Dante, l’isola e il viaggio di Ulisse [di Maria Antonietta Mongiu]

SAR

L’Unione Sarda 4 marzo 2021. La città in pillole. Chissà quante volte nel 700° dalla morte, citeremo Dante. Anche in Sardegna e non solo per quel Lapo Saltarelli che, esiliato a Cagliari, fu sepolto nella Chiesa di San Francesco di Stampace.

Si dirà che, nella Divina Commedia, non molti sono i riferimenti all’isola ma tutti ci interpellano e ci possono soccorrere sugli stigmi relativi alle sue vicende. Ma anche sugli autostigmi da cui siamo spesso abitati. Vincoli irriducibili quando non fuorvianti e referenti di fraintendimenti.

Uno riguarda la madre di ogni riconoscimento, la geografia che, nella percezione e rappresentazione, non è mai definitiva. Ecco perché riconsiderare la relazione di Dante con l’isola fa bene.

Non vi è alcuno che non si emozioni leggendo il passo del XXVI dell’Inferno relativo ad Ulisse. Soprattutto il suo incipit così denso di suggestioni “L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco e l’isola de’ sardi e l’altre che quel mare intorno bagna”.

Dopo aver lasciato Circe e Gaeta, l’eroe omerico viaggia verso le Colonne d’Ercole. Per curiosità che, resiliente di generazione in generazione ci rende quello che siamo, naviga con i compagni di sempre verso lo stretto di Gibilterra, costeggiando Marocco, Spagna, Sardegna.

La datazione dell’Odissea, diffusamente ascritta all’VIII a.C., corrisponde al periodo in cui l’isola da tempo è nelle rotte mediterranee. Le sue popolazioni, già dal millennio precedente, sono in dialettica col mondo di cui fanno parte i Fenici, vettori tra i più dinamici anche di una corrente culturale propria dell’VIII a. C., chiamata Orientalizzante.

Una sorta di liberty ante litteram, con manufatti ricchi di motivi fitomorfi, strepitose  le diverse declinazioni del fior di loto, accompagnati da un bestiario, in parte fantastico.

Ne troviamo traccia a Cagliari in Via Brenta o a Sant’Antioco nell’ex Cronicario. Entrambi baricentrici in quella rotta in cui i luoghi non sono spopolati ma al contrario assai animati dai nativi.

Ma e Dante? In verità non conosceva il greco e il suo Ulisse forse deriva da quello delle Metamorfosi, scritte da Ovidio quando le cosiddette Colonne d’Ercole da secoli erano ubicate a Gibilterra. Prima, come da tanti anni ricorda Sergio Frau, erano nell’ “isola dei Sardi”.

La rilevanza della Sardegna era chiara anche alle fonti cartografiche, riassunte nell’opera del geografo greco Claudio Tolomeo del II secolo. costantemente replicata,  e nella Mappa mundi di Albi dell’VIII, in quell’Alto Medioevo in cui la Sardegna, ancora una volta, non è affatto sparita dalla storia e dalla geografia.

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