Il thesaurus della morte e dei suoi riti [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 5 novembre 2020. La città in pillole. Chiunque in Sardegna sia della generazione con nonni nati nel secondo Ottocento può ancora essere testimone per una ricerca su alcune pratiche di vita, comprese quelle relative alla morte e ai suoi riti. Rappresentano in Sardegna un’invarianza, perdurante da tempi remoti fino al secondo dopoguerra.

Ad analizzarle per declinazioni, sfaccettature, divergenze, impressionano per quanto si possano retrodatare nel tempo e per come non siano esclusive della Sardegna, a riprova di circolarità a lungo negate. Persino in quel tempo sempre meno avvolto nel caos primordiale e che oltrepassa l’uomo Cro-Magnon, diretto antenato, già homo sapiens, che abitò tutta l’Europa nel Paleolitico Superiore, sostituendo chiunque ci fosse prima o durante e che deriva il nome da una grotta francese dove furono trovati suoi resti ossei.

Se gli studiosi di genetica, in primis quelli sardi, stanno chiarendo caratteri, incroci, persistenze analizzando il nostro DNA e quello di uomini di altre fasi storiche, sono antropologi, archeologi, etnoantropologi, storici delle tradizioni popolari e delle religioni che tracciano le mappe della cultura materiale e delle geografie immateriali.

La Sardegna è un immane thesaurus, non solo genetico, ma di infinite testimonianze materiali a datare dal Paleolitico. Vi si possono rinvenire rilevanti forme dell’evoluzione della conoscenza umana, rintracciabili nella sequenza di repertori litici, fittili, metallici; nelle tante tipologie dei luoghi del vivere sotto il sole e nella notte dello stesso.

Sottendono un quadro affatto inusuale, da rinvenire così concentrate, di complesse elaborazioni tecniche, scientifiche, artistiche, linguistiche e, di conseguenza, di pensiero filosofico, astronomico, matematico. Prodotti manuali e intellettuali che vanno sotto il nome di cultura sarda.

Definitivamente interni alla fattispecie dell’archeologico i primi; ma pratiche che costituivano un modo di agire la vita gli altri e di cui assumere, come per i primi, un’adeguata consapevolezza storica. Sopravvissute in Sardegna fino all’altro giorno. Per questa ragione Giovanni Lilliu volle l’Istituto Superiore Regionale Etnografico nato con una legge della Regione Sardegna nel 1972.

Lo volle a Nuoro, con una succursale a Cagliari, per essere molte cose. Soprattutto luogo di autocoscienza per evitare che sa mesa, allestita la notte di Ognissanti, o su mortu mortu, o tutto il resto diventassero lo sproloquio sub turistico in bocca di qualche decisore politico assai stravagante.

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