La morte del cardinale Achille Silvestrini [di L’Osservatore Romano]

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http://www.osservatoreromano.va/it/news/la-morte-del-cardinale-achille-silvestrini 29 agosto 2019. Il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, è morto giovedì 29 agosto. Nato a Brisighella, nella diocesi di Faenza-Modigliana, il 25 ottobre 1923, era divenuto sacerdote il 13 luglio 1946. Eletto alla Chiesa titolare di Novaliciana, col titolo personale di arcivescovo, il 4 maggio 1979 e nominato segretario del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 27 maggio. Nel Concistoro del 28 giugno 1988 era stato creato e pubblicato cardinale del titolo di San Benedetto fuori porta San Paolo, diaconia elevata pro hac vice a titolo presbiterale. Il 1° luglio 1988 era stato nominato prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. E il 24 maggio 1991 prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, incarico svolto fino al 25 novembre 2000.

Secondo dei tre figli di Davide Silvestrini e di Maria Gambaretti, dopo aver frequentato il liceo classico nella sua Brisighella era entrato a diciannove anni nel seminario diocesano faentino — vivendo in prima persona anche i disagi dello sfollamento a causa della guerra — e nel 1946 era stato ordinato sacerdote, in cattedrale, dal suo vescovo Giuseppe Battaglia. Aveva celebrato la sua prima messa a Brisighella assistito dallo zio, don Ludovico.

Iscritto nel contempo alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bologna, vi aveva conseguito la laurea in lettere classiche con una tesi sullo Statuto fondamentale del Governo temporale degli Stati della Chiesa, promulgato da Pio IX nel 1948. Inviato dal suo vescovo a Roma nel 1948, si era iscritto al Pontificio seminario per gli Studi giuridici di Sant’Apollinare, frequentando la Pontificia università Lateranense, dove si era laureato in “utroque iure”.

Nel 1952 era divenuto alunno della Pontificia accademia ecclesiastica e il 1° dicembre 1953 era entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, nella Sezione per gli Affari ecclesiastici straordinari della Segreteria di Stato, occupandosi in particolare delle questioni riguardanti Vietnam, Cina, Indonesia e in genere il sud-est asiatico.

Dal 1958 al 1969 era stato tra i collaboratori dei segretari di Stato Domenico Tardini e Amleto Giovanni Cicognani. Rientrato al Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa, nuova denominazione assunta dalla Sezione per gli Affari ecclesiastici straordinari, si era occupato del settore Organizzazioni internazionali – Problemi della pace, disarmo e diritti dell’uomo.

Nel 1971 aveva accompagnato l’arcivescovo Agostino Casaroli nella visita a Mosca per depositarvi lo strumento di adesione della Santa Sede al Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari. Nel 1972 era stato designato delegato-aggiunto alle consultazioni di Helsinki in preparazione alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, partecipando successivamente, a Helsinki e a Ginevra, a tutte le fasi della Conferenza.

Nel 1977 era stato capo-delegazione aggiunto alla Riunione di Belgrado per la verifica e lo sviluppo dell’atto finale di Helsinki. Aveva guidato le delegazioni della Santa Sede alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’uso pacifico dell’energia nucleare (Ginevra 1971) e alla Conferenza sull’attuazione del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (Ginevra 1975).

Nel luglio 1973 era stato nominato sotto-segretario del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa. Per alcuni anni aveva insegnato diritto diplomatico nella Pontificia accademia ecclesiastica. Nel maggio 1979 era stato nominato Segretario dello stesso Consiglio e promosso all’episcopato. L’ordinazione episcopale gli era stata conferita da Giovanni Paolo II nella basilica Vaticana, insieme con altri presuli. “Crux fidelis arbor una nobilis” il suo motto episcopale.

Nella nuova responsabilità aveva guidato dal 1979 la delegazione della Santa Sede per la revisione del Concordato lateranense e aveva condotto le trattative con le autorità italiane fino alla firma dell’Accordo del 18 febbraio 1984.

