L’insularità in Costituzione: l’emozione di un percorso condiviso [di Rita Dedola]

Non mi emozionavo così dal novembre del 1999 quando è stata approvata la modifica dell’art. 111 della Costituzione, che ha introdotto nel processo il principio della parità delle parti dianzi ad un giudice terzo ed imparziale. Il primo si unanime del Senato del 3 novembre scorso, all’introduzione del principio, o meglio, del riconoscimento della condizione di insularità per la Sardegna, nell’art 119 della Carta fondamentale, ha rievocato gli stessi sentimenti provati in quella circostanza.

Soprattutto il senso della consapevolezza che se si vuole davvero si possono cambiare le cose. Quando, nell’agosto del 2017, Pierpaolo Vargiu e Roberto Frongia mi chiesero di fare parte del Comitato scientifico per l’insularità,  ero presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari e avevo da subito percepito che, seppure fosse molto difficile il cammino da affrontare, un filo rosso unisse quegli articoli della Costituzione, il concetto essenziale di parità.

I numerosi incontri pubblici e privati, le molteplici discussioni con i componenti del Comitato, soprattutto con Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu, avevano portato fin da subito a stabilire che occorreva un ribaltamento del concetto di insularità, che doveva essere inteso non più come una mera e spesso sterile rivendicazione di un soggetto fragile rispetto allo Stato, ma come un’esigenza di riconoscimento di pari opportunità.

Pari opportunità non solo proprie delle battaglie femministe, ma paradigma per affermare il principio che permea la nostra Carta costituzionale di pari dignità pure in situazioni di diseguaglianza, fisica, geografica, sociale, economica, di genere, finanche processuale, come detto.     Una visione non scontata, dopo decenni di battaglie perse o mai combattute per una autonomia speciale sostanzialmente mai perseguita.

Dinanzi all’elaborazione di questa idea di pari opportunità si è riusciti in un’impresa che ai più sembrava impossibile, ottenere un consenso unanime che prescindesse dai partiti, dagli orientamenti politici, ma che fosse comune del popolo sardo quale base di partenza per riempire di contenuti concreti ciò che implica il riconoscimento dell’insularità in Costituzione.

Sentire i nostri rappresentanti nell’aula del Senato argomentare e difendere compatti quell’idea di pari opportunità così costruita ha dato ragione a quel manipolo di visionari che attraverso il cambio del linguaggio hanno dato gambe al cambiamento di prospettiva.

Già questo è un successo da attribuire in particolare a a Roberto Frongia e a Maria Antonietta Mongiu ma a tantissime e tantissimi che aderendo al progetto, visionari e fiduciosi, avevano già stilato l’agenda per i passi successivi. Abbiamo e ho il dovere di rispettare quell’agenda anche per chi non è più con noi fisicamente.

*Comitato scientifico per l’insularità in Costituzione

 

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