Come progettare il futuro [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 4 giugno 2020. La città in pillole.  “Come vivere in una città storica? Che fare del patrimonio archeologico? A queste eterne questioni che si credono insolubili le città e gli Stati non hanno smesso di cercare una risposta dal XIX° secolo […].”.

La frase fu esergo e sostanza della mostra Archeologia et progetto urbano, di M. Querrien e A. La Regina, itinerante dal 1985 nelle città di cui trattava tra cui Parigi, Lille, Strasburgo, Marsiglia, Lione, Reims, Montpellier. Città di origine antica o di lunga durata nelle quali si stavano ripensando manufatti, porzioni di città, complessi museali o nuovi strumenti di pianificazione; tutti progetti fondati sulla storicità dei luoghi.

Alla verifica, il tasso di incidenza del comune denominatore è stato assai diverso per la differenza dei decisori e per le specificità dei luoghi, giacché città di lunga durata non significa stesse età, densità, estensione o tipologia. Diversi, quasi sempre, genesi e sviluppo. Alcune derivano da accampamenti romani diventati centri abitati che conservano l’impronta originaria.

Altre da villaggi di comunità/civitates di indigeni assimilati, dopo la conquista, all’orbis romano con la fondazione di colonie e, spesso, col trasferimento, anche da luoghi distanti, di abitanti o la promozione a municipium. Qualcuna esisteva da tempo immemorabile ove si pensi alla greca Marsiglia o a Cagliari, i cui territori erano antropizzati da millenni.

Che dire delle tante, nate una volta che l’Europa scollina l’anno mille e il terrore che il mondo sarebbe finito? In verità era solo finito, con l’impero romano, un mondo. Dello stesso persisteranno non solo tracce materiali – nello stato originario o nei riusi – ma i fondamenti immateriali che attraversando Vandali, Goti, Ostrogoti, Longobardi, Arabi, Franchi, Normanni, guerre, carestie, pandemie, arriveranno fino ad oggi specie nelle città che insistono negli stessi luoghi. Come è successo a Cagliari.

Come vivere in una città storica? Il quesito della mostra che, negli anni Ottanta, cercava di chiudere anche con i “confinamenti” dovuti al terrorismo, oggi interroga tutte le città specie quelle di lunga durata che nell’irriducibile resilienza hanno il segreto della loro lunga esistenza.

Cagliari nella pianificazione urbanistica saprà rispondere al quesito e agire a partire dalla storicità dei luoghi? Sarà finalmente all’altezza di tanta narrazione? Qualche dubbio è legittimo a leggere le delibere del 20/04/2020 del Comune di Cagliari sull’istituzione dell’Ufficio del Piano Urbanistico.

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