Un Patto che salva le Comunità [di Maria Antonietta Mongiu]

Sant'Efisio a Pula

L’Unione Sarda 26 marzo 2020. La città in pillole.  Un mostro sembra impadronirsi di ogni spazio. Il fenomeno eccezionale, il suo significato, nell’accezione negativa si legge persino negli occhi di chi per ruolo dovrebbe gestirlo. Viene da tempi remoti.

Lo si intravvede negli affreschi di Altamira in Spagna e di Lascaux in Francia; coloratissime pratiche che come antidoto includevano nel quotidiano una sua manifestazione ritenuta funesta: bisonti, cervi, uri, cavalli, cinghiali. Decine di mani oranti e minuti uomini a rappresentare forza e fragilità perché non diventasse fantasmatico ma familiare.

Nell’oscurità di quelle grotte, da oltre 20.000 anni, si registra una delle esperienze più potenti del sacro: esemplare e collettiva mediazione con mostri, immaginati o vissuti, per contenerli e rielaborarli.

Picasso vi riconobbe un potente progetto di senso. Sigmund Freud chiamò quel sentimento perturbante e gli dedicò un attualissimo articolo, frequentato da molti specialismi. La passione di Freud per l’archeologia gli fornisce sostanza per spiegare tanto perdurante sentimento dove il primordiale e mai superato terrore convive con l’azione per oltrepassarlo.

Scava nel sostantivo unheimlich, in italiano perturbante, contrario di heimlich. Il perturbante è dunque il non familiare, lo sconosciuto, lo spaventoso. Scopre che heimlich significa anche nascosto, segreto. Il perturbante è in sintesi un fenomeno eccezionale, improvviso, spaventoso e familiare, che abbisogna per essere superato di patti tra comunità e mediatori autentici. E di voti. Cagliari ne ha fatto di importanti. Altro da quelli propagandistici.

 

 

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