Ma il Museo nasce come un luogo pop [di Maria Antonietta Mongiu]

La Chapelle

L’Unione Sarda 23 luglio 2020. La città in pillole. Bisogna ammettere la latente misoginia nell’attacco (“Immondizia!”) alla promozione degli Uffizi del Direttore Dieter Schmidt. Il termine usato da uno dei più sapienti storici dell’arte interroga sulla violenza del linguaggio e sulla polemica.

Di cosa si tratta? Un’intelligente quanto bella giovane donna si mimetizza in un dipinto tra i più iconici: la Nascita di Venere di Sandro Botticelli, esordio del Rinascimento nel tempo di Lorenzo dei Medici. Stagione rissosa e conflittuale quanto densa di creatività a tutto campo.

Quell’icona, da secoli negli immaginari maschile e femminile, era una ragazza reale, forse Simonetta Vespucci che una fortunata serie televisiva ha definitivamente conclamato essere stata amata da Giuliano de’Medici. La cronaca di oggi racconta che in un amen l’ingresso di giovani al Museo è aumentato del 27%.

Ha avuto ragione Schmidt ad utilizzare un’icona della contemporaneità per rilanciare una città d’arte che rischia il tracollo, avendo sostituito i viaggiatori colti e stanziali col turismo mordi e fuggi, ormai evaporato? Forse sì. Nello scontro si intravede un diverso approccio alla fruizione di musei e di città storiche che, come accade anche a Cagliari, sono diventate quinte per fruitori di birra e patatine fritte con assemblamenti pericolosi e alterazioni persino del paesaggio olfattivo, intrinseco al paesaggio tout court.

Il luogo dedicato alle Muse figlie di Giove, patrone per Greci e Romani di poesia, canto, musica, danza, storia e via elencando, è ab origine sinonimo di accumulazione del tempo trascorso e dei suoi continui meticciati con ecclettici memorabilia che funzionano da pedagogia sociale. Fu così dal Museo di Alessandria d’Egitto, fondato tra IV e III sec. a. C.; necessariamente urbano e mainstream.

La definizione dell’International Council of Museums: istituzione al servizio della società e del suo sviluppo che conserva, comunica ed espone a fini di studio, educazione e diletto testimonianze materiali e immateriali dell’umanità, è stata recepita dall’art. 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Ne discende che tra poco anche il Museo Archeologico di Cagliari avrà autonomia e un Direttore selezionato con un bando internazionale. La speranza è che abbia anche lui il coraggio di situare la più importante summa della storia della Sardegna in una dimensione di senso che sia insieme pop. Intanto grande simpatia a Chiara Ferragni, musa consapevole di memorie che muoiono se smettono di essere popolari e comunicate.

Foto: David La Chapelle

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