Stravaganze non solo giuridiche [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 8 luglio 2020. “Grande è la confusione sotto il cielo. Perciò la situazione è favorevole” la frase di Mao Zedong mai come oggi si attaglia al chiacchiericcio sotto il cielo di Sardegna. In particolare sotto quello di Cagliari, nello spicchio sopra la Via Roma i cui i portici uniscono due Aule consiliari che decidono dei sardi.

Succedeva ancor prima che una cinta muraria mettesse in sicurezza uno dei grandi approdi del Mediterraneo e che fu rasa al suolo, per una passeggiata e una quinta scenica, quando Cagliari dal 1866 dismise il ruolo di Piazzaforte militare. Inaccessibile con i bastioni spagnoli che avevano sostituito le torri, di matrice pisana e genovese, del Castrum Calleri di cui residuano solitarie quelle inglobate nella Chiesa di Sant’Agostino e nel Chiostro di San Francesco.

Impenetrabili per tanti, anche esse, e persino per San Luigi IX che dall’8 al 15 luglio del 1270 sostò con la flotta, prestata dai genovesi cacciati poco prima da Cagliari, dopo la caduta della Villa di Santa Igia nel 1258. Era diretto il re di Francia a Tunisi in quella che sarebbe stata l’ultima Crociata non solo per lui che morirà il 25 agosto nella città nordafricana, in cui gli sono dedicate una collina e una chiesa.

La spedizione si era presentata nella rada di Cagliari, oggi campo di gara e di navalia di Luna rossa, l’8 luglio 1270 per fare rifornimento, sbarcare infermi, attendere altre navi trattenute da una tempesta. Negatogli l’ingresso e gravemente malato, Luigi IX riprese il mare per il suo ultimo viaggio. L’immaginazione fantastica su cosa sarebbe successo se coloro che governavano la città, eterodiretti allora dai Pisani, avessero aperto il porto e le porte al morente re di Francia.

Una parte del suo corpo è nella cattedrale di Monreale di Palermo costruita, un secolo prima, da Guglielmo d’Altavilla i cui antenati erano arrivati dalla Normandia. Chissà se i decisori della politica sarda, mentre vanno avanti e indietro lungo i portici, di ispirazione piemontese, della Via Roma conoscono questa storia.

Certamente è più importante che non confondano l’art.9 della Costituzione che tutela, tra i principi fondamentali, il paesaggio, con una qualsiasi leggina edilizia o urbanistica. Davvero non sanno che votare una legge per una “vera interpretazione” di una legge costituzionale è stravaganza giuridica?

Forse conoscere la storia aiuta quantomeno ad evitare di essere eterodiretti da interessi che poco hanno a che fare con quelli della comunità e ad essere diversi da chi chiuse le porte al re francese in odore di santità.

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