I tavolini e la città deturpata [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 8 luglio 2021. La città in pillole. Il 29 maggio 2012, nel Festival di Storia dell’Arte a Fontainebleau, Salvatore Settis tenne la lectio, La tutela del patrimonio e del paesaggio in Italia: una lunga storia, una crisi di grande attualità.

La conversazione veniva dopo un suo libro, Paesaggio Costituzione Cemento. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile (Torino, 2010), un riferimento per studiosi, funzionari, decisori politici. Molti di essi hanno smesso di riferirsi a beni culturali e paesaggio come a fatti estetici e hanno inteso che si tratta di pilastri della Costituzione e di imprescindibili fattori identitari delle comunità. Un paesaggio è sintesi di quel che siamo stati e siamo e di come ci percepiamo.

Nello stesso anno l’archeologo e storico dell’arte, già Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa e Accademico dei Lincei, riprese i temi di Fontainebleau, nel Giornale dell’Arte, con il titolo: Perché gli italiani sono diventati nemici dell’arte.

Lamenta che l’Italia, pur avendo le leggi migliori del mondo per tutelare il paesaggio e il patrimonio culturale, di fatto li maltratta. Una classe politica che parla di cultura, arte, bellezza, spesso non sa esattamente di cosa si tratti altrimenti sarebbe più ligia nel rispettare e far rispettare le leggi di tutela di cui è anche garante per mandato costituzionale.

A leggere infatti piccole o abnormi deturpazioni nella nostra città, non siamo lontani dal vero. Come è possibile che intere strade smettano il loro ruolo per diventare esclusivamente ristoranti e bar all’aperto? Chi ha dato le autorizzazioni paesaggistiche che stravolgono paesaggi storici e luoghi identitari che soggiacciono a leggi severe anche per il cambio del colore delle finestre? La Strada Reale di notte è una giungla e diventa terra di nessuno.

Le città storiche o i beni culturali non sono prodotti turistici. Sono molto altro e di più. Ma non essendo state riconosciuti nel loro valore costituzionale diventano spazio per tavolini che impediscono l’ingresso a casa propria di sera e di giorno un immondo accumulo di immondizia.

Forse dipende da tanto disconoscimento della civitas il crollo dei consensi nei diversi livelli amministrativi?

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio, varato nel 2004 dal governo Berlusconi, li individua come i veri protagonisti che cooperano con gli organismi statali alla tutela, conservazione, messa in valore del patrimonio culturale della nazione. Siamo in assai grave ritardo.

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