La dorsale sarda del GNL [di Giuseppe Biggio]

SERBATOI

In Sardegna l’insularità è sempre stata un fardello troppo pesante da sostenere. Dietro l’alibi delle maggiori distanze da coprire, i costi di energia e di trasporto delle merci hanno sempre rappresentato per la Sardegna un grosso problema. Talvolta troppo grosso, per fornire alle imprese sarde pari concorrenzialità rispetto a quelle continentali. Per tanti anni le insistenti richieste di metanizzazione della Sardegna sono risultate inutili, pur essendo l’unica regione italiana a non essere dotata di questa infrastruttura.

A distanza di tanto tempo i problemi rimangono. Eppure oggi la Sardegna esporta nella penisola gran parte dell’energia elettrica prodotta, infatti a fronte di 12355 Gwh generati (di cui circa la metà da fonti rinnovabili), vengono consumati in Sardegna solo 8761 Gwh. Quindi si esportano 3594 Gwh (più del 40,8% del proprio fabbisogno) (fonte Sardegna Imprese). Il tutto attraverso due elettrodotti di sezione limitata che rappresentano il collo di bottiglia del sistema di trasporto dell’energia verso la penisola. E malgrado tutto ciò il costo dell’energia in Sardegna non è inferiore a quello delle altre regioni. Anzi, risulta spesso sensibilmente maggiore.

La corsa allo sviluppo non prevede mai un percorso rettilineo, anzi è disseminata di incognite e imprevisti che costringono molto spesso a ritornare indietro per imboccare una nuova direzione. Il tempo che ora stiamo vivendo rappresenta proprio uno di questi momenti. Il riscaldamento globale impone soluzioni drastiche e urgenti.

Le nazioni più progredite e inquinanti devono modificare le loro politiche energetiche per ridurre drasticamente i gas climalteranti e le più virtuose stanno lavorando in questa direzione. In prima fila l’UE, che ha tracciato un percorso chiaro verso la conversione dal fossile alle FER (fonti energetiche rinnovabili).

A fronte di queste prospettive la Sardegna che fa? Con grande clamore annuncia la realizzazione prossima di un metanodotto che costituirà la dorsale regionale. Si tratta di circa 400 km di metanodotto che ricalca grossomodo il tracciato della SS 131; che attraverserà territori di notevole pregio ambientale e che economicamente graverà soltanto sulle casse dei sardi.

In questo momento storico la Sardegna potrebbe trasformare il suo ritardo sulla metanizzazione in un vantaggio: risparmiando quelle risorse per concentrarle sulle fonti rinnovabili e sulle nuove frontiere della ricerca per gli accumulatori elettrici.

Ma anche se improvvisamente dovessimo ipotizzare un’improbabile impennata della domanda di energia da parte del settore industriale, tale da non consentire una maggiore produzione da fonti rinnovabili, allora la migliore soluzione sarebbe quella di utilizzare sì il metano dei rigassificatori, ma di trasformarlo immediatamente in energia elettrica nelle vicinanze del rigassificatore stesso, per poi distribuire l’energia elettrica prodotta attraverso la rete già esistente di Terna. Anche in questa ipotesi astratta la realizzazione del metanodotto diventerebbe inutile e dispendiosa.

Il governo centrale insiste per la realizzazione di un nuovo elettrodotto, piuttosto che per la dorsale. E’ evidente il suo interesse ad utilizzare al massimo la maggiore produzione dell’energia sarda. Ma il gasdotto cui prodest ? Molti sono i soggetti che se ne avvantaggerebbero, ma non di certo i sardi e la Sardegna. Per questo abbiamo la necessità e l’urgenza di farci sentire.

Di rimettere al centro la voce dei diritti: maggiori risorse economiche per lo sviluppo, minore inquinamento, più tutela dell’ambiente e del paesaggio, più sicurezza per le popolazioni. Queste le proposte che risolverebbero i problemi di migliaia di famiglie sarde.

One Comment

  1. Mario Pudhu

    Milli bortas resone!
    Ma a sas impresas (italianas, de su Continente, mih!) chi cherent imbusacare sos milliones cun s’iscusa de fàghere risparmiare sos Sardos e passare pagos sodhos de parfaruza a sas impresighedhas sardas no lis at a fàghere sa cara ruja su vile aprofitamentu a calesisiat costu, de inutilidade po sa Sardigna e sos Sardos e de disastru ambientale pro totus.
    Su chi faghet ispantu e ischifu de irresponsabbilidade est sa miséria de cantos Sardos (de políticos e sindhacados) cherent su tubbu, paret chi bi apent torracontu personale.
    Custu tubbu cheret rifiutadu!

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