Una stazione a Elmas [di Franco Masala]

Elmas imag

Capita talvolta che gli interventi meno appariscenti siano anche i più validi. È il caso della vecchia stazione di Elmas che nell’ambito della riqualificazione di quel centro ha oggi un aspetto assai diverso da un tempo, derivante da un intelligente rifacimento.

Il fabbricato è divenuto il principale punto di contatto tra le aree a funzione ferroviaria, la città e il vicino stagno di Santa Gilla. L’intervento si è basato su due punti essenziali: l’ampliamento del corpo di fabbrica a piano terra e la riqualificazione dell’edificio esistente, in verità piuttosto anonimo e simile ad una scatola.

Il fine principale è stato quello di riconvertirlo dal punto di vista architettonico per rinnovare e rendere più piacevole l’immagine pubblica della stazione tanto da trasformarla da semplice luogo di transito per gli utenti-passeggeri in un luogo che favorisca l’aggregazione sociale, oltre tutto in un’area urbana carente di servizi. Ecco allora gli spazi comuni per piccole attività commerciali e un bar ristorante, per la fruizione di viaggiatori e non, che si aggiungono agli ambienti strettamente funzionali al servizio di trasporto (sala d’attesa, servizi igienici, locali tecnici ad uso esclusivo delle FS).

La riqualificazione ha salvaguardato e valorizzato le caratteristiche del fabbricato esistente in funzione di uno spazio pubblico di elevata qualità urbana. Lo spazio interno si rivela fluido e senza interruzioni dalla piazza ai binari grazie anche alle superfici vetrate del corpo aggiunto, visibili già dall’esterno. Gli interventi tesi a riconfigurare il piazzale prevedono aiuole, l’arredo urbano con panchine in pietra ricomposta e l’impianto di illuminazione pubblica, in corso d’appalto.

Il valore aggiunto dell’intervento nella vecchia stazione di Elmas è il rivestimento in ceramica, materiale sicuramente non nuovo nell’architettura né nell’edilizia. Basti pensare alle raffinate piastrelle Liberty, in parte ancora visibili anche a Cagliari, o alla voga, nei tardi anni Cinquanta del secolo scorso, delle tessere monocolore o variamente assortite in molti edifici privati, che hanno prodotto risultati anche vivaci ma inesorabilmente legati all’usura del tempo.

In questo caso il ricorso a lastre di gres porcellanato di grande formato ha suggerito un efficace soluzione a effetto “pixel” che genera un disegno ripetitivo ma con sfumature differenti, quasi a suggerire l’enorme e variegata ricchezza dei materiali in pietra della Sardegna, utilizzati soprattutto nell’architettura romanica.

Gli autori dell’intervento sono l’ing. Paolo Fadda, progettista incaricato, l’arch. Marco Tradori per la progettazione architettonica, l’ing. Michele Onali per quella di strutture e impianti e l’ing. Federico Sollai per il project management (2014-2017). Il progetto è risultato vincitore del primo premio categoria istituzionale del concorso nazionale “La ceramica e il progetto” (VIII edizione, Salerno 2019), promosso da Ceramics of Italy e Cersaie per segnalare le migliori realizzazioni architettoniche con piastrelle di ceramica italiane.

*Foto Cedric Dasesson ©

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