Era il tempo dei professori-maestri e dei molti allievi. In memoria di Otmar Seuffert e di Angelo Aru [di Sergio Vacca]

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Chi scrive, appassionato di Geopedologia, ebbe assegnata, in tempi che oggi sembrano remoti, la tesi dal Prof. Angelo Aru sul territorio di Serramanna che, attraverso le nuove metodologie di Land Evaluation, permettesse di valutare la potenzialità delle terre per i diversi tipi di coltivazioni, partendo dalla conoscenza geomorfologica e geopedologica di quel territorio.

Riferimento imprescindibile e parte integrante del gruppo dei maestri era il Prof. Giuseppe Pecorini, straordinario docente e profondo conoscitore della Geologia della Sardegna, a cui gli allievi devono le imponenti bibliografie straniere a cui si era poco avvezzi.

Nella fattispecie esisteva, fortunatamente, una traduzione di uno studio sulla geomorfologia del Campidano di Cagliari, realizzato nell’ambito del suo Dottorato di Ricerca dal Prof. Otmar Seuffert, titolare della Cattedra di Geomorfologia dell’Università di Darmstadt. Un grande scienziato, profondo conoscitore dei paesi del Mediterraneo, dell’area nord africana ed europea, ma anche dell’India, sulla quale aveva curato un ponderoso saggio sulla geomorfologia di quel paese.

Per la redazione della sua tesi di Dottorato, tra la fine degli anni 50 ed i primi anni 60 del secolo trascorso, aveva soggiornato a lungo in Sardegna, di cui si era profondamente innamorato. Ottenuto un finanziamento dal CNR tedesco, organizzò una ricerca sulle piogge convettive nel Mediterraneo e gli effetti sull’erosione del suolo. Scelse l’area di Pixina Manna a Pula e volle attivare una collaborazione con Angelo Aru, i cui allievi seguirono l’attività attraverso stages, finendo in seguito per cooperare al Progetto Finalizzato Conservazione del Suolo del CNR italiano.

Iniziò un forte sodalizio tra Otmar Seuffert e Angelo Aru, durato fino alla loro scomparsa a poco più di un mese l’uno dall’altro. Sodalizio basato sul comune interesse per la ricerca scientifica, in campi così vicini da condividere alcune metodologie d’indagine e consequenzialità nell’analisi del territorio.

Otmar Seuffert istallò il suo campo di ricerche in un’area messa a disposizione dall’allora Azienda Foreste Demaniali, e in un versante piuttosto ampio sistemò i suoi pluviometri, che, lì per lì, rassomigliavano piuttosto a quei grandi barattoli di conserva che negli anni 50 campeggiavano nei negozi di alimentari. Era solo l’apparenza, perché, risultato di una tecnologia tutta tedesca, contenevano ognuno un apparato di misura e trasmissione dati.

Ne piazzò decine in punti morfologicamente significativi del versante. Ad ogni pioggia rilevava differenze, talora molto grandi, nella quantità di pioggia registrata in ogni pluviometro. Va osservato che, seppure l’area investigata fosse piuttosto ampia, ogni punto di osservazione, pluviometro, distava dal vicino decine o qualche centinaio di metri.

Per Seuffert, questi risultati evidenziavano il ruolo dell’orografia nella distribuzione delle piogge. II risultati, validati dal gruppo di ricercatori tedeschi, venivano poi trasferiti al Prof. Aru per la valutazione degli effetti sul suolo. Valore quantitativo dell’erosione del suolo veniva perciò confrontato per ogni area con la morfologia, il tipo di suolo e la copertura vegetale.

Di fatto studi del suolo applicati alla sua conservazione. In questo Otmar Seuffert fu, oltre ad un fondamentale riferimento, uno straordinario didatta; paziente e pragmatico. Fondamentali le lezioni sue e di Angelo Aru sul campo, nel corso delle quali Climatologia, Geomorfologia e Pedologia, perfettamente integrate nella ricerca e presentate da due straordinari docenti, apparivano discipline comprensibili, soprattutto per la possibilità di decifrare i fenomeni osservati e registrati. Fu anche editor, prima di una ultrasecolare rivista di Geografia, quindi di una sua di Geografia ed Ecologia, Geo-oko-dynamic, che ha ospitato anche articoli di geologi sardi.

Dotati di caratteri solari, aperti, disponibili, Otmar e Angelo erano due provetti gourmand: Angelo per gli arrosti, Otmar per le salse e raffinati piatti della cucina tedesca. Otmar amava frequentare il mercato del pesce di San Benedetto, che ha considerato il miglior mercato al dettaglio di tutto il Mediterraneo. Essendo profondo conoscitore di vini, ad ogni suo viaggio in Sardegna, Otmar implementava la sua scorta con centinaia le bottiglie, stipate nel suo camper, che attraversavano il Tirreno e le Alpi per approdare a Darmstadt.

Per circa quarant’anni, per almeno un mese nel corso dell’estate, trascorreva con la moglie Miesje e le figlie le vacanze in una casa prospiciente il mare nella pineta di Pula. E’ scomparso, immediatamente dopo il suo caro amico Angelo, la scorsa domenica, anche lui per un male incurabile.

*Già Professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari- Sindaco di Milis

2 Comments

  1. Ignazio Camarda

    Caro Sergio ricordo anche io il prof. Seufert che ho conosciuto con Angelo e di lui ricordo la simpatia e giovialità tutta mediterranea. Grande uomo, grande apprezzamento per i vini della Sardegna, grande scienziato.

  2. Salvatore Todde

    Quando scompaiono quelli che per noi sono stati grandi maestri si e’ molto tristi. Ma noi non dobbiamo esserlo perché continuerà a vivere la grande eredità che ci hanno lasciato.

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