Il 25 Aprile nel tempo del COVID-19. Quale la vera lezione? [di Sergio Vacca]

State flags of Italy on the windows of facade of house in city Reggio Emilia

“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”. Questo, il proclama di Sandro Pertini, l’indimenticato e amato Presidente della Repubblica, per lo sciopero generale di Milano nella giornata del 25 aprile 1945.

Particolare questo 75esimo anniversario della Liberazione dell’Italia, data riconosciuta festa nazionale, con decreto luogotenenziale dal governo De Gasperi il 22 aprile del 1946. Si era alle fasi finali della seconda guerra mondiale, ma anche di una sanguinosa guerra civile, che ha visto forze cobelligeranti con gli Eserciti alleati, ciò che rimaneva delle nostre Forze Armate, rimaste fedeli al Re e i Partigiani in contrapposizione al governo fascista della Repubblica Sociale Italiana ed agli occupanti nazisti.

Dopo la fuga da Roma del Re e del governo Badoglio, il 9 settembre 1943 sorse il Comitato di Liberazione Nazionale, che diede origine alla Resistenza, come aggregazione di diversi comitati, sorti spontaneamente, che rappresentavano diversi orientamenti politici. Tra i più importanti, le Brigate Garibaldi, comuniste, le formazioni Matteotti, socialiste e Giustizia e Libertà del Partito d’Azione. Ma fu soprattutto un movimento di popolo, che, unitamente alle formazioni partigiane, determinò la liberazione di molte zone dell’Italia prima dell’arrivo degli alleati.

Questa fase della guerra fu caratterizzata da feroci rappresaglia nazi-fasciste; dopo l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, i primi eccidi furono perpetrati nel sud Italia, fino alle stragi della ritirata attuate in Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige nei giorni successivi la liberazione. Su oltre 5.600 stragi, il numero accertato delle vittime è stato di 23.700; fra queste vanno ricordate, per efferatezza e persone coinvolte il massacro delle Fosse Ardeatine, la strage di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzena.

Fin qui il racconto, la storia. Ma qual è il significato vero della ricorrenza. Qualcuno afferma: “E’ il Natale della democrazia, nella giornata del 25 aprile 1945 rinasce la libertà. La ricorrenza, oltre a festeggiare la liberazione dal nazifascismo è il momento per riflettere sulla nostra Costituzione. E’ un momento nel quale possiamo e dobbiamo guardare al futuro con speranza e coraggio.

Nel tempo che stiamo vivendo la ricorrenza è quanto mai importante per la condizione nella quale l’Italia, come tutto il mondo, aggredita da un virus pandemico è in uno stato di prostrazione profonda. In molte aree, particolarmente nel nord del paese, il COVID-19 ha quasi decimato un’intera generazione di persone che hanno fatto la guerra e la Resistenza; l’economia ha sofferto un calo tale che il PIL 2020 perderà quasi il 10% del proprio potenziale. Interi comparti economici avranno fortissime difficoltà nella ripresa e moltissime aziende saranno costrette a chiudere.

Questo è perciò il momento dell’unione. Come fecero gli italiani al termine della seconda guerra mondiale lavorarono alacremente e senza soste e ricostruirono l’Italia, allora ridotta ad una sequenza di macerie dal nord al sud. Pensiamo anche alla necessità, ma anche all’urgenza, che le guerre ancora in atto in molte aree del pianeta cessino la loro furia distruttrice. Pensiamo alla necessità e all’urgenza che i grandi nemici della nostra epoca, il virus, il riscaldamento globale e la disuguaglianza sociale ed economica cessino.

Questa è la vera lezione della ricorrenza odierna del 25 aprile.

*Sindaco di Milis

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