Il fascino osceno del mattone [di Nicolò Migheli]

TESTA-1

C’è da sorprendersi che le dichiarazioni dell’Assessore all’Urbanistica della giunta Solinas siano arrivate solo ora. Da Cappellacci passando per Pigliaru l’ossessione dello stravolgimento del Piano Paesaggistico Regionale è di certa classe dirigente. Una èlite che indipendentemente dalle professioni politiche di comodo ha un solo obbiettivo: consumare territorio, usarlo per gli affari dei propri gruppi di riferimento.

Inutile sottolineare la coincidenza con il G7 che manifesta un allarme mondiale sul clima e le risorse, preoccupato dagli incendi in Amazzonia e in Africa. Inutile dire che il presidente brasiliano Bolsonaro rischia sanzioni internazionali per l’ecocidio che sta compiendo. Le lobby cementifere sarde diranno che questi sono paragoni eccessivi, ma lo spirito che le anima non è per nulla differente da quello dei fazenderos brasiliani: privatizzare i beni comuni, mettere a valore le proprietà di una nazione espropriandole.

I nativi brasiliani lì, le generazioni future dei sardi qui. È stancante dover ripetere negli anni le stesse cose, che in un mondo con terre fertili limitate e paesaggi irrimediabilmente compromessi, averli sani significa possedere un forte atout per il futuro. L’ambiente conservato è strategico, è moneta sonante, è lavoro per le generazioni che verranno.

L’assessore Quirico Sanna nella sua intervista alla Nuova Sardegna, inserisce il bello, se un edificio è bello lo si può realizzare anche su di una spiaggia. Mai categoria fu più soggettiva. È bella la Costa Smeralda? Forse sì, solo che quell’architettura è andata oltre chi la progettò, è diventata quinta scenica perfetta per i carnevali estivi, per le cene a sa sarda, per l’autentico falso con cui ci raccontiamo, aborigeni di noi stessi.

L’unica possibilità di riconoscimento è nell’occhio straniero. Ite narant de nois sos contintales? Alfa ed Omega del nostro essere al mondo. Questo mentre le tanto invidiate Baleari abbattono gli hotel sulla costa. Eppure non è sempre stato così. La Sardegna ha lunga tradizione nella difesa del suo habitat. Come dimenticare l’assessore Luigi Cogodi che negli anni ’80 fece abbattere la villa abusiva del ministro Gava? O ignorare che la Carta de Logu  già in pieno Medio Evo disponeva regole severe nell’uso del territorio?

Il PPR si inserisce in quella gloriosa tradizione che venne rotta con la Legge sulle Chiudende del 1821. Legge che se permise la nascita di un ceto imprenditoriale da una parte, perpetuò la rendita feudale dall’altra, passandola all’èlite che potevano permettersi di pagare gli operai per la chiusura delle terre. È lì che si trovano le basi culturali del disprezzo del bene comune da parte di certi ceti dominanti sardi che allora si impadronirono delle sorgenti di tutti, si appropriarono di assi viarie inglobandole nei propri possedimenti.

Fu un mutamento culturale perché creo la mentalità della proprietà perfetta esente da vincoli pubblici, dove il padrone poteva fare qualsiasi cosa, perché quel luogo era suo. Processo cognitivo che trasforma il bene pubblico in res nullius, luogo che chi è capace può impadronirsene incurante degli altri.

Chi vuole mettere le mani al PPR crede di avere come modello Biarritz sulla costa basca-francese, il luogo che fu massima espressione dell’alleanza tra la nobiltà di sangue e quella finanziaria di Napoleone III, in realtà il suo modello è Abu Dhabi e lo spirito predatorio del deserto così simile all’anima abigeataria del nostro.

In fondo la domanda resta la stessa da almeno vent’anni. Quale Sardegna immaginiamo per le generazioni future? Vogliamo lasciare loro un territorio distrutto, sfruttato o vogliamo impostate un progetto di lunga durata che abbia il suo fulcro nell’immateriale, dove il turismo sia solo una delle tante possibilità e non una servitù non dissimile da quelle militari, energetiche, che stringono la nostra isola in un cappio che la strangola? A noi la scelta.

4 Comments

  1. Paolo Serra

    Ottima sintesi del problema.

  2. Mario Pudhu

    Il fascino osceno del mattone? Il fascino osceno del milione!!!

  3. Adriana Valenti Sabouret

    Grazie mille per questa lucida analisi.

  4. Lucia Maria Tanas

    Mi piace quel “Costa Smeralda, un autentico falso con cui ci raccontiamo, aborigeni di noi stessi….” Dice tutto sul nostro masochistico inchinarci allo spirito predatorio delle lobbies cementifere, sarde e non sarde….

Rispondi a Adriana Valenti Sabouret Annulla risposta