Quel Museo sia la scuola di tutti i Sardi [di Maria Antonietta Mongiu]

Archeologi

L’Unione Sarda 15 ottobre 2020. La città in pillole. E’ passato un mese dacché il Ministro Dario Franceschini ha nominato, dopo una selezione internazionale, Francesco Muscolino, direttore del Museo Archeologico di Cagliari, la più importante istituzionale museale della Sardegna, diventata autonoma.

Queste note siano un affettuoso benvenuto, specie per il suo curricolo professionale, accademico, di funzionario del Mibact, e con un solido pregresso didattico-formativo dall’insegnamento nelle Secondarie di II grado e abilitazione in latino e greco, alla formazione degli insegnanti alla docenza nell’IFTS (oggi ITS), sperimentato in Italia per la prima volta in Sardegna, proprio nel settore dei Beni culturali (1996/2000), e di cui chi scrive ebbe il coordinamento.

Tutto assai rassicurante perché finalmente oltre alle competenze archeologiche e a quelle intrinseche a dirigere un Museo, si hanno quelle di educatore che consentiranno di riportare il Museo Nazionale al ruolo di intellettuale collettivo, capace di convocare la comunità educante isolana, indebolita già prima di questo tempo di transizione.

La missione è complessa. Non si tratta infatti di intronizzarsi nella Cittadella dei Musei, cospicuo e inaccessibile complesso militare che Libero Cecchini e Pietro Gazzola trasformarono, negli anni Sessanta, in quella che nelle intenzioni dei progettisti e della generazione della Rinascita doveva essere la roccaforte della cultura sarda, oggi intitolata al suo grande mentore: il Sardus Pater Giovanni Lilliu.

Nel 2004 l’ICOM (International Council Of Museums), fondato nel 1948 perché con i musei si tutelassero i beni culturali, sancì che: “Il museo é un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto”.

A calco nell’art. 101 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, varato nello stesso anno, si legge che il museo è “struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio “.

La civitas cagliaritana e quella sarda si auspicano che il direttore Muscolino faccia di questi enunciati una pratica. Per questo avrà bisogno di interpellare costantemente le stesse. Sias su benennidu!

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