Napoleone baritono [di Franco Masala]

NAPO

È noto l’interesse di Napoleone Bonaparte per la musica che lo portò ad avere sotto le sue dipendenze musicisti illustri e meno noti come Giovanni Paisiello, Gaspare Spontini, Jean-François Lesueur ed Etienne Mehul. Tutti compositori che hanno lasciato musica ispirata o commissionata dal Corso, di cui ricorre ora il bicentenario della morte.

Naturalmente è da chiamare in causa Ludwig van Beethoven con il ripetutissimo episodio della Sinfonia n. 3 (1804), dapprima dedicata a Napoleone come campione della diffusione delle idee illuministiche veicolate dalla Rivoluzione francese e, poi, denominata Eroica con la cancellazione del primitivo omaggio nel momento dell’autoinvestitura a imperatore dei Francesi.

Anche Niccolò Paganini non si sottrasse al compito di un omaggio a Napoleone con la sonata omonima (1807) composta virtuosisticamente per la sola quarta corda del violino, accompagnata dall’orchestra.

Non è meno interessante la presenza di Napoleone nella musica scritta successivamente alla sua morte comprendente, tra le altre, l’ouverture 1812 di Čajkovskij (1880) che ricorda l’invasione francese della Russia con la clamorosa ritirata, ricorrendo anche al suono dei cannoni; o l’Ode a Bonaparte sul testo di Lord Byron che il padre della dodecafonia, Arnold Schönberg, musicò nel 1942 durante il soggiorno negli Stati Uniti, con un occhio rivolto alla tirannide di Hitler.

L’aspetto più singolare è però legato alle due opere liriche dove Napoleone è un personaggio che canta in entrambi i casi nel registro vocale di baritono ma in situazioni diametralmente opposte.

Nella prima – Madame Sans-Gêne di Umberto Giordano (1915) – Napoleone compare nel terzo atto a sciogliere quale deus ex machina la vicenda della lavandaia che gli aveva fatto credito quando era un giovane ufficiale squattrinato. Un Napoleone, insomma, in una veste quotidiana tratta dalla commedia di Victorien Sardou.

È invece il Napoleone sfortunato stratega ad essere presente nell’opera mastodontica Guerra e pace di Sergeij Prokof’ev (1942) che tra circa settanta personaggi riserva un intero quadro alle vicende concitate della campagna di Russia e alla sonora sconfitta dell’imperatore.

Napoleone aleggia poi senza comparire in un’operetta di Franz Lehár intitolata, ancora, a Paganini e alle sue vicende amorose con una sorella di Bonaparte, Elisa. Insomma ce n’è abbastanza per definire il rapporto tra Napoleone e la musica.

Anche suo malgrado, come testimonia la march and two-step per pianoforte The Napoleon composta nel 1895 dall’americano Maurice Levi, che fa il paio con l’esilarante canzone cantata da Renato Rascel nello sketch del 1951.

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