Nessuno strappi la rete [di Maria Antonietta Mongiu]

Tela

L’Unione Sarda 18 giugno 2019. La città in pillole. Uno dei più misteriosi miti dell’antichità, quello di Aracne (ragno in greco), pone la tessitura a fulcro dell’agire. Arte dalle mille significazioni già documentata nell’antico Egitto nelle pitture funerarie dove uomini e donne senza distinzione di genere usano telai, orizzontali e verticali.

Molteplici i piani di lettura di un mito che piacque ai Romani e che, tramite Ovidio, attraversò con successo i secoli fino ad abitare insistentemente la pittura rinascimentale e barocca per il ruolo, in quelle fasi, dei tessuti. Il mito di Aracne è mito di creazione, di progetto, di pianificazione. E di autocoscienza. Una donna sfida Atena, dea guerriera e sapiente, forse erede di una divinità matriarcale, che presiede alla tessitura e a tanto altro.

Aracne, abile figlia di un tessitore, vinse la gara rappresentando Zeus e gli dei nelle loro ebrezze e debolezze amorose. L’ira di Atena, nata dalla testa di Zeus, condanna Aracne alla metamorfosi in ragno che tesserà per sempre una rete perfetta quanto effimera. Atena confonde la presa di coscienza della centralità del progetto nell’agire con la hýbris ovvero con la peggiore arroganza.

La tela di Aracne finirà per essere la figurazione della complessità urbana perché tutti i nodi sono interconnessi e centro e periferia non sono gerarchicamente prospettati. Nel mito si intravvede la fase in cui la fondazione non è tribalità individualistica ma traccia uno spazio collettivo che è già l’urbano.

Si è discusso se il disegno isonomico significasse fondare democrazia o semplicemente un ordinamento urbanistico con alcuni elementi fondanti nel passato come oggi. Tra questi l’accessibilità, la cui trasmissione fu competenza interna alla sfera del sacro anche quando la funzione di gestire ponti e strade divenne laica. Perché era ed è bene comune.

Quando i Romani conquistarono la Sardegna riconobbero che millenni di antropizzazione avevano prodotto geografie dell’accessibilità dalla densa tessitura. La somma dei tracciati neolitici e nuragici, punici e romani ha finito infatti per collegare centri costieri e interni, oggi in parte scomparsi. Di questa tela di Aracne molto si conserva nella memoria materiale e assai in quella immateriale con i toponimi.

Chi amministra città come Cagliari deve avere sufficiente attrezzatura per evitare di strappare la rete perfetta quanto delicata che i millenni hanno consegnato alla contemporaneità. E’ accaduto spesso.

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