Edoardo Salzano (1930-2019): io guardo oltre [di Giovanni Caudo]

Urbanista_Salzano

Giovanni Caudo traccia un ricordo intimo dell’urbanista noto per la sua passione civica e per l’impegno politico. ttps://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2019/09/26/edoardo-salzano-1930-2019-io-guardo-oltre/.

Ho salutato Eddy. A Eddy piaceva la cucina, forse non proprio cucinare ma certamente studiare le ricette sì, perché immaginare i piatti è l’espressione profonda di una cultura del fare, di quella propensione dell’uomo, di qualsiasi uomo e di qualsiasi parte e genìa esso sia, a sperimentare a contaminare, associare gli alimenti in vista di un risultato. Eddy immaginava ma era pragmatico e teneva al risultato; organizzava il lavoro a ritroso, si partiva dalla fine. Eddy ha vinto il premio della Città di Venezia per il davanzale più bello, con i suoi gerani rossi che abbellivano le finestre della casa vicino al Ponte dell’Accademia, una casa ad angolo, una fioritura che era uno spettacolo. La cura è il futuro delle città, lo diceva spesso.

Un camicione bianco fino alle caviglie alle cinque di mattina, questa è la prima immagine del Professore che ero andato a trovare a casa a Venezia quando cominciavo a orientarmi sul dottorato prima e sull’insegnamento dopo. Prese un fascicolo sulla sua libreria di casa: «Ecco», mi disse, «questo è un appunto che precedette Urbanistica e società opulenta, un libro che nacque anche dagli stimoli che provenivano dalla frequentazione con Franco Rodano e con gli altri suoi compagni di partito che pur venendo da una tradizione cattolica avevano scelto di stare nel PCI».

Urbanistica e società opulenta è un testo profetico: era il 1969, potrebbe essere oggi e certamente appena ieri. È importante ricordare questa radice cattolica nel pensiero di Eddy; oggi potrebbe sembrare inattuale è invece era la sua radice profonda che lo alimentava ancora oggi: dum spiro spera, fino a quando ho fiato spero.

Non ha mai mollato, ha perso spesso, ha condotto battaglie impossibili ma sempre giuste fino alla fine, come quando è uscito poche settimane fa sulla sedia a rotelle per manifestare contro le grandi navi nella laguna di Venezia.

La sua biografia è molteplice. Basta ricordare che fu consigliere comunale a Roma quando si discuteva il Prg del 1965 e poi consigliere comunale e assessore all’Urbanistica a Venezia, quando propose e realizzò l’ortofotopiano del centro storico e la prima normativa morfotipologica per controllare i cambi di destinazione d’uso; un lavoro dove non si può non citare il contributo essenziale di Gigi Scano. Due momenti in una biografia che ne contiene tanti altri e però anche uno solo di questi potrebbe essere sufficiente a riempire una vita.

La sua impronta all’Istituto Nazionale di Urbanistica fu talmente chiara ed evidente che fu necessaria una vera e propria battaglia per il ricambio. Perse, ma pochi anni dopo Eddyburg, il sito da lui fondato e con cui si è identificato negli ultimi venti anni, si conquistò un’influenza nel dibattito pubblico sulle questioni urbanistiche ben superiore a quello di altri attori. Basti pensare alla battaglia sulla riforma della legge Lupi e al contrasto che riuscì a mettere in campo contribuendo a mobilitare persone e opinioni che ne arrestarono il cammino.

Il legame con molti mondi, associazioni e comitati è diventato un intreccio tra competenza, mobilitazione e sapere esperto, e tutto confluiva su Eddyburg e ne amplificava gli effetti.

Professore buono ed esigente, lucido e pieno di sensibilità. Un’intensità affettiva ed emotiva che solo lui sapeva mettere nei suoi scritti, fosse anche la semplice scrittura di una mail. Ha guardato alle cose che affastelliamo nel mondo, le cose che abitiamo, con rigore e passione, guardando sempre oltre e mai soffermandosi o accontentandosi di dove era arrivato; era costantemente in tensione tra stare e partire per nuove esplorazioni.

Se ne è andato, e a salutarlo a Cà tron c’erano tante persone da ogni parte d’Italia da riempire il salone grande; un caleidoscopio di contributi diversi, ognuno ha illuminato un tratto di Eddy, tutti ne sentiamo la mancanza. La sua scomparsa però è soprattutto una perdita per il nostro Paese, per la sua cultura civica e politica. Ciao Eddy.

*Giovanni Caudo. Nato a Fiumefreddo di Sicilia (1964), è architetto e professore associato di Urbanistica presso il Dipartimento Architettura dell’Università degli Studi “Roma Tre”, dove svolge attività didattica nel corso di laurea in Scienze dell’Architettura e nel dottorato. Dal luglio 2013 all’ottobre 2015 è stato assessore alla Trasformazione Urbana di Roma capitale. Svolge attività di ricerca sulla condizione urbana contemporanea studiata attraverso le forme dell’abitare e la nuova questione abitativa. A questo tema ha dedicato ricerche su aspetti specifici, sia in ambito nazionale (Territori post-metropolitani come forme emergenti: le sfide della sostenibilità, abitabilità e governabilità; Housing Italy, Padiglione Italiano all’11° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia), sia internazionale (Inclusionary housing: a comparative international analysis, Lincoln Institute of Land Policy, Cambridge Mass.) e soggiorni di studio presso l’University College di Londra. Socio della Società italiana degli urbanisti e membro della giunta, è stato rappresentante nazionale eletto dell’Associazione europea delle scuole di pianificazione (AESOP)

 

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