Innumerevoli sono state le missioni diplomatiche da lui compiute nel corso di quegli anni: è stato, tra l’altro, rappresentante della Santa Sede a Madrid alla riunione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa 1980-83; inviato a Malta (1981); a Buenos Aires, per la crisi delle Malvine-Falklands (1982); in Nicaragua e in El Salvador (1983); in Polonia (maggio 1983); ad Haiti per la modifica del Concordato (1984); a Stoccolma, come capo della delegazione della Santa Sede alla sessione inaugurale della Conferenza sul disarmo in Europa (1984); ad Helsinki, per la celebrazione del X anniversario della firma dell’Atto finale della Conferenza per la Sicurezza e la cooperazione in Europa; ancora a Malta, per la definizione di un accordo sulle scuole della Chiesa (1985); in Libano e in Siria (1986); di nuovo a Malta per l’esame di materie riguardanti le relazioni tra la Chiesa e lo Stato (1986); ancora in Polonia (1987).

Divenuto cardinale nel Concistoro del giugno 1988, aveva iniziato poi il suo servizio come prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. Quindi nel 1991 Giovanni Paolo II lo aveva nominato prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, incarico svolto fino al 2000. In quel periodo, dal 3 aprile 1993, era stato gran cancelliere del Pontificio istituto Orientale. E nel 1995 era stato anche presidente delegato all’assemblea speciale per il Libano del Sinodo dei vescovi, oltre ad aver preso parte a diverse assise sinodali. Più volte era stato inviato speciale del Papa in occasioni di particolari celebrazioni.

Nel ministero sacerdotale aveva sempre svolto, fino agli ultimi giorni della sua vita, un’azione di formazione tra i giovani a Villa Nazareth, istituzione ideata nel 1946 da monsignor Domenico Tardini, a quel tempo segretario della Sacra Congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari e che nel 1958 da Giovanni XXIII sarebbe stato nominato segretario di Stato e creato cardinale.

Nella Roma del primissimo dopoguerra l’idea di Tardini — che venne realizzata con l’aiuto di un gruppo di amici statunitensi, laici e preti — fu quella di accogliere da ogni parte d’Italia bambini poveri per dare loro la possibilità di una formazione altrimenti impossibile. In questa intelligente opera di carità il prelato romano seppe coinvolgere moltissime persone, tra le quali non pochi colleghi della Curia romana, come appunto Achille Silvestrini, sin dal 1953, anno in cui il giovane prete romagnolo era entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede.

Alla morte del segretario di Stato, nel 1961, gli era succeduto alla guida di Villa Nazareth l’arcivescovo Antonio Samorè, che sarebbe stato creato cardinale da Paolo VI nel 1967. Nel frattempo, all’inizio del 1963, Giovanni XXIII per dare continuità all’opera del cardinale, l’aveva trasformata nella Fondazione Sacra Famiglia di Nazareth, della quale era stata sviluppata soprattutto la formazione universitaria.

La crisi del Sessantotto aveva interrotto però la residenza dei giovani e nel 1969 una cinquantina di loro, con l’aiuto di monsignor Silvestrini, si erano riuniti in residenze autogestite.

Con pazienza e tenacia la crisi era stata superata con la costituzione di una comunità dove, secondo un’idea di Tardini mai abbandonata, i più grandi aiutavano i più piccoli. Nel 1980 era stata costituita la Comunità Domenico Tardini e nel 1983 l’arcivescovo Silvestrini era divenuto presidente della Fondazione Villa Nazareth, aperta dal 1984 anche alle ragazze in residenze separate e che oggi coinvolge circa 250 giovani.

Con la ricchezza di questa storia, il cardinale Silvestrini aveva accolto Papa Francesco a Villa Nazareth il 18 giugno 2016, nel contesto del settantesimo anniversario di fondazione, presentandogli le coordinate di questa istituzione in un toccante discorso di ringraziamento nella cappella. «Qui s’impara che la forma ecclesiale fondamentale di chi segue Gesù è il servizio» — ebbe a dire al Papa — attraverso «la diaconia della cultura e dell’incontro».

 

One Comment

  1. Mario Pudhu

    Su bene chi si faet, e totu is personas chi dhu faent, no faet bacanu, carraxu, iscàndhalu, comente a su contràriu – e giustamente! – faet totu su male e is chi dhu faent, chi ndhe prenent is giornales, is televisione, is libbros e is tribbunales.
    Ca su bene chi si faet est sa normalidade de su èssere gente, cun totu chi si ndhe foedhat mesa meda prus pagu, ma chi si no fut meda meda meda de prus custa umanidade s’iat a èssere giai ispérdia!
    S’impressione est totu su contràriu.
    Ma podeus e depeus sighire cun totu s’isperàntzia, cun totu sa fide, cun totu sa caridade e totu su coràgiu a pentzare e fàere bene.

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