d’Italia, Centro Democratico, Rifondazione Comunista e Upc) e solo una era una lista civica (Cittadini per Cagliari).

Oggi Francesca Ghirra è sostenuta da sette liste; di queste, solo il Partito Democratico era presente tre anni fa, insieme a Campo Progressista che è l’erede naturale di Sel. Le altre cinque liste (Donne con Francesca Ghirra, Siamo Cagliari, Marzia Cilloccu per Cagliari, Cagliari Città d’Europa e Sinistra per Cagliari) hanno nomi altamente evocativi ma sono di fatto frutto di clonazione o gemmazione delle liste maggiori o sono costruite attorno a singoli consiglieri.

Non solo: anziché ad esaltarle e a farle crescere, il centrosinistra tende a istituzionalizzare le vere esperienze civiche con le quali entra in contatto. Sintomatici sono i due casi di Filippo Petrucci (che nel 2011 si presentò con la lista “Meglio di prima non ci basta”, per poi ripresentarsi con i Rossomori e ora con Campo Progressista) e di Paolo Matta (appena tre anni fa candidato sindaco con la vera civica Quinta A e ora candidato nella lista del Pd).

Il centrodestra che sostiene Paolo Truzzu è invece composto da undici sigle, di cui nove fanno riferimento a partiti o formazioni che vantano una lunga presenza nel mercato elettorale (Forza Italia, Lega, Psd’Az, Udc, Fratelli d’Italia, Fortza Paris, Riformatori, Sardegna20Venti, Popolari per Cagliari), mentre liste cosiddette civiche sono appena due (Sardegna Forte per Cagliari e Cagliari Civica).

In appena tre anni dunque le parti si sono invertite: se nel 2016 fu il centrodestra guidato da Piergiorgio Massidda a puntare (e a perdere) sul cosiddetto civismo (addirittura dieci sulle quattordici liste che lo sostenevano erano civiche), oggi è il centrosinistra a farlo (cinque su sette), mentre il centrodestra riporta nel suo alveo alcune liste che nel 2016 avevano consentito a Zedda di vincere di un soffio al primo turno (prima fra tutte, quella dei sardisti).

L’esperienza dunque ci regala questa indicazione: a Cagliari chi punta sulle liste cosiddette “civiche”, poi perde. Andrà così anche stavolta?

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