Priorità scuola da custodire [di Francesco Riccardi]

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Avvenire 15 aprile 2020. La sintesi migliore di che cosa sia la scuola, quale ruolo fondamentale svolga e le attese che perciò suscita, la si può ritrovare oggi in un’accorata lettera aperta. L’ha scritta un’anestesista-rianimatore, impegnata nella lotta al Covid-19 in ospedale, madre di una 16enne iscritta al Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo, nel milanese, per ringraziare i professori del loro impegno e spronarli ad essere sempre più presenti «Ora più che mai la vostra presenza è

fondamentale – scrive la dottoressa Elena Borsotti –. Alcuni di noi (medici) sono già o saranno contagiati. Alcuni di noi non vedranno la fine dell’epidemia. Ma questo è il nostro lavoro e lo facciamo con anima e corpo.

Come noi ci prendiamo cura dei nostri pazienti, voi (professori) oggi ancor più di prima siete indispensabili nel prendervi cura dei nostri ragazzi, della nostra generazione futura, perché siete chiamati all’arduo compito di contenere i danni psicologici che questa epidemia ha ed avrà sugli adolescenti. Siete i loro compagni di viaggio in questo tempo sospeso. Come anestesista-rianimatore il mio cuore al lavoro sarà più leggero sapendo che altre figure importanti si stanno occupando non solo della didattica, ma anche della formazione umana e dell’integrità psicologica di mia figlia e di tutti i ragazzi».

È sufficiente guardare alle nostre vicende da questa prospettiva per comprendere come ci sia un appuntamento che non possiamo mancare: la riapertura delle scuole. La Francia ha scelto di gettare il cuore oltre l’ostacolo e farlo da subito.

Oltralpe, dall’11 maggio gradualmente riprenderà la frequenza dei bambini in scuole materne ed elementari, poi nei prossimi mesi negli altri livelli dell’istruzione. Emanuel Macron l’ha definita «una priorità» perché l’attuale situazione «aumenta le ineguaglianze». «Troppi bambini, soprattutto nei quartieri popolari e in campagna, sono privati della scuola per non avere accesso al digitale e non possono essere aiutati allo stesso modo dai genitori – ha detto il presidente francese –. In questo periodo, le disuguaglianze delle abitazioni e quelle tra famiglie sono ancora più marcate. È per questo che i nostri bambini devono ritrovare la strada della scuola».

Dal punto di vista sanitario si tratta probabilmente di una scommessa azzardata. Gli inevitabili contatti umani provocati dal portare e riprendere i figli a scuola, la permanenza nelle aule dei bambini non certo a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, potrebbero essere pagati a caro prezzo in termini di (ri)diffusione del coronavirus. Ma ciò che è importante cogliere della scelta francese sono l’ideale delle uguali opportunità di base per tutti e il concetto di istruzione come il più importante volano dello sviluppo sociale e quindi economico.

La scuola è la prima “fabbrica” che va riaperta perché “produce” donne e uomini consapevoli, sembrano voler dire i francesi. Si tratta di un’idea di Paese (più o meno condivisibile) e di una capacità politica di metterla in atto con nettezza, che a noi mancano. Beninteso, dietro la decisione d’Oltralpe si avverte anche l’esigenza assai pratica di riportare nelle aule prima i bambini più piccoli, passo fondamentale affinché i genitori-lavoratori possano tornare a prestare la loro opera in aziende e negozi. Proprio questa è l’imprudenza “economicista” che potrebbe costare cara e che noi italiani faremmo bene a non commettere.

Ma, con la stessa chiarezza d’intenti dei francesi, in Italia dobbiamo essere capaci di sfruttare al meglio i prossimi mesi, anche estivi, e arrivare a settembre con un piano ben definito per una vera e solida ripartenza. Per le famiglie questa estate sarà ancora una difficile traversata nel deserto: chi non potrà tele-lavorare dovrà gradualmente tornare in fabbriche e negozi senza poter contare su molti dei servizi di accoglienza per bambini (oratori, centri estivi) ai quali tradizionalmente s’affidava.

Forse perfino dovendo fare ancora a meno dell’aiuto dei nonni, per tutelare la loro salute. Sarà necessario che lo Stato pensi a come aiutare concretamente questi genitori. Soprattutto, però, questo chiede alla politica, al personale scolastico e ai sindacati di categoria uno sforzo eccezionale di investimento, creatività e impegno. Servono risorse economiche, anche oltre il necessario, per finanziare un piano straordinario di assunzioni di insegnanti – sono 160mila i precari disponibili –, di adeguamento delle strutture scolastiche per seguire le indicazioni sanitarie, idee per far continuare lungo i prossimi mesi una didattica gradualmente sempre più integrata tra off-line, on-line e in presenza.

Un impegno costante e straordinario degli insegnanti per rendersi comunque presenti con i ragazzi nelle prossime settimane. È necessario un atteggiamento fortemente partecipativo e non burocratico-rivendicativo da parte dei sindacati per costruire, insieme al governo, ai genitori e agli studenti, una scuola nuova, migliore, capace di dimostrare di essere la prima istituzione, la prima agenzia educativa, ad aver fatto tesoro di questa drammatica esperienza della pandemia.

«Quando la terribile tragedia che si sta consumando sarà finita, gli studenti ritorneranno da voi (insegnanti). Ma non saranno gli stessi di prima – si legge ancora nella lettera dell’anestesista –. Voi sarete fondamentali nell’aiutarli a mantenere la fiducia in loro stessi, a superare le loro angosce, a riparare le loro ferite. Sarete più che mai fondamentali nel compito di continuare a formare adulti solidi».

La riapertura della scuola a settembre segnerà la piena e definitiva rinascita dell’intero Paese. Perché a riavviare a pieni giri i motori sarà la nostra “fabbrica di futuro”, la primaria agenzia educativa a cui affidiamo ciò che abbiamo di più prezioso: i figli. Oggi il ritorno in aula a settembre è una prospettiva a cui ragazzi e genitori guardano con grande speranza. Vale la pena di spendersi oltre i limiti per non deluderli. Per non arrenderci. Per riappropriarci, in autunno, della Primavera di vita che il virus ci ha rubato.

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