Filippo Tortu e quel pianto da eroe greco [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 12 Agosto 2021. La città in pillole. Finalmente gli dèi sono favorevoli con noi. Dirlo in lingua latina, demum nobis divi sunt faventes, si attaglia meglio a quel secondo che ha visto un uomo, dalla faccia adolescente, protendersi come un fenicottero, e vincere.

Quella vittoria ha richiamato immagini antiche che abitano affreschi, mosaici, o vasi, a figure rosse o nere, a riassumere narrazioni assai prossime alle attuali. Brani figurati che hanno funzionato, per secoli, da modelli estetici e biografici e che, a loro volta, rimandano a storie assai arcaiche di cui l’Iliade, madre di ogni racconto, è fulcro.

Soprattutto tappa intermedia di quella corsa che, nata come fuga dalla paura dell’ignoto, è approdata ad essere la gara per eccellenza di cui il sacro si faceva garante e sospendeva ogni guerra. Pratiche e gesti fondativi delle comunità da cui proveniamo. I migliori erano chiamati ad essere mediatori e ad invocare gli dèi perché fossero benigni.

Accadeva. Solo quando concedevano agli eroi il pianto irrefrenabile, non diverso da quello di Filippo Tortu. È il pianto di Achille, l’eroe per eccellenza, che, grazie alle lacrime liberatorie, oltrepassa l’ira e il lutto e, accetta, con la sua fragilità anche il limite e, quindi, la possibilità di superarlo. Olimpiadi strane queste, ma solo perché poco affollate e perciò non così diverse dalle antiche.

Olimpiadi evocative e ancestrali con protagonisti, provenienti da luoghi e da comunità di margine. La loro apparente inattualità le rende le più contemporanee tra le ultime. Finalmente il maschile che non vuole più identificarsi con la violenza ma con l’energia, e riconosce al pianto e al riso la bellezza che ognuno, nella vita reale, gli riconosce.

Si chiama recupero di senso. Non risarcisce le quotidiane tragedie ma restituisce prospettiva. Buone notizie, dunque, che non vengono mai da sole. Nelle ore dell’epica olimpionica, infatti, il Ministro Dario Franceschini formalizzava la nomina del Comitato scientifico del Museo archeologico nazionale di Cagliari.

Percorso iniziato nel dicembre del 2019 quando divenne, al pari dei più prestigiosi musei, autonomo; proseguito nel novembre del 2020 con la nomina del Direttore e infine, nel gennaio del 2021, del CdA. L’augurio è che sia al servizio della comunità. Nel mentre guardiamo con occhi diversi gli eroi degli antichi ludi nuragici, ben rappresentati nei bronzetti o nella statuaria di Cabras.

Il loro DNA vive ancora nei nostri ragazzi vincitori a Tokio.

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