Ddl Urbanistica della Giunta Solinas: una deregulation generalizzata priva di pianificazione urbanistica che comprometterebbe il paesaggio, la qualità rurale e la biodiversità degli habitat [di Carmelo Spada e Graziano Bullegas]

SAR

La Sardegna ha bisogno di una legge urbanistica e di un’estensione del PPR all’intero territorio dell’isola che sappiano mantenere la tutela della fascia costiera mettendo in sinergia le città costiere, le zone interne e le aree agricole. Grazie a tale strategia potrebbe maturare lo sviluppo sostenibile della Sardegna per le presenti e le future generazioni.

Infatti, i flussi turistici nel mondo globalizzato si intercettano con la qualità ambientale diffusa, la salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici, le produzioni agroalimentari di qualità, l’artigianato artistico e l’alta formazione delle giovani generazioni nell’ambito dell’accoglienza e dell’enogastronomia.

Questa direzione strategica potrà concretizzarsi se la Sardegna, isola nel Mediterraneo, saprà sciogliere il nodo dei trasporti internazionali, nazionali e della mobilità interna.

Il Ddl urbanistica presentato dalla giunta regionale della Sardegna, in soli 21 articoli, “demolisce” le procedure di pianificazione e i sistemi di tutela nazionali e regionali vigenti. Infatti, nella fascia costiera, sono consentiti incrementi volumetrici in tutte le categorie residenziali, turistico-ricettive innalzando la percentuale dell’incremento volumetrico fino al 25 per cento. Nelle zone F turistiche, questi incrementi oscillano tra il 20 e il 30 per cento in funzione della vicinanza alla linea di battigia. Gli incrementi volumetrici non vengono espressamente esclusi neppure per le strutture che ne hanno già usufruito in passato.

E’ il caso di ricordare che l’inedificabilità della fascia costiera si è rivelata una scelta lungimirante sia dal punto di vista ambientale sia economico nel medio e nel lungo periodo, come documentano, peraltro diversi studi di carattere economico che confermano la necessità strategica della tutela, in quanto permette alla risorsa naturale di generare reddito anche in futuro.

L’altra deregulation avverrà nelle zone agricole, dove verranno consentiti interventi edificatori per fini residenziali a tutti, perfino a chi non svolge l’attività di coltivatore diretto: basta un solo ettaro di superficie, anche in porzioni di più corpi aziendali non contigui o addirittura ubicati in comuni limitrofi. E’ un assurdo urbanistico! Si riapriranno così le maglie per incentivare nuove lottizzazioni abusive in zona agricola. Le aree agricole più a rischio saranno ovviamente come nel recente passato le zone costiere e quelle a ridosso delle città.

Chi pagherà i costi per infrastrutturare e dotare di servizi le nuove aree edificate? Saranno ovviamente a carico dell’intera comunità!

È il caso di ricordare che nell’isola circa il 60% dei terreni agricoli è adibito a prati o pascoli e che le coltivazioni di pregio come viti, olivi e frutteti sono marginali, con le norme del Ddl della  giunta Solinas, si esporrebbe ulteriormente il territorio ad ulteriori rischi di dissesto idrogeologico.

Una dissennata politica edificatorio priva di pianificazione porterebbe, tra l’altro, alla frammentazione, urbanizzazione e distruzione dei paesaggi agrari e colturali.

L’applicazione di un simile Ddl porterebbe a risultati imprevedibili sulla quantificazione dei milioni di metri cubi che potrebbero realizzarsi in tutto il territorio regionale e prevedibili sull’inutile consumo di suolo. Infatti in Sardegna si costruisce troppo seppure non serve, lo testimoniano mezzo milione di case inutilizzate.

Il consumo di suolo – stando ai dati pubblicati dall’Ispra riferiti al 2018 -, riguarda in particolare modo la fascia costiera della Sardegna e le aree metropolitane, registrando casi emblematici come Monserrato, in cui l’uomo è intervenuto nel 41,3% del territorio comunale, Elmas (30,63%), Cagliari (24,5%). L’altro dato macroscopico, che vede la Sardegna tra le regioni d’Italia a più elevato consumo di suolo pro capite, è rappresentato dal fatto che tale consumo non procede di pari passo con la crescita demografica.

Aumentano le superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali mentre la popolazione diminuisce sempre di più. I danni del consumo di suolo sono diretti e indiretti: espongono ulteriormente l’isola al rischio di dissesto idrogeologico, influiscono negativamente sulle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e contenimento dei fenomeni che causano la perdita di biodiversità.

Anziché dell’ennesima legge lesiva del territorio e del paesaggio, come il Ddl prodotto dalla giunta Solinas, la Sardegna ha sempre più necessità di un vero strumento di governo del territorio che sappia salvaguardare la qualità ambientale coniugata alla presenza antropica tenendo conto che i relativi piani urbanistici comunali devono saper individuare, con adeguate previsioni, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. E’ questo il vero dono che dobbiamo consegnare alle future generazioni.

*Delegato WWF Italia per la Sardegna **Presidente Italia Nostra Sardegna

 

 

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