Dal distanziamento alla ricongiunzione sociale: un ecobonus per il cohousing [di Mario Spada]

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ilgiornaledellarchitettura.com. Un fondo speciale per il cohousing. Sulla base di queste considerazioni si ritiene che il Governo e le Regioni dovrebbero istituire un fondo speciale di finanziamento a favore di condomini e a unità di vicinato per la realizzazione di iniziative di cohousing nei complessi abitativi esistenti.

Per le aree interne e i borghi che cercano motivi validi per attrarre nuovi residenti, i requisiti per accedere al finanziamento potrebbero essere formulati tenendo in considerazione la specificità dei luoghi e la capacità di creare nuove aggregazioni sociali intergenerazionali.

Nessuna nuova costruzione, ma rigenerazione del patrimonio immobiliare esistente ancorata a processi di rigenerazione sociale. Si potrebbe prevedere da parte dello Stato un finanziamento diretto con una quota a fondo perduto o indiretto, con vantaggi fiscali simili all’ecobonus per la ristrutturazione edilizia finalizzata al risparmio energetico.

La documentazione richiesta dovrebbe riguardare sia il progetto architettonico di riuso con l’indicazione degli spazi comuni da realizzare, sia un piano di gestione approvato dall’assemblea condominiale. I vantaggi che si potrebbero ottenere avrebbero un doppio valore perché unirebbero fattori economici e sociali: risparmi su sanità e welfare, meno solitudine, meno ospizi e badanti, nuove relazioni di vicinato.

Nel cohousing si possono realizzare nuovi percorsi di conoscenza grazie alla trasmissione dei saperi tra generazioni; ci si può sottrarre, almeno in parte, al consumismo di massa che divide la società in categorie di consumatori per fasce di età sempre più ristrette, creando miti e differenti culture identitarie fondate sul desiderio di distinguersi dagli altri anziché cercare di capirli.

In una visione organica dello sviluppo sostenibile non è possibile scindere la sostenibilità ambientale dalla sostenibilità sociale: a un ecobonus per la rigenerazione del patrimonio materiale dovrebbe corrispondere un ecobonus per la rigenerazione del patrimonio sociale.

*Laureato in Architettura nel 1971 presso il Politecnico di Torino, membro dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) ha svolto lavori in campo architettonico, in particolare nell’edilizia scolastica. E’ stato docente e coordinatore di cantieri scuola presso il CEFME (Centro Formazione Maestranze Edili di Roma). In qualità di esperto del Ministero degli Esteri ha lavorato per programmi di formazione e sviluppo in Africa. Tra il 1998 e il 2001 è stato direttore dell’USPEL (Ufficio Speciale Partecipazione e Laboratori di quartiere) del Comune di Roma, incaricato di promuovere l’urbanistica partecipata e comunicativa e l’Agenda 21 locale. Tra il 2001 e il 2007 è stato direttore della Unità Organizzativa 4 (Sviluppo locale sostenibile partecipato) del Dipartimento XIX (Sviluppo e recupero delle periferie) del Comune di Roma, incaricato di realizzare programmi innovativi nelle periferie, in particolare i contratti di quartiere. Coordina dal 2011 la Biennale dello spazio pubblico, di cui è presidente onorario.

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